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Perché è utile fare ricerca a scuola?

Lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni.

Paulo Coelho, Il Cammino di Santiago

In questo articolo parlo sinteticamente di alcune esperienze, di vita e professionali, da me avute e che mi hanno portato a credere fermamente nell’attività di ricerca (non quella accademica o di chi ha scelto l’indagine approfondita come professione, ma dei “normali” ricercatori di tutti i giorni, che nella vita si trovano ad affrontare interrogativi sempre nuovi), da applicare a scuola come in altri ambiti.

Desidero quindi fare partecipi gli altri di un’attività per me divenuta ormai una passione: quella per la ricerca, appunto. Oltre che, naturalmente, voler chiarire a me stesso, proprio attraverso queste riflessioni, il perché di questa passione.

Personalmente ho scoperto piuttosto tardi (avevo già venticinque anni), ai tempi dei Corsi di formazione per bibliotecari, l’“inebriante” sensazione che si può provare nell’inseguire dei percorsi di ricerca attraverso i libri, le enciclopedie e le carte d’archivio. Prima, durante gli anni della scuola, solo raramente ho avvertito un piacere altrettanto genuino per lo studio e l’apprendimento. A parte qualche raro momento, la scuola è quasi sempre stata per me una noiosa costrizione, anche se riuscivo comunque ad essere più che discreto a livello di rendimento.

Il lavoro in biblioteca (in questo affascinante microcosmo in cui viene classificato il mondo), il contatto quotidiano con l’universo dei libri e degli studiosi, la conoscenza degli strumenti e la comprensione dei sistemi di organizzazione del sapere, hanno permesso di “ribaltare” la situazione. Così, da ricettore più o meno passivo, da semplice contenitore di sapere, sono diventato un insaziabile ricercatore (e divoratore) di libri e notizie. Libri e notizie di cui sovente ne ignoravo l’esistenza ma che spesso hanno risposto a domande che non avevo mai pensato di pormi.

Strana la vita: quello che un tempo mi sembrava noioso (l’immagine della biblioteca come luogo polveroso è antica e dura a morire), oggi è fonte di inesauribile curiosità! Sto bene in quel silenzio magico che avvolge le sale della biblioteca, silenzio che racconta e che si fa spazio per le parole dei libri.

Strana la vita: quello che un tempo mi sembrava noioso (l’immagine della biblioteca come luogo polveroso è antica e dura a morire), oggi è fonte di inesauribile curiosità! Sto bene in quel silenzio magico che avvolge le sale della biblioteca, silenzio che racconta e che si fa spazio per le parole dei libri. La biblioteca (e ora, e sempre di più, anche Internet) non è il luogo della verità unica, ma quello della libertà dove ciascuno, confrontandosi con l’invenzione, la fantasia e il pensiero degli altri, si costruisce la propria verità. Per arrivare ad individuare le proprie particolarità, risorse, potenzialità. Un esercizio che richiede però metodo, costanza, passione; inoltre, tanta curiosità e, probabilmente, un po’ di coraggio per mettersi in gioco ed essere disposti ad accogliere nuovi orizzonti di senso.

Elementi, questi, che ritrovo nell’altra grande passione della mia vita, quella per lo sport, e in particolare per gli sport di resistenza pura come il podismo e il triathlon (che mi ha portato fino all’Ironman delle Hawaii), dove scende in campo la “sapienza del corpo”. Anche qui abbiamo a che fare con un percorso, in cui con la necessaria umiltà ci mettiamo in gioco per tirare fuori il meglio di noi stessi, per abbattere i nostri limiti. E infine avere la soddisfazione di raggiungere un risultato.

In entrambi i casi, nello studio come nello sport, ciascuno deve farsi carico, in maniera attiva e partecipata del proprio progetto. Iniziando con l’individuare uno scopo e cercando in seguito di raggiungerlo. E naturalmente sentendosi pienamente coinvolti in quello che si fa. Solo così si può ambire ad ottenere il proprio risultato sportivo, solo così si apprende veramente e si può cambiare. Solo un apprendimento autonomo, voluto e che coinvolge l’intera persona alla fine lascerà dietro di sé qualcosa di duraturo. Il sapere, in questo caso, diventa “succo e sangue” e non scivola via al primo scossone.

Queste convinzioni, maturate sulla base della mia esperienza di vita e professionale, cerco di applicarle, oggi, anche a scuola, come insegnante e con i miei allievi. In questo contesto cerco di dare, per quanto possibile, l’opportunità ad ognuno di crescere come persona, di autorealizzarsi, di esprimere i propri talenti. Per raggiungere questo scopo è necessario che si intuisca dapprima quali sono i propri interessi, che si coltivino in seguito le proprie potenzialità e che, con metodo e disciplina, si cerchi di esprimerle nella maggiore misura possibile: questa, a mio giudizio, è la strada da percorrere per far rifiorire il piacere di apprendere, a scuola come ovunque.

È una didattica che mira, nella sostanza, “a tirare fuori il meglio di sé stessi”, quindi ad assumerci la responsabilità di migliorarci come persone.

Ma anche, nel contempo, a responsabilizzarci di fronte agli altri, per aiutarli a loro volta nel loro processo di crescita, a realizzare il loro sogno o “progetto esistenziale”. Un processo che si concretizza attraverso una didattica di tipo progettuale dove ciascuno contribuisce, in prima persona, alla costruzione del suo sapere.

L’attività di ricerca, non quella dei ricercatori di professione, ma intesa come attività universale accessibile ad ognuno, come si può vedere, si inserisce pienamente in questo ordine di idee ed anzi ne diventa un perno fondamentale; tutti possono, anzi devono, essere ricercatori per arrivare, se possibile, a farne un atteggiamento, una forma mentis per la vita. 

Intendiamoci: l’apprendimento è importante, anche e non di meno, per trovare un impiego (“studia per sistemarti”, quante volte l’abbiamo sentito ripetere!), e per vivere in questa società sempre più complessa. Quindi per ragioni economiche e pratiche. Ma lo è ancora di più per liberare il nostro potenziale, per crescere come individui; e per vivere più consapevolmente e pienamente la propria esistenza e non sentirsi in qualche modo rinchiusi in scatole sotto vuoto.

Imparare a fare ricerca, quindi essere indipendenti nella costruzione del proprio sapere, serve a scuola come nella vita, per necessità o semplice diletto.

Per questa ragione si dovrebbe avere la possibilità di imparare sempre, sull’arco dell’intera vita, anche perché l’apprendimento non è qualcosa che si possa accendere o spegnere girando un interruttore; e sicuramente non è qualcosa che si possa confinare ad un’aula. Semmai, è un’attività fisiologica dell’uomo come dormire e respirare.

Imparare a fare ricerca, quindi essere indipendenti nella costruzione del proprio sapere, serve a scuola come nella vita, per necessità o semplice diletto. Anche perché non è mai troppo tardi per capire un po’di più il mondo che ci sta attorno e chi siamo noi. E, magari, scoprire meglio quali sono i nostri veri interessi e i nostri talenti.

La vita di ogni uomo – ha scritto Hermann Hesse –  è una via  verso sé stesso, il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero. Nessun uomo è mai stato interamente lui stesso, eppure ognuno cerca di diventarlo, chi sordamente, chi luminosamente, secondo le possibilità. Ognuno reca con sé, sino alla fine, residui della propria nascita, umori e gusci d’uovo d’un mondo primordiale. Certuni non diventano mai uomini, rimangono rane, lucertole, formiche. Taluno è uomo sopra e pesce sotto, ma ognuno è una rincorsa della natura verso l’uomo. Tutti noi abbiamo in comune le origini, le madri, tutti veniamo dallo stesso abisso; ma ognuno, tentativo e rincorsa dalle profondità, tende alla propria meta. Possiamo comprenderci l’un l’altro, ma ognuno può interpretare soltanto sé stesso.”

10 risposte

  1. Come riassunto di questo blog penso che le parole di Hermann Hesse riassumano tutto al meglio, io sono dell’idea che l’uomo non è mai pieno del sapere, che non può mai considerarsi “arrivato”, che c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, sfaccettature di cose magari che si danno per scontato, e le ricerche, o semplicemente andare oltre agli schemi cercando libri in biblioteca per approfondire argomenti che non per forza ci toccano, ma possono anche solo interessarci, fanno crescere le persone, e fanno sì che nascano nuove passioni, come appunto, la lettura.
    Per quanto riguarda la ricerca come metodo scolastico, trovo che per gli alunni sia un metodo ancor più utile dello studio da libro, perché creando una ricerca si cercano argomentazioni e spunti per paragrafi, e cercando e scrivendo, a mio modo di vedere, si assimilano più velocemente le cose e risulta anche meno pesante lo studio.

  2. A mio modo di vedere, è molto importante fare ricerca a scuola in quanto permette ad ogni individuo di appassionarsi in modo genuino agli argomenti che più gli piacciono. Inoltre, permette di interessarsi a nuovi temi, potendo così maturare in quanto persona, vedendo così la scuola come uno sbocco importante e non soltanto come un obbligo imposto dallo stato.
    Facendo ricerca, infatti, si ha la possibilità di entrare a contatto con vari pensieri diversi dai propri, che ci permettono di aprire le nostre menti e di ricercare l’aspetto comune tra queste esperienze, nel quale risiede la verità.
    In conclusione, credo che la ricerca, nelle più svariate declinazioni possibili sia un bene indispensabile, come per gli studenti, così per l’uomo.

  3. La curiosità e la ricerca sono doti che dovremmo avere tutti. Non per forza nell’ambito scolastico o lavorativo, ma anche per temi di attualità o più semplicemente discussioni con amici o parenti. Ormai è risaputo che la maggior parte delle persone parla tanto per parlare, ed è veramente un peccato secondo me. La sensazione di affrontare anche una semplice discussione sapendo di cosa si sta parlando è piacevole e soddisfacente, e anche la ricerca di quelle informazioni di cui ancora non sei a conoscenza è formativa e per nulla noiosa.

  4. Secondo il mio modo di vedere, fare ricerca a scuola, é molto importante in quanto permette ad ogni studente di appassionarsi a temi che fino a poco prima non conosceva. Inoltre tramite delle ricerche é possibile approfondire ancora maggiormente argomenti di cui già si era a conoscenza, ma magari non cosi a fondo. Cosi facendo si ha la possibilità di confrontarsi con altri pensieri, molto importante per la crescita di ognuno di noi. In conclusione svolgere delle ricerche aumenta le nostre conoscenze e ci fornisce delle tematiche nuove con cui confrontarci con i nostri amici, parenti, ecc.

  5. Queste riflessioni sulla passione per la ricerca e l’apprendimento individuale sono un elogio alla bellezza dell’esplorazione e della scoperta personale. L’autore esprime un viaggio attraverso le biblioteche, i libri e l’Internet, luoghi che hanno trasformato la noia in curiosità, la passività in attiva partecipazione al processo di apprendimento. L’immagine della biblioteca come luogo polveroso e noioso viene sovvertita, rivelando il suo ruolo fondamentale nella costruzione del sapere e della verità individuale.

  6. Per rispondere alla domanda che è anche il titolo di questo articolo, mi sento di dire che la ricerca è un’attività fondamentale nella nostra vita che ci permette di avere più strumenti a disposizione per capire come funziona il mondo e che ci fa evolvere verso una comprensione della vita sempre più completa. Tuttavia non esiste un livello finale al quale ci si può fermare, bisogna costantemente avanzare in direzione di un’elevazione ad un piano superiore dove conoscenza e soggetto si fondono in una conoscenza astratta.

  7. Nell’articolo si espone l’importanza dell’imparare a fare ricerca per poi poter scoprire autonomamente e con facilità anche parti di noi e parti del mondo che ancora non conosciamo a pieno, è quindi utile esercitare questa capacità a scuola così da fornire una buona base a tutti, e rendere ognuno ibero di approfondire ciò che trova interessante.
    Sono pienamente d’accordo con l’articolo.
    Ho sempre trovato stupide le ricerche scolastiche su temi dati dai docenti, questo perché senza un interesse che parte dall’individuo l’attività diventa un peso e viene svota approssimativamente con scarsi risultati.
    Invece lasciando ad ognuno la possibilità di fare ricerca su un argomento a scelta si stuzzica sicuramente la curiosità di tutti e si arriva al risultato sperato, ovvero lo sviluppo della capacità di ricerca individuale.

  8. Fare ricerche a scuola è sicuramente importantissimo per acculturarsi sempre di più imparando qualcosa di nuovo; la scuola però cerca di seguire un filo logico su determinati temi, lasciando sì spazio ai propri interessi, ma non del tutto.
    Personalmente penso che Internet è una grandissima fonte di apprendimento se utilizzato bene, confrontandosi anche con la realtà.
    In conclusione penso che le ricerche a scuola siano utili ma anche eseguire per conto proprio dei “momenti di apprendimento” sia ancora più utile

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