“Il respiro dei laghi” – In e-bike tra Silvaplana e St. Moritz

C’è qualcosa nell’aria dell’Engadina che invita a rallentare. Non si tratta solo dell’altitudine, né della luce che qui è più netta, quasi scolpita. È un ritmo diverso, più silenzioso, più profondo. Ed è proprio con questo spirito che salgo in sella alla mia e-bike, partendo da Silvaplana in direzione dei laghi.

Il sentiero inizia piano, quasi timido, scivolando lungo la riva del lago di Silvaplana. Pedalare qui non è solo un atto fisico: è un modo di osservare. Le vele sul lago, mosse da un vento costante, sembrano giocare con il cielo. Ogni colpo di pedale accompagna un pensiero, un respiro. Il fruscio delle ruote sul ghiaietto si fonde con il canto di qualche uccello e con lo sciabordio dell’acqua.

Mi avvicino al lago di Champfèr, che appare più raccolto, più intimo. Sulla sua superficie, l’acqua riflette non solo le montagne, ma anche qualcosa di più sottile: la quiete. Attraverso il ponticello di legno e noto come il paesaggio, pur rimanendo naturale, cominci a cambiare. Più avanti si intravede St. Moritz, con il suo carattere elegante ma riservato.

Al lago di St. Moritz, mi fermo. Non per stanchezza, ma per lasciare che la vista mi raggiunga davvero. Le acque calme, le cime sullo sfondo, le persone che camminano a passo lento sul lungolago: tutto sembra accordarsi in una quieta armonia. In quel momento, mi rendo conto che non sto cercando una meta, ma un modo di essere presente.

Riprendo la via del ritorno lungo la sponda opposta, più ombreggiata, dove il bosco si avvicina al sentiero e le radici affiorano tra l’erba. Le piccole salite si superano con facilità, ma ogni tratto invita a soffermarsi, a guardare indietro, a prendersi il tempo per ascoltare.

Rientro a Silvaplana con la sensazione di aver completato qualcosa di semplice, eppure pieno. Non è stata una sfida, ma un percorso interiore, leggero come l’e-bike sotto di me, profondo come i laghi che ho appena costeggiato.

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