UNA POESIA PER LA VITA: “SERATA D’ESTATE AL GROTTO”

Serata d’estate

ai tavoli del Grotto

rivive la gente

dopo l’afa del giorno

che ancora ubriaca

i faggi solenni.

Nei boccalini scorre il solito

buon vino

alzando il tono dell’umore,

gente serena che chiacchiera

seduta ai tavoli di sasso.

Ogni gesto è un discorso

ogni mano un invito

una storia felice ma a volte

anche triste

la vita di un uomo

o di qualunque altro.

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CON LE CIASPOLE NELL’ENGADINA DI NIETZSCHE

Alla scoperta di vette e ghiacciai dell’Engadina sotto il cielo quasi argenteo che stregò il grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.

Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche narrava di una “terra dai toni argentei” e la descriveva come “il luogo più bello della terra che soddisfa tutte le cinquanta condizioni della mia povera vita”. Dov’era mai questo luogo paradisiaco?

Per trovarlo non è necessario andare in capo al mondo: basta salire i tornanti del Maloja, oppure scendere dal passo dello Julier per accorgersi che di fronte a noi si apre un nuovo straordinario paesaggio che ci lascia incantati.

Eccoci in Engadina, questo immenso altipiano a 1800 metri di altitudine dove l’aria è tersissima e dove cielo e vette si rispecchiano nei laghi che, uno dopo l’altro, si susseguono lungo le valli. Un ambiente che non poteva non stregare la mente e l’animo di grandi pensatori moderni come, appunto, lo è stato per Nietzsche.

Pontresina, villaggio incantato

Il nostro itinerario ci porta a Pontresina, villaggio pittoresco collocato in posizione soleggiata e al riparo dal vento all’inizio della Val Bernina su una terrazza orientata verso sud-ovest, a soli 7 km da St. Moritz.

Un paese dai caratteri tradizionali e dalle belle e antiche case engadinesi con i tipici graffiti dove lo sport è certamente di casa: d’estate come d’inverno, grazie alle numerose infrastrutture dedicate allo sci alpino (con il vicino comprensorio sciistico di Diavolezza/Lagalb), allo sci di fondo e alle escursioni con le ciaspole.

E sarà proprio inforcando un paio di racchette che andremo alla scoperta di luoghi straordinariamente belli, dapprima seguendo per un tratto la Valle del Bernina e in seguito, svoltando a destra, verso il ghiacciaio del Morteratsch.

Il primo segmento, che sarà accompagnato dai rossi convogli della linea retica (dal 2008 Patrimonio mondiale UNESCO) prende il nome di “Ciaspolata Plauns”, è relativamente pianeggiante, un misto di foresta e natura aperta, e misura 4,5 km.

Si conclude proprio all’altezza del “Gletscher Restaurant Morteratsch” situato alle spalle della stazione Bernina Suot: a quel punto i cartelli gialli ci indicano la direzione verso il ghiacciaio, che può essere percorsa con gli sci di fondo oppure le ciaspole lungo l’itinerario segnato con i tradizionali paletti color rosa.

“Luce immensa e serena”

In un attimo ci si trova in un contesto straordinario, all’interno di un immenso anfiteatro con sullo sfondo le cime del gruppo Bernina, come il Piz Zupò (3996 m), la Cresta Guzza (3854 m) e il meraviglioso Pizzo Bernina (4049 m) che racchiudono l’ammaliante ghiacciaio del Morteratsch.

Un ghiacciaio che nelle giornate di sole brilla ineguagliato tra queste grandi vette dei Grigioni e che ha ispirato lo scrittore e poeta Conrad Ferdinand Meyer (1825-1898) nel comporre la splendida poesia dal titolo “Luce immensa e serena”.

Questo ghiacciaio solo fino a un secolo fa si spingeva quasi fino in fondo alla valle, ben oltre rispetto ad oggi: l’enorme placca di ghiaccio ha una superficie di 16 kmq con una lunghezza di 7 km, ma nel corso del tempo, pare già dai primi anni del ’900, si è ritirato di quasi 2 km.

Lungo il tragitto 16 pannelli danno informazioni sulla misteriosa storia del ghiacciaio e sul suo graduale ritiro negli anni. Dopo circa un’ora di cammino (il percorso misura 2,9 km con 120 m di dislivello positivo), quasi senza sforzo, si cominciano a scorgere le soglie moreniche, dalle quali sgorgano le acque di fusione che si perdono gioiose sul suolo detritico prima di confluire e formare magnifici torrenti.

Anche se il cielo non è azzurro, lasciando filtrare un chiarore quasi argenteo, guardando in alto verso le montagne si rimane ammagliati da quella “luce immensa e serena” che scende abbagliante. La grandiosa natura delle Alpi ci parla, ci avvince nel suo fascino, ci si palesa in forme sempre nuove, in quadri che rinnovano l’incanto.

Giovanni Segantini, pittore della natura

È impossibile per chi visita l’Alta Engadina non sentire il nome di Giovanni Segantini (1858-1899), uno dei maggiori artisti della seconda metà del XIX secolo, pittore insuperabile della natura alpina. “Alcune mattine – scrisse Segantini a una amico – mentre osservo per qualche minuto queste montagne, ancor prima di aver preso il pennello, mi sento costretto a prostrarmi davanti a loro come ad altari innalzati sotto al cielo”.

Alla ricerca di panorami sempre più ampi il pittore, dopo avere soggiornato a Savognin e a Maloja assieme alla sua compagna di vita, Bice Bugatti, andò a dipingere a 2731 m di altitudine, oltre la stazione di montagna di Muottas Muragl, quasi sopra Pontresina.

Segantini si trasferisce nel settembre 1899 alla capanna Schafberg, per poter terminare il suo trittico della natura per l’imminente esposizione mondiale di Parigi. “Riuscirò – si domandò l’artista – a dare alla natura che dipingo l’illuminazione che dà vita al colore?”

Proprio lassù, il 28 di quel mese, a soli 41 anni, l’artista muore improvvisamente di peritonite. Oggi la “Capanna Segantini” con il suo magnifico panorama sull’Engadina è divenuta una meta ambita per gli abitanti della valle e per ospiti provenienti da tutto il mondo.

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Il fascino notturno del Monte San Giorgio, su “La Domenica”

Una delle soddisfazioni per me più belle: andare alla scoperta di itinerari – escursionismo, bicicletta, corsa a piedi – nel nostro splendido Ticino (che ne è ricchissimo) e poi raccontarli per condividerli con altre persone appassionate di sport ed escursionismo.

È un’esperienza che sto facendo da un anno e mezzo con la mia rubrica settimanale “Itinerari” su “La Domenica” (il più letto, 90 mila lettori) dove ho pubblicato fino ad oggi una sessantina di contributi a pagina intera.  

L’ultimo, quello di oggi, è dedicato a un’escursione “notturna” sul Monte San Giorgio, dalla cui cima, soprattutto nelle serate invernali, si gode di uno splendido panorama sul lago e la Città di Lugano.

Buona lettura!

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I limiti nello sport tra “coraggio” e “umiltà” (Storie, RSI)

Invitato di recente a Storie sulla RSI, Radiotelevisione Svizzera di lingua Italiana, condotto dalla brava giornalista Rachele Bianchi Porro, mi è stato chiesto di parlare dei “limiti” nello sport. Ovvero: quando il superamento dei limiti è sensato e quando può essere considerato pericoloso? Tema interessante e certamente d’attualità. 

Interessante perché la sfida al limite è parte integrante del concetto di sport. D’attualità, in quanto proprio in questi ultimi anni si è assistito a un proliferare di gare “estreme” (nel campo del running, ad esempio, le cosiddette “ultra”: ultra trail, ultra maratone, ecc.) dove i partecipanti, soprattutto atleti amatori, si cimentano in competizioni molto esigenti.

Si tratta di contesti dove non di rado si crea, in parallelo, un forte senso di appartenenza dei partecipanti. Oggi ci sono tante “tribù”, chiamiamole così, ciascuna con le proprie caratteristiche (abbigliamento, comportamento, ecc.) a dipendenza dello sport estremo praticato.

Dico subito che non sono contrario a queste sfide estreme dove anzi vedo del positivo, anche se ammetto per primo che in tanti casi le considero delle imprese veramente molto difficili ed esigenti, soprattutto pensando che vengono affrontate, per l’appunto, non da atleti professionisti ma da semplici amatori.

Partecipare a un trail di cinquanta o addirittura cento chilometri (ma ce ne sono pure di più massacranti) con spesso molti metri di dislivello da superare su dei sentieri di montagna è una sfida che mette alla prova le risorse dell’individuo, sia dal punto di vista delle capacità fisiche che mentali.

Il percorso per giungervi, ovvero tutta la preparazione che c’è alle spalle, è però molto interessante e ricco di significato ed è fatto di fatica, perseveranza, gestione corretta delle proprie capacità fisiche. Ma anche e spesso, di condivisione, di allenamenti in comune, di contatto stretto con la natura e il territorio.

Insomma, un percorso che è anche una bella occasione per crescere, per conoscersi meglio, per capire chi si è e cosa si vuole. E in questo sta il positivo di queste sfide, ovvero l’aspetto umano, educativo e formativo che ne è sotteso e ne è parte integrante.

Fin qui tutto bene, dunque, ma resta un punto che è poi una raccomandazione: questo percorso deve essere preparato in maniera davvero corretta, altrimenti si rischia, e il rischio in questo caso è davvero grande, di oltrepassare i propri limiti e quindi di farsi male.

Questo può avvenire facilmente se si tiene conto del fatto che molti di questi atleti non hanno sempre il tempo necessario per prepararsi e forse neppure le capacità e le conoscenze adatte per affrontare delle sfide tanto difficili, per le quali, a mio avviso, proprio perché discipline molto giovani, manca quel substrato di conoscenza e buon senso da metterle al riparo dagli eccessi.

Cosicché, per tornare al discorso sui limiti, il mio pensiero è che è giusto e buona cosa mettersi alla prova, confrontarsi con i propri “estremi” con l’obiettivo di migliorarsi costantemente. Ma occorre anche capire quando ci sono dei punti oltre i quali non possiamo oggettivamente andare.

Quindi affrontiamo senz’altro con coraggio i nostri limiti, ma abbiamo pure l’umiltà di accettarli se in certe situazioni si presentano come invalicabili.

Link: Snowboarder, Storie (RSI) domenica 9 ottobre 2022, ore 20.40

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Una poesia per la vita: “La notte di San Lorenzo”

Notte meravigliosa

quella di San Lorenzo

stelle lucenti ovunque

e tu, con l’occhio attento

e divertito a cercare la

sottile e improvvisa luce cadente

che si dissolve irripetibile

in quel desiderio segreto

ormai espresso.

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Da Andermatt a Strasburgo lungo la ciclabile del Reno

PARTENZA DA ANDERMATT 🇨🇭🚴‍♂️

Questa mattina, una mattina calda di inizio estate, ho preparato le mie cose e sono partito da casa in bicicletta senza voltarmi indietro. Sono sceso alla stazione dove ho acquistato un biglietto di sola andata, insieme a un cappuccino e una brioche.La mia meta stava a nord, un nord così perfettamente astronomico che sarebbe bastata la bussola a raggiungerlo. Un nord al centro, più precisamente il cuore delle Alpi, alla sorgente del grande fiume Reno. Il mio sogno? Percorrere una parte della “Rheinradweg”, la famosa ciclabile del Reno, toccando Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania e Francia: dalla sorgente alpina, presso Andermatt fino a Strasburgo, capitale europea. Dal cuore della Svizzera, dunque, a quello simbolico dell’Europa con nel mezzo circa 650 km a combustione lenta, tanta storia e natura, come sempre tante annunciate emozioni… Ed ora eccomi qui: seduto su un muretto di fronte al “Könige & Post” di Andermatt guardo verso l’alto e il passo dell’Oberalp (2044 m) che affronterò tra poco. Lassù incontrerò la sorgente del giovane fiume Reno e lo saluterò come si saluta un bambino ricco di grandi promesse…

La partenza da Andermatt, prima di salire sui tornanti dell’Oberalp.

TAPPA 1: ANDERMATT-COIRA, 96 KM 🇨🇭🚴‍♂️

Paesaggi alpini, campanacci, chalet, grandi prati verdi, profumati e fioriti. E poi villaggi graziosi, gerani e fontane, paesi che diventano piccole città, montagne enormi, funivie, una lingua che cambia e si confonde, dal tedesco al romancio e viceversa. Grandi, infiniti prati verdi e pascoli che invadono le pendici delle montagne fino alla strada. La Surselva è un tripudio di colori, varietà ed emozioni. Percorrerla dalla cima fino qui, nella cittadina di Coira, la più antica della Svizzera con i suoi 5000 anni di storia, è un’esperienza più avvincente di un romanzo di successo.Un libro, la parola stessa, non sono in grado di esprimere tutte le emozioni che si provano nel pedalare rasoterra accanto e in compagnia del Reno che da piccolo fiume si è ormai fatto grandicello e maturo.Trovo una camera all’Hotel Stern un elegante 4 stelle con prezzi abbastanza abbordabili che scopro essere un albergo (anche) per ciclisti. Così, a cena, mi unisco nella bella “Stube” in legno a una allegra comitiva di olandesi, tutti biondi e con gli occhi azzurri, le facce tonde tonde e sorridenti.Oggi hanno affrontato la salita di Arosa e domani saliranno verso l’Albula. “Se vogliamo provare l’emozione della salita dobbiamo venire qui, perché da noi non se ne trovano neanche a pagarle”, mi dice ridendo uno di loro, sulla quarantina, già piuttosto alticcio. Annuisco, dicendo loro che il mio viaggio punta invece proprio verso le loro pianure. Ridiamo entrambi e poi brindiamo con un boccale di birra, augurandoci a vicenda nei prossimi giorni delle belle soddisfazioni nelle rispettive avventure ciclistiche.Intanto, a qualche centinaio di metri da qui, dove la campagna prende il sopravvento sugli ultimi residui di civiltà, il grande fiume Reno continua il suo lento cammino nel silenzio della notte.

Tante fontane con acqua fresca lungo la Surselva.

TAPPA 2: COIRA-COSTANZA, KM 150

Paesaggio sereno. Azzurro intenso. Orizzonti aperti. Il lago di Costanza, punteggiato da mille barchette a vela bianche, in questa luminosa giornata di fine giugno avrebbe potuto ispirare qualche valente pittore impressionista…Oggi tappa di 150 km tutti pianeggianti con solo qualche saliscendi. È il secondo giorno che pedalo e solo adesso mi rendo conto di essere veramente in viaggio, di avere staccato gli ormeggi dal porto… È tempo di lasciare le zavorre che ci portiamo addosso, abbandonare ogni preoccupazione e lasciare che la strada e tutto quanto l’ambiente ti avvolga nel suo abbraccio amichevole.Penso alla mia giornata di oggi e vedo una ruota che corre sull’asfalto piatto e liscio, come una tavola da biliardo. Adesso è invece la mano che scivola sullo schermo dello smartphone e che vorrebbe raccontare le emozioni di una tappa iniziata a Coira e terminata sulla splendida ciclabile del lago di Costanza, ben sapendo che sarà impossibile rendere anche parzialmente l’idea di ciò che si è vissuto. Allora meglio lasciare perdere e vivere il momento. All’albergo Schiff am See ritrovo gli amici incontrati poco prima nella bellissima città di Costanza, quando appena arrivati la bici ha frenato davanti a un vassoio di birra in mano a una bionda vestita da cameriera. Mangiamo insieme e discutiamo del più e del meno finché la sera scende lieve, stemperata all’orizzonte; concerti di rane, stelle, musica in lontananza. Alberto, un signore sull’ottantina mi racconta spezzoni della sua vita di imprenditore davanti all’ultimo drink preso al bancone, finché la nostra Luna non inonda le colline specchiandosi nella calme acque del lago.

Arrivo a Costanza, nel punto in cui corre il confine tra CH e D.

PARTENZA DA COSTANZA 🚴‍♂️

La macchina muscolare tiene…”🤣Questa mattina alle sei e mezzo mi sveglia una fame da lupi. Niente dolorini, tutto sembra a posto, gambe comprese, la macchina muscolare tiene. Devo riconoscere che in viaggio si vive meglio ma soprattutto ci si sente meglio che in mezzo alle scartoffie. La colazione in questo alberghetto è a misura di ciclista: salumi, uova, fichi, succhi, tè, yogurt, pane, brioche fresca e pure la grappa di prugno. Come sempre assaggio un po’ di tutto.Uscendo porto con me qualche fico. La signora in cucina mi dà un’occhiata di ammirazione quando le dico che sto percorrendo la ciclabile del Reno fino a Strasburgo. “Deve essere una splendida esperienza”, mi dice con un largo sorriso.Riempio la borraccia fino all’orlo di acqua fresca. La giornata è bella e si preannuncia ancora calda. Di prima mattina il verde intorno è cosparso di brume azzurre e io mi sento pronto per partire. Una buona giornata a tutti e a presto! 🚴‍♂️❤️

Il porticciolo di Costanza di primo mattino.

TAPPA 3: COSTANZA-BASILEA, KM 175

La tappa per Basilea, ormai a un passo da Francia e Germania e il cui centro storico si sviluppa intorno alla bella piazza del mercato (Marktplatz), dominata dal municipio in mattoni rossi, comincia con un’aria leggera, gli uccelli che cantano e una voglia matta di pedalare. È così, viaggiando in bicicletta si ritorna un po’ bambini e una volta inforcata si è presi dall’euforia di viaggiare assaporando un senso di assoluta libertà.Per il resto l’itinerario di oggi è stato molto bello e appagante come da previsione sebbene la meteo sia stata un po’ “ballerina”: partito con tempo bello e asciutto, man mano si è rannuvolato con anche a tratti pioggia per finire di nuovo con il sole a splendere e rischiarare tutto quanto. Dopo alcuni chilometri di divertenti saliscendi raggiungo la bella e storica cittadina di Stein am Rhein (con le case dalle splendide facciate decorate) e poi le cascate del fiume Reno a Sciaffusa. Da lì ancora qualche decina di chilometri nella bella campagna costeggiando il fiume e accompagnando a tratti alcune barchette solitarie di pescatori. Quando arrivo nella città renana, animata all’inverosimile, sono le 16.00. Visto che ho già riservato una stanza in un alberghetto del centro ho tempo per girovagare un po’. Mi siedo su una panchina che si affaccia sul fiume e osservo divertito gli intrepidi bagnanti che si lasciano trascinare dalla corrente del fiume (23 gradi), ormai di vaste dimensioni e solcato dalle navi mercantili.Davanti a me un getto d’acqua che spruzza il suo fiotto a qualche metro d’altezza. Sconfitto finalmente dalla gravità, il getto ricade attraversando la foschia. Quest’acqua, penso tra me, farà per qualche chilometro il mio stesso tragitto dei prossimi due giorni.Domani lascio la Svizzera per la Francia entrando in Alsazia. Una regione che non conosco e che perciò sono curioso di scoprire. Ma intanto la domanda è: “Dove si va a mangiare stasera?” Al “Cardinal” due strade più sotto, mi dice senza esitazione un napoletano brillantinato che pedala per un breve tratto vicino a me su una bici traballante da donna nelle caotiche strade della città renana. “Li vai tranquillo”.😏🍺

Il fiume Reno da un ponte lungo l’itinerario.

PARTENZA DA BASILEA 🇨🇭🚴‍♀️

Ore 8.00. Cielo azzurro. Tempo asciutto. Il comandante Meier annuncia ai passeggeri del volo LX 017 New York-Zurigo che tra cinque minuti ci sarà l’atterraggio sula pista di Kloten. Nella campagna sciaffusana una famiglia di viticoltori termina di scaricare i secchi sul piccolo trattore. A Morcote, in Ticino, quattro amici pensionati si sono dati appuntamento al bar sul lago per una partita a carte.E il ciclista-itinerante? Seduto al tavolino di una buvette sotto la grossa facciata del municipio di Basilea in pietra arenaria rossastra beve un caffè in attesa del momento magico, quello in cui la città, forse, si rileva e si racconta. Un attimo intenso, bello che però svanisce subito lasciando spazio all’attesa per la giornata. Oggi si lascerà la Svizzera per entrare in Francia nella bella Alsazia. La conclusione di tappa sarà a Colmar. Buona giornata a tutti! ❤️

Colazione a Basilea prima della partenza.

Tappa 4: BASILEA🇨🇭-COLMAR🇨🇵, km 80 🚴‍♀️🚴‍♀️

Il difficile di Basilea è uscirne, imboccare la giusta via che ti immette sulla ciclabile, la ormai famosa “Euro 15”. All’inizio tutto sembra facile e sembra funzionare a meraviglia, ma in un attimo si può perdere – per una distrazione, una fatalità o, più semplicemente, per un’assenza di segnaletica – la giusta direzione e ritrovarsi nei labirinti delle zone industrali del Reno. Come è successo a me… 🤣🤣 Ne esco dopo aver visto cantieri enormi di ogni tipo ed essere stato sfiorato da giganteschi camion, finché finalmente trovo la via per la passerella che mi porta sulla sponda francese e… subito l’ambiente cambia. Da qui è una piacevole gita sulla ciclabile agli argini del fiume. Pedalo in solitudine pensando ai vantaggi che questa condizione può porre: non si dipende da nessuno, si chiacchiera e si ride con se stessi e in più si è più aperti nell’incontrare altre persone.Come oggi. Dopo una decina di chilometri, ho infatti incrociato forse il viaggiatore più incredibile su due ruote del pianeta: Yuri, un minatore in pensione. È polacco, ha 55 anni è quasi totalmente sdentato e ogni anno parte per un viaggio in bici. Ci incontriamo per caso in un punto di sosta e spontaneamente iniziamo a parlare un misto di francese e tedesco.Mi dice che ha attraversato diversi continenti e ora percorre la ciclabile del Reno in senso inverso. Dorme dove capita, alza la tenda in mezzo ai campi, si prepara un minestrone, dorme come una pietra, poi lo svegliano le greggi. Mi guarda con gli occhi tranquilli, color acqua, un sorriso disarmante. È chiaro, è lui il vero Kerouac della situazione! Proseguo senza fretta godendomi ogni colpo di pedale e ogni veduta nella bella campagna alsaziana e nell’ora in cui il sole comincia la sua parabola discendente mi appare Colmar, un tripudio di fiori e colori. La chiamano “Piccola Venezia” e ora capisco il perché. Qui il vino è molto buono, ne assaggio allora un bicchiere che mi viene consigliato da un gentile cameriere. Alle dieci di sera le strade sono quasi deserte. Un vento fresco ha dissipato le ultime tenue nuvole. Respiro l’aria che scende dalle colline. Le stelle brillano. Ho voglia di continuare e raggiungere domani la mia meta, Strasburgo. ❤️❤️

Cartelli indicanti la via da seguire.

ARRIVO A STRASBURGO!!! 🙂🚴‍♂️ Fine del viaggio… ❤️🚴‍♂️

Ci sono momenti nella nostra vita che rimangono impressi per più tempo nella mente. Momenti particolari perché sognati da diverso tempo. A me è successo oggi quando ho raggiunto il centro storico di Strasburgo con la sua imponente cattedrale. Un altro sogno nel cassetto si è realizzato, compiere il tratto di ciclabile del fiume Reno dalla sorgente, sul passo dell’Oberalp, fino alla capitale europea di Strasburgo. 650 km a percorrenza lenta che mi hanno permesso di ammirare paesaggi e luoghi di grande bellezza, così come di conoscere persone interessanti, a volte straordinarie. Ma anche di ritrovare quella leggerezza nelle cose della vita che solo esperienze di viaggio del genere ti possono regalare.In questi post ho raccontato la mia piccola storia di viaggio: un racconto di un itinerario a pedali che può servirvi da guida ma che mi piacerebbe pure servisse ad incitarvi a mollare gli ormeggi e andare, perché pedalare rischiara la mente, conforta il cuore e cura il corpo. Saluto ora il fiume Reno in un punto in cui ha ormai raggiunto una solida maturità. Gli restano ancora alcuni chilometri prima di terminare il suo viaggio e disperdersi nel grande mare. Laggiù troverà il suo punto d’arrivo ma noi sappiamo che su una montagna delle nostre Alpi, da un piccolo lago ad oltre duemila metri di quota, una nuova sorgente è pronta a fuoriuscire rinnovando la magia della vita.

Un abbraccio e a presto! ❤️🚴‍♂️🙂

L’arrivo a Strasburgo… fine del viaggio!

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Il “paesaggio erotico” di Franz Oswald, guardando dall’alto…

“Monte Bigorio (1188 m), Cima di Lago (1144 m), Motto della Croce (1380 m), Caval Drossa (1632 m), Monte Bar (1816 m), Camoghè (2228 m), Gazzirola (2116 m), Cima di Föjorina (1809 m), Denti della Vecchia (1491 m), sono questi i monti che fanno da corona all’agglomerato luganese, una sorta di immenso balcone dal quale si gode di una vista straordinaria in direzione delle colline e del lago.

Recentemente l’architetto Franz Oswald, professore emerito del Politecnico di Zurigo, chiamato a pronunciarsi sulle peculiarità di Lugano e del suo territorio ha preso spunto proprio da questa visione dall’alto, quasi aerea. “Lugano è sempre bella soprattutto se mi trovo a una certa altitudine e guardo dall’alto. Quando guardo giù è qualcosa di sensuale, è una scultura che vive, è come se qualcuno o tanti fossero lì sdraiati godendosi la vita, tra le colline, con sopra le nuvole, l’aria che cambia e si trasforma, il lago. Un paesaggio sensuale e direi dalle forme erotiche”.

Visione particolare ma forse veritiera, per rendersene conto basta salire su una di queste montagne in una giornata di bel tempo, sedersi sul prato e nel silenzio osservare il grande scenario con il digradare delle colline di una tonalità sempre più tenue fino laggiù al lago con il riflesso delle sue placide acque.”

Fonte: La Domenica (articolo di Nicola Pfund)

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“Cat calling”, quel brutto vizio di fischiare alle ragazze

Si chiama “cat calling” ed è un termine utilizzato per definire i fischi e gli apprezzamenti di cattivo gusto rivolti alle donne per strada, anche quando praticano sport, corrono o vanno in bicicletta.

Il termine è stato portato alla ribalta di recente da Aurora Ramazzotti, figlia di Michelle Hunziker e papà Eros, che in un video (v. sotto) affronta la problematica dichiarandosi “schifata e delusa” dalla presenza di uomini che, nel 2021, ancora si permettono di dedicare commenti sessisti e volgari alle donne per strada.

Purtroppo questa abitudine è diffusa anche da noi e non ci fa certo onore. Non saprei in che misura però lo è senz’altro. Anche e soprattutto riguardo lo sport praticato negli spazi aperti, sulle strade e i marciapiedi. Ovvero da parte di donne o ragazze che corrono o pedalano e vorrebbero farlo in tutta tranquillità.

Di ciò ne ho avuto purtroppo conferma anche di recente da parte di persone vicine a me che sottolineano come queste situazioni le mettano a disagio, non le facciano sentire sicure, compromettendo – e questo è ciò che personalmente a me dà più fastidio – il loro entusiasmo e volontà di fare movimento all’aria aperta.

È davvero un peccato se si pensa che siamo nel 2021, che sport come la corsa a piedi o la bicicletta sono ormai dei diritti acquisiti, praticati da tutti, signore comprese. Attività simbolo di gioia, benessere e libertà, oltretutto. Per questo condivido e comprendo lo sfogo di Aurora Ramazzotti durante la sua corsa a piedi.

Non so se la legge prevede qualcosa al riguardo, personalmente confido sul buonsenso e sul fatto che queste persone, o meglio questa particolare tipologia di maschio, prima di fare il proprio commento o di lanciare il proprio burbero fischio, contino almeno fino a dieci…

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IL SUCCESSO NEL LAVORO E LA QUALITÀ DI VITA

In un precedente post intitolato “Il mio decalogo per una vita sana e felice” indicavo anche il lavoro tra i 10 aspetti fondamentali di cui tenere conto per ottenere delle giuste soddisfazioni.

In particolare ricordavo che il lavoro è una delle parti più importanti della nostra vita. Anzitutto in termini di tempo. Al lavoro dedichiamo mediamente otto ore al giorno e anche più, il tempo migliore della giornata, quello in cui siamo più freschi e produttivi.

Il lavoro ha inoltre una funzione fondamentale: noi siamo quello che facciamo. È quindi parte della nostra identità. Quando incontriamo una persona, tra le prime cose che chiediamo è proprio quale sia la sua attività lavorativa e per cosa abbia studiato.

Per queste ragioni bisognerebbe fare in modo che l’attività lavorativa sia di nostro gradimento e che ci permetta di realizzarci. Altrimenti diventa solo un obbligo che alla lunga può portare alla disaffezione e all’abbandono.

Il ruolo del lavoro è pregno di significato perché rappresenta il contributo concreto che noi diamo alla società. Infatti noi aiutiamo gli altri attraverso la nostra attività lavorativa e nel contempo ci rivolgiamo agli altri per quelle competenze di cui abbiamo bisogno, ma che da soli non sappiamo e possiamo realizzare.

Di più, guadagnando, il lavoro ci permette di vivere e di non pesare sugli altri. Un atteggiamento di sana responsabilità verso il prossimo. Dove ognuno, appunto, cerca di dare il proprio contributo e di fare la propria parte nella società in cui viviamo.

Tutto questo porta a riconsiderare un vecchio principio che considerava il successo nel lavoro solo sulla base di due criteri: quello del prestigio sociale e quello del guadagno.

Un concetto ancora diffuso oggi ma che viene sempre più messo in discussione da una nuova tendenza che porta in primo piano altri aspetti altrettanto se non addirittura più importanti ed essenziali.

Oltre al salario e al prestigio, per stabilire la qualità e il successo nel lavoro si aggiungono in misura determinante la salute mentale e fisica, l’amore per quel che si fa e il tempo libero che resta a disposizione.

Esattamente come riassunto nell’immagine riportata in alto e che può essere sintetizzata come segue:

COME CI HANNO INSEGNATO A MISURARE IL SUCCESSO

Sostanzialmente due indicatori:

1. Salario 50%

2. Titolo di lavoro (prestigio sociale) 50%

COME ANDREBBE MISURATO IL SUCCESSO

Gli indicatori diventano sei:

1. Salute mentale 25%

2. Salute fisica 25%

3. Amare quel che si fa 20%

4. Tempo libero 15%

5. Titolo di lavoro (prestigio sociale) 5%

6. Salario 10%

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NON “BEN-AVERE” MA “BEN-ESSERE”… ECCO PERCHÉ

C’è un paradosso da sciogliere. È quello del benessere. La nostra è una società in cui ve ne sarebbe in abbondanza. Eppure la gente è (sovente) insoddisfatta. Non è forse vero?

Chiaro, quando parliamo di benessere ci riferiamo anzitutto a quello economico che viene misurato in termini di PIL (prodotto interno lordo).

Abbiamo più o meno tutto e a volte più di tutto: due auto, tre televisori, quanti computer? Mangiamo senza aver fame, beviamo senza aver sete. Rincorriamo il nostro tempo senza raggiungerlo mai.

Rispetto ai nostri “antenati”, anche delle generazioni vicine, siamo dei privilegiati. Le nostre vite si svolgono in un limbo dorato, soprattutto se paragonate alle ristrettezze del mondo contadino dove il vivere quotidiano era qualcosa di veramente diverso.

Il paradosso è che la nostra società ci ha affrancato dalla fatica, ci ha riempito di sicurezze, ma ci ha anche tolto il gusto della vita. L’aumento del PIL non ha prodotto automaticamente maggiore felicità, a volte ha aumentato solo, e in modo drammatico, l’inquinamento.

A fronte di ciò da tempo qualcuno ha proposto un nuovo e interessante concetto di benessere: il benessere interno lordo o BIL, che può essere considerato una sorta di indicatore che affianca il PIL.

Il BIL è la risultanza di alcuni fattori che prendono in esame ambiti diversi della vita quotidiana dei singoli e della comunità, andando al di là del dato meramente economico: condizioni di vita, di salute, di istruzione, di attività personali, di rapporti sociali, fino all’ambiente, variabile decisiva nel quadro del benessere di una collettività.

Per quanto sia difficile ridurre in numeri la vera felicità, questa apertura segna un importante passo avanti che in futuro potrà forse portare a un cambio di mentalità, poiché “sgancia” il concetto di felicità dal possedimento di soli beni materiali e di ricchezza.

È indubbio che una società che abbia un PIL in aumento stia meglio economicamente di una società con un PIL in diminuzione; ma detto questo, i teorici del BIL asseriscono che aumenti del PIL non comportino automaticamente aumenti del BIL e quindi ci possono essere luoghi e città i cui abitanti sono ricchi ma infelici.

Perché ciò avvenga, ovvero affinché vi sia un aumento del BIL, è necessario trovare un nuovo equilibrio tra sviluppo economico, abitudini di vita e salvaguardia dell’ambiente. E in questo ambito l’attività fisica e lo sport, soprattutto se praticati a contatto con la natura, rappresentano un veicolo importante per “far crescere il BIL”.

Come è stato ampiamente dimostrato, sempre più persone amano fare movimento all’aperto, attraverso la pratica di sport o anche semplici passeggiate. Quindi attività assolutamente tranquille che non richiedono un dispendio di soldi ma, se volgiamo, solo un po’ di allenamento e buona volontà.

Quindi ribadisco ciò che ho già avuto modo di dire e cioè che il progresso, lo sviluppo della tecnologia e l’alleviamento del peso dell’esistenza, ogni volta che ciò sia possibile, sono sicuramente da ricercare e da promuovere.

Ma per dare qualità alla vita non è probabilmente sufficiente la tecnologia e il denaro. Ci vuole qualcosa di più.

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IL MIO DECALOGO PER UNA VITA SANA E FELICE

Raggiunta ormai una certa (e veneranda) età ho forse acquisito qualche spicchio di saggezza in più? Bella domanda! Forse si o forse no. In ogni caso l’esperienza di vita che ho alle spalle mi porta a dire che, a mio avviso, sono dieci gli elementi che devono essere curati per vivere meglio il momento presente, per progettare il futuro...

Ma anche per fare fronte alle difficoltà della vita che, ormai lo sappiamo, non mancano mai. In una parola queste qualità vanno a costituire le nostre ancore di salvataggio anche per i momenti difficili, alimentando la nostra capacità di resilienza. Insomma, date un’occhiata e semmai ditemi cosa ne pensate: ogni critica, ovviamente, è ben accetta!

ALIMENTAZIONE-MOVIMENTO-ETICA-RIPOSO-AMBIENTE-LAVORO-AMICIZIE-DIVERTIMENTO-CULTURA-RELAZIONI

ALIMENTAZIONE

“Siamo quello che mangiamo” ha sentenziato il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach (1804-1872). Qualcuno nutre dubbi in tal senso? E malgrado ciò non abbiamo una vera cultura dell’alimentazione, del mangiare bene e sano. La scuola raramente se ne occupa, tante famiglie non se ne fanno un problema.

Così, spesso, ci nutriamo a casaccio e piuttosto male. I nostri organi più sensibili – fegato, pancreas, ecc. – allora gridano e ne soffrono e poi…, magari, si ammalano. Semplicemente per questo: perché non li abbiamo capiti e rispettati…

È importante curare sia la qualità (frutta, verdura ai primi posti), che la quantità (mantenere un bilancio calorico con quel che si consuma, per evitare di accumulare grassi) oltre alla assunzione: meglio cinque pasti al giorno che solo tre o, addirittura, due.

E infine non ci si scordi di questa semplice massima che ci viene da un detto popolare e che ci esorta, molto semplicemente, a fare “una colazione da re, un pranzo da principi e una cena da poveri”.

MOVIMENTO

Il concetto alla base è davvero semplice: siamo progettati per muoverci e non per restare fermi. Se stiamo fermi ci ammaliamo. È la nostra evoluzione di primati che ce lo dice, abituati fin dalla notte dei tempi a cacciare, saltare, rincorrere per sopravvivere.

Per vivere bene, gli esperti dicono che occorre fare movimento per almeno un’ora al giorno. Con un occhio di riguardo per quelle attività che sviluppano la resistenza aerobica, l’agilità e la forza. Quindi esercizi specifici e sport di resistenza, come escursionismo, corsa a piedi, bicicletta. Possibilmente senza esagerare, ma piuttosto a ritmo moderato.

L’attività sportiva praticata in contesti naturali ci permette anche di svolgere una sorta di meditazione in movimento, con grandi benefici per la psiche e la mente, staccandoci dai problemi della quotidianità per entrare in contatto con noi stessi.

ETICA

“Fai quello che devi, accadrà quello che può” ha detto il grande filosofo Immanuel Kant. A significare che è importante avere un comportamento etico corretto in ogni situazione – verso gli altri, il mondo, se stessi – a prescindere dal fatto che le nostre intenzioni abbiano poi un successo pratico o meno.

Lo sappiamo: si può avere ragione in molte situazioni, ma non sempre è il bene, il giusto o la verità a spuntarla. Possiamo anche subire dei forti e oggettivi torti, a volte quasi insopportabili. Situazioni difficili a cui saremmo tentati di reagire vendicandoci, distruggendo, facendo subire ad altri quello che è toccato a noi. Ma così facendo commetteremmo un grave errore: quello di portarci al livello dell’altro e del torto. È questo ciò che vogliamo?

La nostra forza d’animo sta proprio nel non rispondere per forza “a tono” commettendo lo stesso errore di colui che ha torto. Rispondere sì, se possibile, ma in modo da risolvere costruttivamente la questione, che a volte significa semplicemente non dire o fare proprio nulla. Mantenendo la nostra dignità di persone e portando le proprie cicatrici con dignità. Dimostrando che malgrado la sofferenza si è ancora capaci di sorridere, che malgrado si sia stati maltrattati si è rimasti gentili.

Avere un comportamento eticamente corretto è una delle soddisfazioni più grandi. Che richiedono una capacità e una forza d’animo non indifferente. Resistere alla tentazione di diventare il peggio, alimentando il male nella società, non è da tutti ma solo delle persone davvero forti e sagge.

RIPOSO

Il riposo è altrettanto importante dell’attività. Ma spesso ce ne dimentichiamo. “Chi dorme non piglia pesci” recita peraltro un vecchio adagio. Parole che vanno bene in questa società che viaggia a mille all’ora e che sembra non voler concedere pause a nessuno.

Così succede che per restare al passo con tutti gli impegni che ci vengono chiesti ci si obbliga ad entrare in un “circolo vizioso” che si trasforma in un vortice incessante di cose e attività da svolgere.

Risultato? Si è impegnati per gran parte del nostro tempo su questioni che magari non ci interessano neppure molto sacrificando il nostro tempo a disposizione, ma anche il tempo – importantissimo – che dovrebbe essere dedicato al riposo.

Dormire e dormire bene è infatti fondamentale per il nostro equilibrio psicofisico. Perché ci consente di “metabolizzare” le nostre esperienze quotidiane, recuperando la fatica e lo sforzo. Sul numero di ore ideali da dedicare al sonno vi sono diverse versioni e pareri, anche se in genere si è concordi nel ritenere che otto ore siano l’ideale.

AMBIENTE

In molti non ci fanno caso, ma l’ambiente in cui passiamo le nostre ore influenza il nostro stato d’animo. La nostra abitazione, il luogo di lavoro, il paese in cui abitiamo con le sue caratteristiche fisiche e architettoniche. Inconsciamente ne assorbiamo sia i pregi che i lati negativi.

Ora, se alcuni contesti sono indubbiamente sani e positivi, altri sono viceversa particolarmente “tossici”. Pericolosi per la salute e l’equilibrio, quindi fonte di stress piuttosto che di benessere.

Chiaro, a volte non possiamo scegliere. Siamo costretti a vivere in un certo posto, a lavorare in una certa struttura o edificio. Con, aggiungeremmo, certe persone. Che anche loro a volte possono essere fonte di negatività e di tossicità.

È importante sapere individuare queste situazioni per noi potenzialmente pericolose. E cercare di conseguenza delle soluzioni, ovvero degli ambienti possibilmente più sani. Che sovente sono lontani dai luoghi in cui si abita e si lavora. E che spesso li troviamo nella natura incontaminata e nel silenzio dei grandi spazi.

E poi, come detto, ci sono anche le persone. Quegli individui con cui si deve convivere per qualche ragione o motivo. Da loro è fondamentale proteggersi e non assorbirne l’energia negativa. Allontaniamoci dunque dalle persone che ci… buttano giù.

Allontaniamoci da quei litigi che non troveranno mai soluzione. Smettiamola di cercare di piacere a quelle persone che non riconosceranno mai il nostro valore. Più ci allontaniamo da ciò che avvelena la nostra anima, meglio staremo.

LAVORO

È una delle parti più importanti della nostra vita. Anzitutto in termini di tempo. Al lavoro dedichiamo mediamente otto ore al giorno e anche più, il tempo migliore della giornata, quello in cui siamo più freschi e produttivi.

Il lavoro ha una funzione fondamentale: noi siamo quello che facciamo. È quindi parte della nostra identità. Quando incontriamo una persona, tra le prime cose che chiediamo è proprio quale sia la sua attività lavorativa e per cosa abbia studiato.

Per queste ragioni bisognerebbe fare in modo che l’attività lavorativa sia di nostro gradimento e che ci permetta di realizzarci. Altrimenti diventa solo un obbligo che alla lunga può portare alla disaffezione e all’abbandono.

Il ruolo del lavoro è pregno di significato perché rappresenta il contributo concreto che noi diamo alla società. Infatti noi aiutiamo gli altri attraverso la nostra attività lavorativa e nel contempo ci rivolgiamo agli altri per quelle competenze di cui abbiamo bisogno, ma che da soli non sappiamo e possiamo realizzare.

Di più, guadagnando, il lavoro ci permette di vivere e di non pesare sugli altri. Un atteggiamento di sana responsabilità verso il prossimo. Dove ognuno, appunto, cerca di dare il proprio contributo e di fare la propria parte nella società in cui viviamo.

AMICIZIE

“Chi trova un amico trova un tesoro”: quanta verità! Gli amici veri sono pochi. Sono quelli che frequentiamo nei momenti spensierati, certo, ma che si vedono anche nei momenti difficili.

Anzi, soprattutto e proprio in queste occasioni, quando in genere, proprio a causa delle nostre difficoltà, siamo spesso lasciati a noi stessi. Gli amici veri invece no, non ci lasciano soli e anzi sono sempre disponibili ad ascolarci quando abbiamo bisogno di qualcuno con cui parlare e confidarci.

Da quanto detto è facile capire che l’amicizia senza interesse è quindi qualcosa di estremamente prezioso e che va coltivata giorno dopo giorno. E se le amicizie finiscono? Beh, vuol dire una cosa molto semplice: che probabilmente non sono mai state sincere.

DIVERTIMENTO

applausi

Guardiamo l’origine del termine. Divertimento deriva dal latino de allontanamento e vertere volgere. Quindi volgere altrove, deviare. Le attività che ci permettono di divertirci sono quindi quelle che escono dalla routine della quotidianità.

Possono quindi essere molteplici: cucinare può essere divertente, come leggere, guardare un film, ascoltare musica, fare sport, correre. Anche se in genere associamo il termine a qualcosa che è legato al divertimento e a certe modalità di evasione anche sfrenate.

Tutto va bene: importante è avere delle attività che ci distolgono per un certo tempo dalle occupazioni ordinarie. Che ci facciano stare bene e se possibile ritrovare la serenità e il sorriso.

CULTURA

Molte persone sono abituate a pensare alla cultura come a qualcosa di pesante e di noioso. Retaggio forse di un certo tipo di esperienza scolastica? L’insegnamento nozionistico e ripetitivo, poco entusiasta ed empatico, può fare grossi danni, nel senso che può portare molte persone a sviluppare una disaffezione per tutto ciò che ha il sapore di “culturale”.

Perdendo con ciò moltissimo, perché la vera cultura è nutrimento dello spirito. Prendiamo l’arte e i grandi pittori del passato e del presente, la musica, la letteratura… Nei libri buoni, ad esempio, quelli in cui risconosciamo qualche vago alone di noi stessi, possiamo trovare quegli stimoli per intravvedere nuove vie e soluzioni… che ci permettono di vivere una vita più piena e consapevole.

RELAZIONI

È il mondo degli affetti, quello con le persone che sentiamo più vicine e che possono essere la famiglia o il partner. È importante, come per le amicizie, coltivare questi rapporti, cercare di tenerli vivi e sani il più possibile.

Avere una famiglia alle spalle che ci sostiene è una delle fortune più grandi così come il suo contrario può rappresentare una fonte di difficoltà, anche non indifferente, e gli esempi sono tanti. Molte cause di disagio sociale nascono proprio da una costellazione familiare problematica.

Lo stesso riguarda il discorso che si può fare con il partner, il coniuge, il convivente. Può essere fonte di sofferenza ma anche di grande gioia, sicuramente tra le più belle e intense. Tanto che questo sentimento è stato cantato in modo unico e straordinario dai maggiori poeti di sempre.

E a me, questo universo tutto speciale che è l’amore tra due persone, piace proprio vederlo così!

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La sensazione magica di una corsa serale sotto la neve!

Questa volta non si è fatta attendere. Alludo alla neve che, contrariamente al recente passato, quest’anno è arrivata relativamente presto. Ed i fiocchi sono caduti abbondanti anche, incappucciando, ovattando tutto, dalle vette alle pianure, i prati, le case, le strade…

Vi ricordate la nevicata di venerdì 4 dicembre? Ecco, è proprio ad essa che mi sto riferendo, quando quasi all’alba cominciarono a scendere i primi fiocchi, continuando poi per tutta la giornata e depositandosi al suolo al ritmo costante di un paio di centimetri all’ora.

Una cosa bella quando nevica è, per molti, starsene al calduccio in casa magari sotto le coperte e davanti al camino. Però, avete già provato a correre sulla neve fresca appena caduta? È una delle esperienze più particolari che ci ricordano le corse che si facevano da bambini. Fuori sembra freddo, ma non è così. Correndo ci si scalda subito, quindi non si deve aver paura di vestirsi troppo.

Quando nevica le strade sono meno trafficate e perciò, anche se si corre sulle vie cittadine o il lungolago, l’aria è meno inquinata. Certo, bisogna prestare la dovuta attenzione a non scivolare, ma un vantaggio per chi corre è che con l’agilità si possono cercare le piste migliori, evitando le zone più pericolose e i muraglioni.

Al podista, infatti, sono in dono sia le arti verticali del canguro che quelle orizzontali della lepre che permettono di dribblare gli ostacoli. Ciò che non è sempre il caso per le… automobili, che spesso si arenano anche su lievi ascese se non equipaggiate adeguatamente.

Così, la sera di quel venerdì sono uscito a correre, quando la neve planava ancora nel cono di luce bianca dei lampioni e i fiocchi gonfi sembravano scintille fluorescenti. Ho imboccato la strada che porta verso il laghetto di Muzzano. Ad est il bagliore della città donava un alone di mistero all’ambiente, mentre la neve asciutta scricchiolava sotto i piedi. Ogni tanto dalle strade laterali i fari delle auto di passaggio proiettavano lunghi tunnel di luce gialla.

Raggiunto il laghetto mi sono infilato nel sentiero che porta alla “Casa del Pescatore” con l’intenzione di risalire verso il nucleo di Muzzano. La neve fresca era già segnata dalle impronte di animali: traiettorie che si incrociavano scomparendo nell’ombra o dentro la siepe, la sensazione strana che, pur nel silenzio assoluto, non si è mai soli.

Prima di affrontare i gradini che salgono al vecchio lavatoio, mi sono voltato per un attimo a ripercorrere con lo sguardo la pista delle mie orme che seguivano il piccolo sentiero, mentre i fiocchi di neve scendevano sempre fitti e lenti.

Ambiente magico. Perché la neve è un romanzo irresistibile, ogni pista la trama di una storia da ripercorrere all’infinito alla ricerca di sé e di un possibile, inafferrabile senso della vita…

Non ci credete? Allora provate anche voi quanto è bello correre quando nevica!

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Nicola Pfund

Sci di fondo: sport ecologico e molto salutare

La prima volta che ho calzato un paio di sci di fondo è stato al ginnasio durante un corso polisportivo a Splügen. A quei tempi – siamo a metà anni ‘70 – gli sci erano ancora piuttosto rudimentali, due asticelle di legno che garantivano un equilibrio precario. Facile quindi immaginare che i primi tentativi furono assai goffi e traballanti.

Quest’anno sono tornato su questo tracciato che prende avvio dal villaggio di Splügen, nei Grigioni, ed è stata ancora una volta una bella emozione scivolare lungo i pendii che costeggiano il fiume, malgrado la rigida temperatura… attorno ai -8°C!

Ma poi, una volta prese le misure, le sensazioni sono subito cambiate: ed è stato un vero piacere percorrere le piste della Rheinwald attraversando pinete e vecchi ponti in legno in un paesaggio fiabesco e spettacolare allo stesso tempo, ma soprattutto nel silenzio della natura e del proprio respiro.

Lo sci come mezzo di locomozione nasce nei paesi nordici: per agevolare la caccia e la pesca, quindi per rendere più veloci gli spostamenti sulla neve, questi popoli adottarono nel passato delle lunghe assi ricurve per scivolare meglio sul manto bianco e inseguire cervi e bisonti. Dalla metà dell’Ottocento lo sci di fondo assunse anche connotati sportivi e da allora l’attrezzatura ha avuto un costante miglioramento.

Perché il problema, alla fine, è sempre stato quello di rendere lo scivolamento il meno faticoso e più veloce possibile. Obiettivo che si è attuato con il miglioramento della qualità dei materiali che permette oggi a campioni come il nostro Dario Cologna e agli altri atleti della Coppa del Mondo di sfrecciare nella tecnica dello skating (passo pattinato) a più di quaranta orari.

Lo sci di fondo, sport ecologico e molto salutare, ha vissuto un notevole sviluppo in questi anni vedendo crescere esponenzialmente il numero dei praticanti. È apprezzato forse soprattutto perché sposa la filosofia del turismo lento, dell’andare senza fretta godendosi la magia e la bellezza del paesaggio.

Certo, ci vuole anche un minimo di preparazione. Un po’ di corsa per la base aerobica, qualche seduta in palestra per il rafforzamento muscolare e il più è fatto. Poi, per chi si avvicina, è naturalmente necessario acquisire un po’ di tecnica. E allora è bene fissare un appuntamento con un istruttore per avere le giuste “dritte” e partire con le basi corrette.

Resta il fatto che se praticato ad un certo livello lo sci di fondo rappresenta un’alternativa ideale nel periodo invernale per chi si cimenta in altri sport di resistenza, come la corsa o il ciclismo. La sua pratica permette di mantenere un alto livello di rendimento, allenando tutti i distretti muscolari, con in più la possibilità di non infortunarsi perché questa disciplina, a differenza ad esempio della corsa, a livello di impatto con il suolo è molto meno traumatica.

In Ticino ci sono diverse possibilità per praticare questo sport, anche se il centro per antonomasia è quello di Campra divenuto, grazie alla ristrutturazione, ancora più bello e funzionale. Un investimento molto importante e che assicurerà anche in futuro, a tutti gli appassionati, la possibilità di beneficiare di questa “nuvoletta di benessere” che regala ogni volta lo sci di fondo.

L’evento: la Maratona Engadinese

È il più grande evento di sci nordico in Svizzera, il secondo al mondo. Ogni anno attira in Engadina tra i 12 e i 13 mila sportivi provenienti da 60 nazioni. Misura 42 chilometri e si sviluppa tra Maloja a S-chanf. L’edizione di quest’anno della Maratona Engadinese è stata annullata a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al covid. L’appuntamento per gli appassionati è dunque rinviato – almeno così si spera! – al prossimo anno.  

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UNA POESIA PER LA VITA: “SUL CALAR DELLA SERA…”

Cala la sera

nel contrasto di luci

l’acqua sussurra

una sinfonia leggera.

Stormi d’uccelli

rompono il silenzio

nel bagliore irreale

di questo tramonto.

E quando il sole

muore oltre la

montagna è tripudio

di cieli luminosi.

Nell’universo pieno

di sogni e misteri allora

osserviamo le stelle,

noi facciamo parte di loro.

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UNA POESIA PER LA VITA: “STRANI PERIODI”

Strani periodi

ancora una volta

non c’è poeta

che li canti.

Nessuno che scrive

del vento

del cielo azzurro

delle cime innevate…

E neppure del cuore

oggi assente

confuso e impaurito

nell’incertezza del

momento.

L’amore è in pausa

in questo strano inizio

ancora una volta

sospeso nel pensiero

del proprio nulla.

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UNA POESIA PER LA VITA: “LA MAGIA DEL CAMMINARE”

Salgo nella luce del giorno

lasciando dietro di me

solo piccole impronte  

del mio passato.

Mentre cammino sento la magia

dell’essere esattamente qui

nel mio respiro e non altrove…

Anche se mi sto spostando

il mio pensiero è presente a

se stesso nell’adesso e in

questo unico presente…

Perché forse è proprio così,

che la vita è possibile solo

in questo momento e in

questo luogo, non nel passato

neppure nel futuro.

Questo è il mio indirizzo, la

mia destinazione mentre

cammino lasciando piccole

tracce di me,

il “qui” e “ora”, l’adesso

in cui ogni passo, magicamente,

mi riporta.

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IL FUTURO SORRIDERÀ AGLI SPORT “OUTDOOR”

Non è certo un bel momento per il mondo dello sport in generale, dove ogni attività è “congelata” a causa dell’urgenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus. Non sono quindi periodi facili neppure per gli appassionati degli sport all’aperto abituati alla loro uscita, spesso giornaliera, in bicicletta o a corsa.

Non vorrei però parlare di sacrifici, il termine mi sembra davvero troppo forte e fuori luogo. Rinunciare ad allenarsi oppure a correre è forse oggi uno degli ultimi problemi e certe lamentele da parte di alcuni solo perché privati della loro corsa quotidiana non trovano francamente nessuna giustificazione e anzi sembrano piuttosto ridicole.

Anche se in Svizzera, a differenza di altri paesi, l’attività motoria esterna non è ancora stata vietata – malgrado vi sia stato da parte delle autorità l’invito ad essere molto prudenti per evitare incidenti che potrebbero pesare sul sistema sanitario già sotto pressione -, si registra tuttavia un rallentamento da parte di molti atleti amatori.

Tanti appassionati, dando prova di grande responsabilità hanno addirittura rinunciato ad uscire, prevedendo allenamenti casalinghi sui rulli o sessioni di ginnastica indoor. Una buona soluzione per non andare in “astinenza” di esercizio fisico e mantenere un minimo di condizione, ritenuto che un po’ di movimento dovrebbe essere fatto da tutti, non fosse che per mantenere un buon equilibrio psicofisico.

Tuttavia, guardando avanti, non si può che essere positivi, almeno da parte degli appassionati di sport all’aperto che escono di regola singolarmente. Perché il futuro ci dice che saranno queste le attività che molto probabilmente non saranno a rischio, almeno finché non sarà trovato il vaccino per sconfiggere la malattia.  

Viceversa tutte quelle attività che prevedono assembramenti di persone allo stato attuale sono decisamente molto più in pericolo, proprio per i rischi di diffusione del contagio qualora dovesse ripresentarsi in avvenire un focolaio della malattia e fintanto che non sarà possibile farvi fronte attraverso delle cure efficaci.

Quindi come appassionati di sport di resistenza teniamo duro che il futuro non tarderà a sorriderci di nuovo. E magari pensiamo ora, che abbiamo peraltro molto più tempo a disposizione, a qualche bel progetto, come potrebbe essere – perché no? – anche un viaggio in bicicletta…

Copyright photo: N. Pfund

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Fare di necessità virtù ai tempi del coronavirus

Devo essere sincero: questa situazione di quarantena non mi disturba più di tanto. Anzi, un po’ mi ci trovo bene perché rientra nella mia indole. Non disprezzo la compagnia, anzi, ma col tempo sono diventato selettivo nelle amicizie, così che non mi dispiace ritagliarmi spazi per me al di fuori dei rapporti “obbligati” della vita di tutti i giorni.

Certo, forse godo di una situazione privilegiata rispetto ad altri. Penso a quelle famiglie costrette a rimanere in spazi ristretti, magari con bambini piccoli, nella speranza che i rapporti tra di loro siano anche sereni. Inoltre, mi piace leggere e scrivere e queste sono già due attività che danno al tempo un valore aggiunto, forse più pieno.

Non è detto che la vita deve essere fatta di mille cose e attività: forse anche questo ci sta insegnando la situazione contingente che stiamo vivendo. Soprattutto dobbiamo capire cosa è davvero essenziale per noi, ritenuto che comunque non si potrà mai avere un tempo tutto per sé, visto che ai rapporti sociali, anche per necessità, non possiamo rinunciare.

Quindi più qualità e meno quantità, ma soprattutto un utilizzo del tempo più consapevole, perché proprio il tempo è la nostra risorsa più importante e quindi dobbiamo capire come utilizzarlo al meglio per far sì che non se ne sprechi proprio nulla. È un insegnamento che dovremmo dare anche ai nostri giovani, per questo secondo me ci vorrebbe addirittura una materia scolastica ad hoc, come ne avevo accennato in questo post che riporto sotto.

I giovani e il valore del tempo

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Uno studio sul rapporto tra gruppo sanguigno e COVID-19

Uno studio condotto nell’ospedale Zhongnam di Wuhan, in Cina, lascerebbe supporre che il gruppo sanguigno delle persone abbia un’incidenza sull’evolversi dell’infezione da SARS-Cov-2.

La questione è stata posta in vari ambiti e sembra avere una sua ragione. Infatti uno studio condotto su oltre duemila pazienti nelle regioni di Wuhan e Shenzen mostra un legame fra il tipo di sangue e il coronavirus e le persone con il gruppo A sembra che sono le più esposte alla malattia.

“La notizia è stata ripresa negli scorsi giorni da molti portali d’informazione che ne hanno sottolineato l’importanza senza peraltro considerare l’esito della ricerca come definitiva”.

È infatti bene specificare che si tratta di uno studio non ancora sottoposto al cosiddetto peer-review, la “revisione alla pari”. Una procedura di selezione di articoli, proposti da membri della comunità scientifica, eseguita da specialisti nell’ambito in questione, i cosiddetti referee. Che ne valuteranno il contenuto e stabiliranno se il lavoro a loro sottoposto è idoneo per la pubblicazione.

Secondo il gruppo di ricercatori cinesi, in ogni caso, “il gruppo sanguigno zero presentava un rischio significativamente più basso per la malattia infettiva rispetto ai gruppi sanguigni non zero. Le persone del gruppo sanguigno A potrebbero aver bisogno di una protezione personale maggiore per ridurre la possibilità di infezione e di una sorveglianza più vigile e un trattamento aggressivo”.

Intervistata a questo proposito la dottoressa Maria Rita Gismondo, Direttrice del reparto di microbiologia clinica, virologia e bioemergenze all’Ospedale Sacco di Milano si è così espressa: “È una bellissima domanda perché dopo anni di studio sull’HIV abbiamo scoperto che il gruppo 0 Rh positivo, è meno sensibile a quest’infezione. In questo momento è possibile che ci sia un nesso, ma non lo sappiamo”.

Aggiungendo poi che “è pur vero però che abbiamo dei gruppi che sembrano proprio refrattari all’infezione: sono individui che sono stati vicino, molto vicino, a persone sintomatiche che si sono ammalate anche gravemente, e che non si sono infettate. Ci sarà una motivazione, ma in questo momento non la conosciamo: l’ipotesi del gruppo sanguigno è sensata, ma da provare”.

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Lo sport del futuro sarà forse a porte chiuse?

Viviamo momenti di grande incertezza anche riguardo al futuro. Come sarà? Nell’immediato lo sport con grandi assembramenti potrebbe forse essere “congelato” a seguito dei rischi di diffusione del virus. C’è però anche una buona notizia

In questo particolare momento ci si interroga di come potrà essere il futuro dopo il coronavirus. Per qualcuno non sarà più lo stesso. Cambieranno molte cose, giocoforza fintanto che vi potrà essere di nuovo il rischio di una diffusione del virus.

Su questo punto concordano anche gli scienziati, come ad esempio l’epidemiologo italiano Luigi Lopalco il quale, in una recente intervista, ha detto che “fino a che non avremo il vaccino in tasca, e questo potrebbe richiedere anche anni, le nostre vite non saranno più le stesse”.

Sulla medesima linea anche alcuni ricercatori dell’“Imperial College” di Londra i quali hanno dimostrato che per tenere sotto controllo l’espansione del Covid-19 nei prossimi mesi sarà necessario  imporre delle misure di ‘social distancing’, per ridurre significativamente i contatti sociali.

“In questo senso è difficile immaginare lo scenario post-epidemia. Di certo i grandi assembramenti di persone saranno “a rischio” almeno finché il virus non potrà essere gestito e si sarà trovato un vaccino che ne permetta di annientare gli effetti.”

In questo senso è dunque difficile immaginare lo scenario post-epidemia. Di certo i grandi assembramenti di persone saranno “a rischio” almeno finché il virus non potrà essere gestito e si sarà trovato un vaccino che ne permetta di annientare gli effetti.

Ma per questo potrebbero volerci mesi, se non addirittura degli anni; per il prof. Lopalco è meglio non farsi troppe illusioni: “Per poter tenere sotto controllo l’Hiv, il virus dell’Aids, ci sono voluti decenni di ricerca e comunque in questo caso relativo al Covid-19 serve un cocktail di farmaci per tenerlo a bada”.

Ovvio, in questo momento è giusto essere prudenti su tutto. Anche sulle previsioni. Però forse è anche il caso di interrogarsi su quello che potrà essere nell’immediato futuro, per non arrivare impreparati: insomma, tenere conto di tutte le possibili variabili.

Nel mondo dello sport ci si sta muovendo in questa direzione: dopo la Mini Panda Marathon, per alcuni un azzardo, disputata in Cina qualche giorno fa con misure precauzionali e in cui i partecipanti hanno gareggiato muniti di mascherina, la ministra dello sport francese Roxana Maracineanu ha ventilato la possibilità di disputare il Tour de France a… porte chiuse.

Sono i primi segnali che potrebbero lasciare intendere che forse nei prossimi mesi lo sport spettacolo sarà ripensato o addirittura “congelato”. Niente stadi straripanti di gente, niente assembramenti come maratone o altro, ma forse formule diverse, con partenze scaglionate come appunto è avvenuto in Cina.

Scenari che possono togliere il sonno a molti, soprattutto ai grandi tifosi così come agli organizzatori di eventi e ai dirigenti sportivi. Non dimentichiamo l’indotto economico dello sport che è tra i più importanti a livello mondiale e che muove miliardi di dollari.

“In tutta questa preoccupazione potrebbe però esserci una buona notizia. Ed è che lo sport individuale e praticato a piccoli gruppi potrebbe non solo sopravvivere, ma a questo punto essere potenziato. Insomma, forse nell’immediato si assisterà a una piccola rivoluzione nell’approccio allo sport da parte di molte persone.”

In tutta questa preoccupazione potrebbe però esserci una buona notizia. Ed è che lo sport individuale e praticato a piccoli gruppi potrebbe non solo sopravvivere, ma a questo punto essere potenziato. Insomma, forse nell’immediato si assisterà a una piccola rivoluzione nell’approccio allo sport da parte di molte persone.

Meglio: a una (sana) riconversione. Ovvero: da spettatori “passivi” a partecipanti “attivi”. E questo è senz’altro positivo, ritenuto anche che andremo incontro a periodi difficili in cui sarà necessario per tutti mantenere un buon equilibrio psicofisico che spesso lo si ottiene proprio dalla pratica dell’esercizio fisico.

Insomma, se da un lato ci sarà una contrazione negli assembramenti e nelle folle di spettatori di eventi sportivi dall’altro forse si verificherà quello che non possiamo che vedere come un positivo cambiamento con un aumento dei praticanti, soprattutto negli sport individuali e di resistenza e questo a tutto beneficio della qualità di vita della popolazione.

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Immaginare il mondo dopo la fine del COVID-19

Non so se ha senso immaginare già adesso quello che sarà il dopo Covid-19. Ma io, approfittando anche di queste lunghe giornate di “isolamento forzato”, ci ho provato lo stesso. L’ho fatto appoggiandomi alle riflessioni di due grandi personaggi, quelli che nel mare magnum di considerazioni che hanno inondato la rete e i media in queste settimane mi hanno toccato maggiormente, perché attraverso le loro parole ci hanno già indicato uno scenario possibile, pieno di fiducia e speranza.

Si tratta del celebre scrittore israeliano David Grossman, autore di libri di grande successo, tra cui Qualcuno con cui correre e Ci sono bambini a zig zag, nonché di Bill Gates,  personaggio famosissimo in tutto il mondo, creatore di Microsoft e oggi grande filantropo impegnato a lottare per la protezione della salute nel mondo.

Dirò subito che entrambi vedono in questa tragica pandemia che sta interessando ormai tutti i paesi del globo una grossa opportunità per cambiare, ma in positivo. Le loro parole sono infatti piene di speranza e concordano su un fatto: il coronavirus ci insegnerà ad essere più umani. Una prospettiva affascinante e subito condivisa da molti, anche se forse non tutti saranno d’accordo…  

David Grossman

Lo scrittore israeliano ha espresso il suo pensiero in particolare in un articolo pubblicato su Repubblica lo scorso 19 marzo e intitolato “Dopo la peste torneremo ad essere più umani”. Le sue parole colpiscono già dalle prime righe: “Quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso. Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge o al partner. Di mettere al mondo un figlio o di non volere figli. Di fare coming out. Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui”.

“La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità. A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo – e non il denaro – è la risorsa più preziosa”.

Prosegue Grossman: “La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità. A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo – e non il denaro – è la risorsa più preziosa. Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi. Sugli amori che non ha osato amare. Sulla vita che non ha osato vivere. Uomini e donne si chiederanno – per poco, probabilmente, ma ci faranno un pensierino – perché sprecano l’esistenza in relazioni che provocano loro amarezza”.

Concetti forti che lasciano il segno. Idee che possono emergere solo in certe situazioni, quando la vita si è fatta in qualche modo più sottile, le certezze si sono disintegrate e il tempo, soprattutto il tempo è diventato qualcosa di estremamente prezioso e che perciò non va sprecato, cercando di dare alle nostre vite quel significato e quel valore che in qualche modo ci permetta di dire che non sono state inutili, ma hanno prodotto qualcosa di positivo, hanno avuto un senso…

Bill Gates

Bill Gates, da parte sua non è da meno rispetto a Grossman. Del resto lui stesso l’aveva già previsto in qualche modo questo scenario, nel marzo del 2015 durante un famoso Ted Talk: “La prossima guerra che ci distruggerà non sarà fatta di armi ma di batteri. Spendiamo una fortuna in deterrenza nucleare, e così poco nella prevenzione contro una pandemia, eppure un virus oggi sconosciuto potrebbe uccidere nei prossimi anni milioni di persone e causare una perdita finanziaria di 3.000 miliardi in tutto il mondo”. Ascoltando l’intero messaggio, appena otto minuti, viene da pensare che l’uomo più ricco del mondo sia anche il più saggio, e persino il più chiaroveggente tra di noi.

Il filantropo americano, in una lettera pubblicata anch’essa di recente, ha indicato le 14 lezioni che dovremmo trarre da questa emergenza legata al coronavirus, specificando all’inizio le sue intenzioni e la sua volontà: “Voglio condividere con voi quello che sento che a parer mio ci ha insegnato veramente il Coronavirus”. Eccole.

Che cosa ci ha insegnato veramente il Coronavirus (COVID-19)?

-> “Ci sta ricordando che siamo tutti uguali davanti a una situazione di crisi, indipendentemente dalla nostra cultura, religione, occupazione, situazione finanziaria o dalla nostra fama. Questa malattia ci tratta tutti allo stesso modo, e forse dovremmo iniziare a farlo anche noi. Se non mi credete, chiedete a Tom Hanks.

-> Ci sta ricordando che in qualche modo siamo tutti collegati, e che se qualcosa colpisce noi avrà effetto anche su altre persone. Ci sta ricordando che i falsi confini che abbiamo creato hanno poco valore perché questo virus non ha bisogno di un passaporto. E mentre ci opprime per questo breve periodo di tempo, ci sta ricordando di coloro che hanno passato la loro intera vita a subire oppressioni.

-> Ci sta ricordando quanto sia preziosa la nostra salute anche quando non ce ne rediamo conto e la trascuriamo mangiando cibo povero di nutrienti e acqua potabile contaminata da sostanze chimiche. Se non ci prendiamo cura della nostra salute ci ammaleremo.

-> Ci sta ricordando che la vita è corta e che quindi dobbiamo fare ciò che è più importante, cioè aiutarci a vicenda, e specialmente aiutare coloro che sono anziani o malati. Il nostro scopo nella vita non è comprare rotoli di carta igienica.

-> Ci sta ricordando quanto è diventata materialista la nostra società e come, in momenti di difficoltà, riscopriamo gli elementi essenziali di cui abbiamo veramente bisogno (cibo, acqua, medicine), in contrapposizione ai lussi a cui talvolta inutilmente diamo valore.

-> Ci sta ricordando quanto sia importante la nostra vita familiare e quanto invece la trascuriamo giorno dopo giorno. Ci sta costringendo a tornare nelle nostre case in modo da ricostruire i nostri rapporti e rafforzare il nostro nucleo familiare.

-> Ci sta ricordando che il nostro vero lavoro non è effettivamente il nostro lavoro, perché quello che facciamo non è ciò per cui siamo stati creati. Il nostro vero lavoro è prenderci cura gli uni degli altri, proteggerci a vicenda e giovarci a vicenda.

-> Ci sta ricordando di tenere sotto controllo il nostro ego, perché non importa quanto grandi pensiamo di essere o quanto grandi siano gli altri, un virus può fermare tutto il nostro mondo.

-> Ci sta ricordando che il potere di libero arbitrio è nelle nostre mani. Possiamo scegliere di cooperare e aiutarci a vicenda, condividere, dare, aiutare e sostenerci l’un l’altro, o possiamo scegliere di essere egoisti, accumulare, prenderci cura solo di noi stessi. È vero che sono le difficoltà a mettere in risalto i nostri veri valori.

-> Ci sta ricordando che possiamo essere pazienti o che invece possiamo farci prendere dal panico. Possiamo capire che questo tipo di situazione è già accaduta molte nella storia e che presto o tardi passerà, oppure possiamo andare nel panico e vedere questo momento come la fine del mondo e, di conseguenza, causarci più problemi che benefici.

-> Ci sta ricordando che questa sì può essere la fine, ma anche un nuovo inizio. Questo può essere un momento di riflessione e comprensione, in cui riusciamo a imparare dai nostri errori, oppure può essere l’inizio di una spirale che continuerà fino a quando finalmente impareremo la lezione a cui siamo destinati.

-> Ci sta ricordando che la nostra Terra è malata. Ci sta ricordando che dobbiamo analizzare il tasso di deforestazione con la stessa urgenza con cui sono spariti tutti i rotoli di carta igienica. Noi ci stiamo ammalando perché la nostra casa, la Terra, è ammalata.

-> Ci sta ricordando che dopo ogni salita, c’è sempre una discesa. La vita è un processo ciclico, e questa che stiamo vivendo è solo una fase di questo ciclo. Non abbiamo bisogno di andare nel panico, anche questo momento passerà.

-> Mentre in molti vedono il Coronavirus come un immenso disastro, io preferisco vederlo come un *momento di correzione*. È venuto per ricordarci delle lezioni importanti che sembravamo aver dimenticato, e ora spetta a noi impararle per il futuro”.

Queste le parole di due grandi protagonisti della nostra epoca. A ciascuno di noi la possibilità di riflettere su di esse ma soprattutto di trarne le giuste lezioni!

Vedi anche: Chi pensa che si potrà tornare a vivere come prima si sta illudendo; La pandemia potrebbe cambiare completamente il nostro modo di vivere; I giovani e il valore del tempo

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CORONAVIRUS, LA MARATONA PIÙ DIFFICILE

L’espressione è del dir. Merlini dell’ospedale della Carità di Locarno in una recente dichiarazione al Quotidiano sulla RSI. Non sarà una lotta breve ma una lunga maratona che in quanto tale metterà a dura prova la resistenza di tutti, ma soprattutto del personale sanitario.

Oggi il tempo non è più nelle nostre mani. Perché non sappiamo quando finirà il tutto. Potranno essere due mesi o forse tre, ma anche di più.  Di certo non sarà una cosa immediata. Anche a questa nuova percezione del tempo non siamo immunizzati, esattamente come non lo siamo rispetto a questo virus.

Ma allora visto che certamente sarà una maratona, come gente abituata alle gare di resistenza non possiamo dare qualche suggerimento? Lo sport non può servire attraverso qualche piccolo spunto per aiutare tutti quanti a resistere meglio? Perché di resistenza qui si tratta e si tratterà sempre di più. Ma anche di gestione delle forze e di un atteggiamento mentale forte.

Qualità che dovrebbe avere, appunto, un sportivo in generale e soprattutto un maratoneta. Gestione delle energie, anzitutto. Significa non strafare, mai oltrepassare i propri limiti e le proprie capacità di resistenza. Avere una condotta attenta ma calibrata, mai oltre misura. Nella maratona si sa esattamente: che si va oltre una certa intensità dello sforzo quasi certamente “salterà” forse proprio al famigerato “muro” dei 30 km.

Significa dunque capire, per chi oggi opera in prima linea negli ospedali e nei servizi essenziali, ma anche per tutti quanti noi che siamo confrontati a una nuova situazione esistenziale, se in qualche modo si sta esagerando mettendo troppo sotto pressione il nostro fisico come la nostra mente. Il troppo nello sport, come in tutti i contesti della vita, può essere pericoloso. Il controllo dovrebbe essere fatto dalla persona stessa ma anche dai colleghi e dai responsabili.

È anche necessario recuperare gli sforzi. È inutile voler fare gli eroi. Si può resistere per un po’ ai livelli più stressanti ma poi si pagano quasi sempre le conseguenze. In maniera spesso pesante. È una legge fondamentale anche per chi fa sport e per ogni maratoneta.

Quindi il primo lavoro deve essere fatto su se stessi. Concedersi dei time out per capire qual è il proprio grado di affaticamento, la propria condizione psicofisica. L’organizzazione e la gestione delle incombenze sono anche fondamentali: non ci deve essere dispersione di energia. Come pure la motivazione: bisogna sostenersi l’uno con l’altro sapendo che in questo momento si sta facendo qualcosa di importante.

Poi è necessario avere un atteggiamento positivo: visualizzare il percorso di ogni giornata in maniera che se ne veda il progresso, il miglioramento. Da ultimo, immaginare le situazioni che possono creare difficoltà: una particolare procedura, un’incombenza, il rapporto con qualcuno. E cercare di risolverle al meglio.

LA PAROLA CHIAVE È DUNQUE “RESILIENZA”.

Quella forza interiore che si sviluppa praticando sport, quella capacità di superare i limiti della fatica, di tenere duro per arrivare al traguardo raggiungendo talvolta, contro ogni previsione, obiettivi insperati e risultati impensati.

Una forza che è tempo di applicarla ora a questa incredibile quotidianità che ci viene indicata, per superare i grandi sacrifici ai quali tutti siamo chiamati.

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L’a-ja resort Zürich, albergo ideale per sportivi e non

Cari sportivi e non solo, cercate un albergo su misura a Zurigo per un weekend di piacere o magari in vista della famosa maratona in agenda il prossimo 26 aprile 2020?

Io ne ho uno da consigliarvi ed è sicuramente l’a-ja Resort che si trova nel quartiere di Altstatten a 10 minuti di tram (e 5′ di treno) dalla stazione centrale.

Situato in un edificio dall’architettura futuristica molto particolare e suggestiva, è per numero di stanze il terzo albergo più grande di Zurigo. Fa parte di una catena alberghiera che ha altre strutture soprattutto in Germania.

L’albergo è un 4 stelle con tutti i comfort e, come detto, anche a misura di sportivo: in particolare le zone fitness e spa situate all’ultimo livello (la sauna è panoramica con grandi vetrate) sono un’attrattiva per chi vuole unire vacanze ad attività fisica e relax.

In questo senso l’albergo è ideale anche per chi viaggia per affari, ma non vuole perdere la tonicità muscolare. In più un ristorante di ottimo livello, il DELI Restaurant, permette di gustare prelibatezze di ogni sorta.

Come se non bastasse, annesso all’albergo si trova la Nivea House: qui è possibile farsi “coccolare” con dei massaggi a base della famosa crema idratante e protettiva, magari proprio dopo aver affrontato qualche sforzo fisico.

Da ultimo, ma non in ordine di importanza, i prezzi: assolutamente concorrenziali per ciascuna delle 318 camere doppie disponibili e tutte climatizzate. Insomma, un albergo di cui tenere conto per chi ha intenzione di passare qualche giorno nella splendida Città sulla Limmat.

Info: a-ja resort Zürich

Vedi anche: Zurigo Turismo

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Bilancio di una bella esperienza nella Città sulla Limmat

Allora, la mia missione in questo weekend appena trascorso (13/15 dicembre 2019), era chiara: dovevo dimostrare che a Zurigo è possibile “sudare” anche in inverno, oltretutto e possibilmente divertendosi.

Una missione che ho definito “speciale”, proprio perché per il sottoscritto si è trattato di qualcosa di davvero insolito, insomma un’esperienza nuova e assolutamente piena di fascino e interesse anche perché mi ha permesso di vivere una città che ho sempre amato in una dimensione diversa e più profonda, più vicina, forse, al suo stesso essere.

In due parole il mio compito su mandato di Zurigo Turismo era questo: vivere alcune esperienze tra sport, buona cucina e relax a Zurigo e riportarne le relative impressioni sui miei blog e i vari social (Fb, Twitter, Instagram, Linkedin). Cosa che tra l’altro ho fatto puntualmente con una discreta per non dire buona rispondenza (circa 10 mila i contatti/reazioni in tre giorni).

Quindi ho dormito ad esempio in alberghi a misura di sportivo come l’Aja Resort e il Placid Hotel Design & Lifestyle. Due alberghi quattro stelle, non centralissimi, ma certamente di alto livello. Soprattutto pensati per gente sportiva: dalla dotazione di infrastrutture alla cura dei pasti, come pure, importantissima, alla garanzia della tranquillità e della quiete.

Aspetti, questi, molto importanti per chi il giorno seguente deve partecipare a una competizione sportiva, come può essere ad esempio la Maratona di Zurigo che si terrà il prossimo mese di aprile.

Ma Zurigo è anche divertimento e relax. Quindi già la prima sera non ho resistito a un drink in cima alla Prime Tower nell’esclusivo Clouds dalla vista straordinaria sulla Città. Da andarci assolutamente, magari pernottando nel vicino ristorante (sempre con vista favolosa) dove tra l’altro opera uno chef stellato.

Poi ho fatto tante altre cose, tra cui ovviamente partecipare alla Silvesterlauf, un evento sportivo che ha attirato circa 20 mila persone nel centro Città in un ambiente unico e straordinario, pieno di buona energia. Una corsa di 8,5 km che ho concluso in 35’33’’ alla media di circa 4’10’’ al chilometro, quindi a un passo più che dignitoso considerata anche l’età…

UNA ZURIGO DA VISITARE E DA CONOSCERE

Insomma, tante cose per una bella esperienza complessiva, che ha acquisito ancora maggiore fascino per via del periodo natalizio dove tutto il centro era illuminato da luci di ogni sorta e i mercatini sono uno spettacolo già di per sé.

A un bel viaggio, si dice di solito, dovrebbe corrispondere un bel ricordo. Ed è stato proprio così.

Nel mio caso questo bel ricordo lo terrò ben custodito. Sono dell’avviso che il nostro Paese è davvero qualcosa di straordinario. La Svizzera è bella ovunque. Ma in più c’è questo: le differenze tra le varie regioni e tra le stesse Città, ci avete mai fatto caso? Differenze che sorprendono sempre.

Un fatto che è legato alla storia del nostro paese che fa sì che convivano culture diverse in spazi neanche troppo estesi. Anche se è vero che la globalizzazione ha un po’ appiattito queste peculiarità, che un tempo erano più accentuate…

Malgrado ciò la sensazione è quella di avere fatto una vacanza arricchente. Quel tipo di vacanze che danno soddisfazione, insegnano, fanno magari anche riflettere. Perché è vero che, come ha detto qualcuno, ciò che si attende da un viaggio è “il differente”. E Zurigo è differente, ma in positivo. Non penso solo all’organizzazione, alle infrastrutture, ai trasporti, alla bellezza del lago e del paesaggio.

Penso alla gente, a una certa spensieratezza e voglia di vivere che in altre parti si è un po’ spenta. Una positività che contagia subito il visitatore e che crea quella irrefrenabile e silente nostalgia di ritornarci, in questa città cosmopolita e pulsante di vita, appena possibile.

Leggi anche: Come sudare a Zurigo nel periodo di NataleLa magia del Natale in un weekend “sportivo” a Zurigo; Alfred Escher, padre e fondatore della Gotthardbahn; La Silvesterlauf, una festa per 21 mila partecipanti

Vedi anche: Zurigo Turismo, info@zuerich.com, zuerich.com
facebook.com/visitzurich; instagram.com/visitzurich; #visitzurich

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Tadesse Abraham e Delia Sclabas firmano la 43. Silvesterlauf

Partiva con i favori del pronostico e non ha deluso le aspettative. Tadesse Abraham ha dominato la concorrenza nella gara riservata agli élite della Silvesterlauf di Zurigo, megaevento podistico andato in scena questo fine settimana e che ha attirato sulle rive della Limmat quasi 20 mila partecipanti.

Abraham, 37 anni e tante vittorie in carriera (è recordman svizzero sulla maratona è anche Campione europeo in carica nella “mezza”),  ha controllato la corsa sin dalle prime battute mantenendo il controllo della gara, anche perché la formula, molto spettacolare, era ad eliminazione sul circuito di 330 metri disegnato attorno alla Fraumünster e la Stadthaus.

Poi da circa metà gara si è involato lasciando la compagnia degli avversari, tra cui l’elvetico Eric Rüttimann  e il keniota Bernard Matheka che giungeranno nell’ordine sulla linea del traguardo alle spalle del fuoriclasse eritreo naturalizzato svizzero. “Oggi le sensazioni erano buone”, ha affermato il vincitore subito dopo “e quindi ho voluto offrire uno spettacolo al pubblico presente”.

Tra le donne cavalcata solitaria della ventenne Delia Sclabas che come per Abraham ha subito preso la testa della prova senza che nessuno riuscisse a tenere il suo passo. “Ho mantenuto un ritmo molto alto per tutta la gara senza accusare cedimenti”, dirà la bernese sorridente al termine della gara.

Alle sue spalle hanno chiuso nell’ordine la keniota Gladys Jemaiyo e l’elvetica Selina Büchel specialista delle corte distanze. Quarto posto per la triatleta Nicola Spirig non abituata ai ritmi sostenuti: “Per me è stata una bella sfida che mi ha permesso di tenere sempre un passo molto veloce come non sono solita fare in questo periodo durante i miei allenamenti”, ha detto la campionessa olimpica ai Giochi di Londra 2012.

Elite Uomini – 5,28 km

1. Tadesse Abraham (SUI) 14:59.2

2. Eric Rüttimann (SUI) 15:03.4

3. Bernard Matheka (KEN) 15:07.9

Elite Donne – 3,96 km

1. Delia Sclabas (SUI) 12:13.7

1. Gladys Jemaiyo (KEN) 12:28.6

3. Selina Büchel (SUI) 12:42.4

Vedi anche: Silvesterlauf2019/risultati

Fonte: Triathlon che passione!

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La Silvesterlauf, una festa per 21 mila partecipanti

Una festa, molto semplicemente. La Silvesterlauf mi viene da definirla così. Una festa, prima di ogni altra cosa. Soprattutto non una competizione tout court. Perché sì, la voglia di gareggiare c’è certamente in molti, ma non è l’aspetto prevalente.

Ciò che ha attirato nelle vie della vecchia città di Zurigo questa domenica 15 dicembre oltre 20 mila appassionati della corsa a piedi è soprattutto la voglia di divertirsi, di stare insieme, di vivere la città di Zurigo in una forma diversa.

Da cosa lo si capisce? Anzitutto dalle espressioni della gente, sempre sorridente. I volti contratti e concentrati tipici di chi gareggia con un occhio al cronometro sono stati la netta minoranza sul circuito disegnato nelle vicinanze e attorno alla Fraumünster.

E tra i ventimila stavolta c’ero anch’io. Per me è stata una prima. Mi ero già iscritto un paio di altre volte, ma per una ragione o per l’altra vi ho sempre rinunciato (a malincuore). Questa volta non potevo però venire meno al mio “impegno” di sudare a Zurigo.

L’obiettivo era di rimanere sotto i 40 minuti, ed è stato raggiunto. Sono partito piano, nella pancia del gruppo. Ho tenuto il mio passo per due giri e mezzo dei tre in programma per aumentare il ritmo negli ultimi 500 metri… fino al sospirato traguardo.

Già, perché la gara non è stata facile. Con una certa sorpresa devo dire. Sapevo che c’erano dei saliscendi, ma non mi aspettavo degli strappi così secchi. Il che non significa che sia negativo. Semplicemente bisogna arrivare ben preparati e con i muscoli forti, proprio per non cedere su queste salite.

Alla fine mi sembra comunque di avere portato a termine il mio compito. Senza esagerare troppo, mantenendo quindi i battiti ancora abbastanza lontani dalla soglia e quindi di miei limiti. Come detto volevo restare sotto i 40′ e ho terminato in 35’33”.

So che è un tempo che posso migliorare. Ci penserò l’anno prossimo quando oltretutto farò il… salto di categoria. Ma intanto lasciatemi concludere con questa bella impressione: la Silvesterlauf è davvero un corsa splendida, che regala grosse emozioni, disegnata dentro le vie della vecchia città, tra la Limmat e la Bahnhofstrasse.

Splendida come percorso, ma soprattutto come ambiente e atmosfera di gara. Come dicevo all’inizio, una festa dove l’energia positiva sembra davvero scorrere a grandi quantità facendo concorrenza alle placide acque della Limmat che dal loro alveo, in questa giornata quasi tiepida di dicembre, hanno osservato silenziose e con pacata discrezione la grande kermesse.

Risultati: datasport.com/silvesterlauf2019

Leggi anche: La Silvesterlauf e quella voglia di vivere; 43. Silvesterlauf con tanti campioni al via; Come “sudare” a Zurigo nel periodo di Natale

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43. Silvesterlauf di Zurigo con tanti campioni al via

C’è grande attesa per la gara riservata agli élites della 43. Silvesterlauf di Zurigo, uno degli eventi più attesi e di maggiore prestigio del panorama podistico nazionale. Una prova molto spettacolare e ad eliminazione: gli atleti correranno infatti attorno alla Fraumünster su un tracciato di circa 330 metri con l’eliminazione degli ultimi cinque concorrenti ogni due giri.

Tra i grandi protagonisti quest’anno ci sarà anzitutto Tadesse Abraham alla sua decima partecipazione. L’eritreo naturalizzato svizzero si è già imposto in questa gara per ben quattro volte. La sua ultima partecipazione è del 2017 dove però dovette accontentarsi del secondo posto alle spalle del keniota Patrick Ereng.

Abraham, che partecipa a queste gare pre-natalizie come preparazione in vista delle maratone primaverili, avrà quest’anno come principale avversario Eric Rüttimann, attuale campione svizzero dei 10 km su strada, oltre allo specialista di corsa d’orientamento Matthias Kyburz, vincitore della passata edizione.

Di grande interesse si annuncia anche la prova riservata alle donne con la presenza di Nicola Spirig, campionessa olimpica di triathlon ai Giochi di Londra 2012. La Spirig duellerà con Delia Scablas, prima lo scorso anno, oltre che con Selina Büchel, Simona Aebersold e Maya Neuenschwander.

Nelle gare riservate ai popolari, dove sono presenti numerose categorie, si avranno al via complessivamente 21 mila atleti. Per il Comitato organizzatore che da quest’anno sarà presieduto per la prima volta da Corsin Caluori (che ha preso il posto di Bruno Lafranchi) una nuova sfida a voler sempre migliorare la propria offerta e per questo, nell’edizione di quest’anno, sono stati apportati circa 40 piccoli aggiustamenti.

Vedi anche: silvesterlauf.ch

Fonte: Triathlon, che passione!

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Alfred Escher padre e fondatore della Gotthardbahn

Zurigo è una città ricca di storie e non può che essere così vista l’importanza del suo passato. Quello che è interessante sapere è che molte di queste storie si intrecciano anche con il Ticino. Tante riguardano persone comuni come noi che in qualche modo o per qualche ragione hanno avuto a che fare con la Città sulla Limmat. Quanti, infatti, vi hanno lavorato o studiato? Non solo: i miei genitori, ad esempio, per una curiosa coincidenza si sono conosciuti proprio nella vecchia Halle della Stazione ferroviaria, poco prima di prendere un treno…

Storie comuni ma anche storie più importanti, come quella di Alfred Escher (1819-1882), il cui gigantesco monumento fa bella mostra di sé fuori dalla stazione centrale. Escher è considerato il padre della Gotthardbahn, è oggi un simbolo per Zurigo ma pensate è nel contempo anche cittadino onorario di Lugano! È stato un uomo di grande successo, attivo su tanti fronti, sebbene gli ultimi anni di vita non siano stati molto fortunati per lui. E ancora meno lo furono per la figlia Lydia, ai tempi, siamo alla fine dell’Ottocento, ritenuta la donna più ricca in Svizzera e che per una questione di cuore mise tragicamente fine ai suoi giorni… 

IL TRENO SFRECCIA VELOCE…

“Il treno sfreccia veloce dentro l’oscurità della valle. A dicembre la notte scende in fretta e in un attimo si passa dalla luce al buio più pesto. Si attraversano villaggi, poi ci si infila in qualche galleria per uscirne subito dopo. Non è mai noioso viaggiare in treno, neppure all’imbrunire. I paesaggi si rincorrono, si avvicinano, ruotano, si incrociano, poi si allontanano…

Mai poi, appunto, arriva la notte e il buio diventa tutto uguale. Ogni tanto le fioche luci tremolanti indicano la presenza di un villaggio con la chiesa illuminata e il bagliore dei prati innevati. Chi ci vive quassù, in mezzo alle montagne, nel freddo di questo inverno? Il treno continua la sua corsa e a poco a poco si inizia a sonnecchiare; a poco a poco il pensiero diventa sogno e segue il rollio ritmico del treno che ci trasporta e sembra di confondersi con l’ambiente.

Usciti dal tunnel di Alptransit la fermata di Zugo non è lontana. Qui l’ambiente si riaccende, sale parecchia gente sorridente e il vagone si ravviva. Salgono famiglie intere, gente anziana, gruppi di ragazze e ragazzi che ridono e scherzano fra loro, tutti diretti verso la grande Città e il suo clima di Natale. 

L’ARRIVO ALLA STAZIONE DI ZURIGO

Quando arrivi a Zurigo la folla dentro il treno è in visibilio e in un attimo ti ritrovi catapultato sui binari che sembrano il set di un film hollywoodiano. Gente che corre, gente che si saluta… Tutto splende, sembra di essere in un film di Woody Allen.

Un bimbo piccolo guarda meravigliato il grande Swarovski, l’albero di Natale della stazione di Zurigo, alto ben 15 metri. I suoi occhi sono pieni di meraviglia come quelli della madre che lo tiene per mano e come lui guarda verso l’alto di questa meraviglia natalizia. La gente corre, i treni non aspettano, l’ultimo regalo, forse, neppure…

Oggi per fare la tratta Lugano-Zurigo si impiegano poco più di due ore. Le due città sono legate da tante storie, pensiamo solo ai giovani che studiano all’Università o al Politecnico, tra i più rinomati al mondo. Usciamo e come per l’albero di Natale vediamo gente che guarda all’insù, questa volta però verso la grande statua dedicata ad Alfred Escher, il padre della Gotthardbahn. L’ombra della sua imponente figura si riflette sulla monumentale parete della Stazione intrecciandosi, in uno spettacolare quanto suggestivo gioco di combinazioni, con i fili elettrici dei tram cittadini.

ALFRED ESCHER, PADRE DELLA GOTTHARDBAHN

Escher è stato uno degli uomini più influenti della seconda metà dell’Ottocento, attivo in molti campi della politica come dell’economia. Oltre ad aver promosso la Gotthardbahn, fu il fondatore del Credito Svizzero. Nel corso della sua vita ha ottenuto molti riconoscimenti e tra questi – in molti saranno ora sorpresi nel saperlo – pure quello di cittadino onorario della Città di Lugano!

Viveva nella sontuosa Villa Belvoir a Enge, dove visse anche gli ultimi anni della sua esistenza che non furono sempre facili. A causa del cattivo stato di salute, ad esempio, non poté partecipare all’inaugurazione della galleria ferroviaria del Gottardo nel 1882 di cui fu, appunto, il principale promotore. Morì di lì a poco.

La sua figura è legata anche alle vicende della figlia Lydia che ereditando il patrimonio del padre divenne la donna più ricca della Svizzera di quell’epoca. Il suo matrimonio con il figlio del Consigliere federale Friedrich Emil Welti finì tragicamente. L’idillio che la vide al fianco dell’artista Karl Stauffer fu di breve durata: Stauffer morì di una dose eccessiva di clorato e Lydia Welti-Escher aprì il rubinetto del gas il 12 dicembre 1891 nella sua casa di Champel presso Ginevra. Aveva solo 33 anni.

LA FONDAZIONE GOTTFRIED KELLER

Prima di morire, Welti-Escher destinò i milioni di franchi ereditati dal padre alla fondazione Gottfried Keller, che aveva istituito e il cui scopo consisteva nell’acquisizione di opere d’arte e che oggi è sotto la tutela della Confederazione.

Un soffio di vento spaventa un piccione appollaiato sulla mano rigida della statua di Escher e spicca il volo verso l’alto, tra le nebbie della sera e i colori delle luci variopinte di Natale. L’ambiente è magico e la voglia di vivere la città, seguendo l’onda del profumo di vin brulé e dei suoi affollati mercatini ti conquista subito, irresistibile come una Musa delle divinità greche”.

Testo: copyright N. Pfund

Leggi anche: Come sudare a Zurigo nel periodo di Natale; La magia del Natale in un weekend “sportivo” a Zurigo

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TRISTAR LUGANO: UN SUCCESSO LA PRIMA EDIZIONE

Parte con il piede giusto il TriStar Triathlon Lugano. In una giornata splendida dal punto di vista meteorologico, sono stati oltre 250 gli atleti che si sono dati appuntamento al Lido di Lugano per la sfida che prevede in sequenza e senza soluzione di continuità tre sport diversi: nuoto, bici e corsa.

Il triathlon, appunto, dove nei primi 500 metri a nuoto il migliore è stato l’ex nuotatore Nils Andelind, uscito dopo appena 6’35’’. Alle sue spalle, racchiusi in una manciata di secondi, una decina di altri triatleti, tra cui l’italiano Matteo Fontana (6./7’27’’) e il nostro Adriano Engelhardt (4./7’09’’) che saranno i protagonisti della tratta successiva, quella in bicicletta.

Una frazione di 50 km piuttosto selettiva, lungo tutta la Val Colla, con ben 780 metri di dislivello. Come dire, la frazione determinante, perché è proprio qui che Fontana, forte ciclista, ha costruito il suo successo, transitando con circa 5’ di vantaggio su Engelhardt a Maglio di Colla: “Quando ho visto che il mio vantaggio era già così consistente ho solo cercato di amministrare lo sforzo senza rischiare troppo in discesa”, ha detto sorridente il vincitore subito dopo aver tagliato il traguardo.

Fontana chiuderà con il tempo complessivo di 2.05’09’’, due minuti prima di Adriano Engelhardt (2.07’08’’), che segnerà dal canto suo il miglior parziale nei 5 km di corsa a piedi (17’17’’). Terzo posto per Giacomo Trabattoni, un giovane molto promettente di stanza a Zurigo, ma di origini luganesi (2.15’38’’).

Per Engelhardt si tratta di un ottimo risultato, un ulteriore importante tassello nella sua ancora breve carriera da triatleta: “Sono molto contento della mia gara, dell’ambiente straordinario e di tutto il magnifico paesaggio, anche se devo riconoscere che il formato di oggi non si addice perfettamente alle mie caratteristiche, dove prediligo una tratta a nuoto e soprattutto a corsa più lunghe”.

Al femminile la vittoria è andata alla neozelandese Meredith Hill (2.27’55’’) che ha fatto gara pari con l’elvetica Diane Luethi fino al secondo cambio, per prendere il vantaggio decisivo nella tratta finale portata a termine in 20’24’’, un minuto e mezzo meglio dell’avversaria.

Brillante terza la ticinese Carola Fiori-Balestra, ormai abituata ai podi, che ha chiuso in 2.34’08’’. Grande interesse anche per le staffette e questo per la presenza dell’olimpionico Fabian Cancellara che ha corso insieme all’ex campionessa di nuoto Ivana Gabrilo e al sindaco di Lugano Marco Borradori.

Il “Team Cancellara” ha chiuso al quinto posto, mentre il migliore terzetto è risultato quello del Dicastero Sport con Roberto Badaracco, Rocco Cattaneo e Igor Zellweger. Soddisfatta e sorridente dopo la gara, Ivana Gabrilo, alla sua prima esperienza in una prova di triathlon, non si aspettava una partenza così concitata: “Nei primi 60 metri è stata lotta dura per accaparrarsi le posizioni e non c’è stata neppure esclusione di colpi… per me che sono abituata a gareggiare in corsia è stata davvero un’esperienza nuova”. 

CLASSIFICHE

Un momento della “storica” conferenza stampa di presentazione della prima edizione del Triathlon da Lugano con, da sinistra: Fabian Cancellara, Nicola Pfund e Marco Borradori.

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StraLugano, bella la città, oggi su “ExtraSette”

Non poteva che essere dedicato alla StraLugano, l’evento “clou” di questo weekend, il mio contributo odierno su “ExtraSette” (supplemento del venerdì del “Corriere del Ticino”). Una manifestazione che tra sabato e domenica attirerà migliaia di appassionati della corsa a piedi e che negli anni ha contribuito a far “cambiare pelle” alla città di Lugano, divenuta sicuramente molto più sportiva (nel senso di una pratica attiva). Buona lettura!

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Da Zurigo a Rapperswil, oggi su “ExtraSette”

Oggi su ExtraSette (supplemento del venerdì del “Corriere”) trovate la descrizione del giro del lago di Zurigo in bicicletta. Giro splendido di circa 70 km che può essere fatto anche in famiglia perché completamente pianeggiante e che permette di scoprire tanti bei villaggi, tra cui Rapperswil dove tra l’altro si mangia un pesce persico ottimo (assaggiato personalmente). Insomma, da fare…

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Una scalinata con vista sul blu, oggi su “ExtraSette”

La funicolare degli Angioli (e l’adiacente scalinata) ha un passato glorioso e importante perché serviva per trasportare i facoltosi clienti dal lungolago all’hotel Bristol.

La funicolare è dismessa da alcuni anni, resta la famosa scalinata di circa 300 gradini con vista imprendibile, ci siete già stati? Ora, questo luogo è diventato un banco di prova e di allenamento tra i più spettacolari per tanti podisti della zona.

Ve ne parlo sul numero odierno di “ExtraSette”, allegato al “Corriere del Ticino”, raccontandovi anche un itinerario podistico in Città. Buona lettura!

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Camminare per la città, oggi su “ExtraSette”

CAMMINARE PER LA CITTÀ

A spasso con due bastoncini, domenica c’è il Walking Lugano, però… oddio fatelo con il sorriso, senza competere come mi è capitato di vedere, oddio, davvero solo e soltanto con il sorriso e il piacere di stare insieme, perché altrimenti non ha nessun senso!
Vabbè, di Walking parlo oggi su “ExtraSette” (supplemento del venerdì del “Corriere del Ticino”). Non perdetelo, leggetelo perché questo sport è davvero splendido, per me è lo sport del futuro, e naturalmente buon weekend a tutti quanti!

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Voti migliori grazie allo sport, oggi su “ExtraSette”

VOTI MIGLIORI GRAZIE ALLO SPORT
È un tema che mi sta a cuore. Quale? Quello dell’insegnamento che una SANA pratica sportiva può apportare ad altri ambiti della vita. Prendiamo lo studio per i giovani: sono convinto che uno sport praticato in maniera CONSAPEVOLE e non solo finalizzata al risultato, può aiutare ad esempio ad acquisire un valido metodo anche per organizzare lo studio. Quindi per ottenere voti migliori. Ve ne parlo oggi su “ExtraSette” (supplemento del “Corriere”) a p. 19. Buona lettura!

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L’IRONMAN Switzerland lascia Zurigo per Thun


IRONMAN SWITZERLAND IN 2020 IRONMAN SWITZERLAND IN 2020

Oldest Race on the European continent to change locations after this year’s 23rd edition in Zurich

IRONMAN, a Wanda Sports Holdings company, today announced Thun in the Canton of Berne as new host city for the IRONMAN® Switzerland triathlon event in 2020. The move will be made after this year’s 23rd edition of the race in Zurich, the country’s largest city.

“We are incredibly grateful for 23 years of IRONMAN racing in Zurich and would like to thank all of our supporters, friends, volunteers and sponsors. Our team is very much looking forward to bringing IRONMAN racing to Thun and we are working hard to make the transition a seamless one,” said Nico Aeschimann, Regional Operations Manager for IRONMAN. “However, the move will not be a goodbye. We are currently planning to create a multi-sports festival in Zurich starting in 2020.”

IRONMAN Switzerland is the second oldest IRONMAN event in the region after Club La Santa IRONMAN Lanzarote and the oldest on the European continent. Thun, a city of 45,000 inhabitants and located approximately 130 kilometers to the Southwest of Zurich has expressed their interest to host an IRONMAN event for a number of years.

 Surrounded by an impressive mountain scenery with the Eiger, Mönch and Jungfrau mountains and situated directly on Lake Thun and the Aare, the city of Thun offers numerous leisure and recreational opportunities. Restaurants and public squares by the water give the city a very special Mediterranean ambience.

 From the grounds of the renovated lido, athletes will swim 3.8km (2.4 miles) in the pristine waters of Lake Thun in which the monuments of the Alps are reflected. The single-loop counter-clockwise swim course will lead back into the marina next to the lido where the athletes will exit the lake and make their way into transition.

 The two-loop 180km (112-mile) bike course takes the athletes towards Spiez where they turn away from the lake towards the beautiful Gürbe Valley. The course will lead towards Berne Airport on the right side of the valley and back on the opposite side where they make a loop in the stunning Gantrisch area. From there it will be a smooth and slightly downhill ride back to the turnaround at transition zone for the second loop to complete the bike course.

 After the change from bike to run, athletes will begin their 42.2km (26.2-mile) run along the lakeshore into the old town passing the Schadau Castle and crossing the river Aare. On the other shore the course leads out of town on the trails of the Thun City Run. After the turn around, athletes will turn back into a town full of spectators and towards the event venue where they start their next loop. “IRONMAN fits perfectly into the wonderful region of Thun and reflects the strategic goals of the city. We are delighted to welcome and support this international sporting event,” said Raphael Lanz, Mayor of Thun.

 The cityscape is not only characterized by water and mountain landscapes, but also by picturesque medieval buildings – above all Thun Castle, which towers majestically over the rooftops of the city. Thun combines lively and sociable city life with a unique and diverse natural environment.

“For the tourism region Thun-Thunersee, IRONMAN is a fantastic opportunity to present itself to the international public as an exciting area. The participants and spectators from all over the world will be thrilled by the unique landscape with the lake as well as the mountains,” added Roman Gimmel, of the Municipal Council of Thun and President of Thun-Thunersee Tourism.

“Thanks to major sporting events such as IRONMAN, the Canton of Berne can strengthen its reputation as a tourist destination. In addition, the canton achieves a high national and international media impact by hosting such events,” said Christoph Ammann, Cantonal Councillor and Director for Economic Affairs of the Canton of Berne.

 The 2020 IRONMAN Thun Switzerland will offer 40 coveted age-group qualifying slots to the 2020 IRONMAN World Championship in Kailua-Kona, Hawai`i.

 General registration for the 2020 IRONMAN Switzerland Thun will open after this year’s event. For more information please visit, www.ironman.com/switzerlandthun or direct inquiries to thun@ironman.com.  

 Those interested in competing in the final edition in Zurich taking place on July 21, 2019 can visit www.ironman.com/switzerland. Athlete inquiries for the 2019 event may be directed to zuerich@ironman.com.

 For more information on the IRONMAN brand and global event series, visit eu.ironman.com.

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Corsa mattutina per dimagrire, oggi su “ExtraSette”

CORSA MATTUTINA PER DIMAGRIRE

Uno degli aspetti più importanti per chi pratica uno sport di resistenza è senz’altro il peso corporeo. Più importante, a volte, dell’allenamento stesso. Già, ma come perdere peso? Una strada è certamente quella della dieta. Ma ci sono altre vie: ad esempio quella dell’allenamento a digiuno del mattino. Ve ne parlo oggi su “ExtraSette” (supplemento del venerdì del “Corriere”). Buona lettura e una splendida giornata a tutti!


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In bici al Casolare di Serpiano, oggi su “ExtraSette”

IN BICI AL CASOLARE DI SERPIANO
Siete già stati a Serpiano in bicicletta? È una salita non troppo impegnativa che conduce su uno dei punti più belli e favolosi per ammirare dall’alto il lago di Lugano. Un percorso che inoltre ci immerge nella pace agreste tipica del Mendrisiotto, toccando villaggi splendidi come Besazio, Arzo e Meride. Ve ne parlo oggi su “ExtraSette” (supplemento del “Corriere”) a p. 19. Buona lettura!

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Bisogna bere prima della sete, oggi su “ExtraSette”

BISOGNA BERE PRIMA DELLA SETE

Oggi su “ExtraSette” (supplemento del venerdì del “Corriere”) a p. 20 vi parlo di un tema importante ma spesso sottovalutato dagli sportivi, quello dell’idratazione. Mantenere un giusto livello di idratazione del corpo, bevendo con regolarità prima, durante (per chi affronta sforzi prolungati) e dopo lo sforzo è essenziale, sia per il rendimento che per il recupero.

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I consigli per iniziare a fare sport, oggi su “ExtraSette”

I CONSIGLI PER INIZIARE A FARE SPORT, OGGI SU EXTRASETTE
Con l’arrivo della bella stagione in molti vorrebbero iniziare un’attività fisica (corsa, bici, ecc.), ma spesso non sanno come fare, da dove partire. D’altra parte la fase iniziale è certamente la più delicata perché la più difficile da superare. Ecco allora alcuni buoni consigli per partire con il piede giusto a fare sport: li trovate oggi su “ExtraSette” (supplemento del “Corriere”) a p. 18 e 19. Buona lettura e buon sport a tutti!

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Il triathlon, lo sport più completo: ecco spiegato perché

Forse non tutti lo sanno, ma il triathlon è scientificamente ritenuto lo sport più salutare in assoluto. La conferma viene da uno studio condotto dall’Università di Vienna dove sono state messe a confronto 50 tra le discipline più diffuse  al mondo.

Ebbene, questa ricerca ha evidenziato come il triathlon è lo sport più salutare di tutti perché riesce a conciliare in modo ottimale la salute fisica e mentale con l’aspetto e ecologico e sociale.

Il fatto poi di praticare tre discipline rende questo sport variato e più stimolante; senza dimenticare i benefici derivanti dal cross-training (allenamento incrociato) che riduce gli infortuni.

Nella foto: Nicola Spirig, campionessa olimpica e grande ‘testimonial’ della triplice disciplina, sorridente al via del Triathlon di Locarno 2022, l’ultima gara alla quale ha preso parte prima del ritiro dalle competizioni (photo: N. Pfund).

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Anno 1984: il triathlon arriva in Ticino grazie a… Marco Sasselli

Forse tanti non lo sapranno, ma la prima edizione in assoluto del triathlon di Locarno risale al lontano 1984.

Nacque da una proposta di Marco Sasselli (persona piena di iniziative e di grande spessore, venuta a mancare di recente), allora direttore del Dicastero sport della Città e fu tra i primissimi ad essere organizzati non solo in Svizzera, ma in tutta Europa.

Infatti, la prima gara di triathlon in Svizzera si svolse solo un anno prima a Zurigo (Swiss Triathlon di Zurigo) su iniziativa, in questo caso, di René Friedli, il primo elvetico ad aver preso parte all’Ironman delle Hawaii nel 1982.

A Locarno, l’intento dei promotori fu subito quello di mettere in piedi una prova a carattere popolare per “offrire una possibilità di verifica delle proprie condizioni fisiche, aprirsi a una preparazione fisica nelle tre discipline e migliorare la conoscenza delle nostre regioni”.

L’evento comprendeva due categorie a seconda delle distanze: i concorrenti della categoria A avrebbero dovuto coprire rispettivamente 2, 90 e 21 km, mentre quelli della categoria “B” avrebbero invece percorso 1, 45 e 10,5 km. La tratta a nuoto si disputò per entrambe le prove nell’allora vecchia piscina esterna del Lido con partenza in… massa. Alla gara, che ebbe luogo il 30 settembre 1984, presero parte complessivamente ben 140 atleti, 30 nella lunga distanza e 110 in quella corta. I vincitori? Beh, il primo a tagliare il traguardo nella prova maggiore fu l’ultraquarantenne podista tedesco Peter Reiher, mentre nella categoria B il migliore fu un giovanissimo Rocco Taminelli, figura di spicco negli anni successivi del podismo cantonale e in seguito pure ottimo triathleta a livello svizzero.

FonteTriathleta per passione, Fontana Edizioni, 2003 (a pag. 61 c’è un elenco completo di tutti i 140 atleti che hanno portato a termine questa prima e storica edizione del triathlon di Locarno)

Nella foto: Il ticinese Bruno Invernizzi si è aggiudicato più volte il Triathlon di Locarno (Foto: N. Pfund).

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UN LIBRO PER I “PRIMI” 15 ANNI DELLA STRALUGANO

È quasi in dirittura d’arrivo il libro commemorativo della StraLugano. Un libro voluto per ricordare le prime quindici edizioni di un evento che ha cambiato le abitudini di molte persone.

La StraLugano ha infatti avuto il grosso merito di avvicinare uomini e donne di tutte le età alla corsa a piedi, promuovendo di riflesso uno stile di vita più salutare.

Il libro ripercorrerà questi tre lustri, rievocando i fatti salienti di ognuna delle 15 edizioni. Dalla prima, ancora un po’ “incerta” dal profilo organizzativo alle successive, con la crescita continua dei partecipanti che ha portato questo evento ad avere sulla linea di partenza quasi 5500 persone.

Un volume bellissimo, con una grafica accattivante, ma soprattutto con tantissime foto e… il nome di tutti i partecipanti che hanno preso parte a questa manifestazione sin dall’inizio!

L’uscita è prevista per questa estate.  

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