Un sogno, un crampo, una squalifica e infine la rivincita: il Triathlon di Locarno 2025 resterà scolpito nella memoria di Andrea Alagona. L’atleta ticinese, protagonista assoluto della gara sulla distanza media, ha vissuto una giornata incredibile, ricca di colpi di scena e di emozioni. Dalla partenza in testa al nuoto, agli attacchi in bici, fino al cartellino rosso che sembrava aver spento ogni speranza, Alagona ha scelto di non mollare. Una decisione che lo ha portato a vivere uno dei momenti più intensi della sua carriera.
Partiamo dall’inizio. Qual è sempre stato il tuo sogno come atleta?
Ho sempre desiderato lasciare un segno positivo, un ricordo che potesse essere condiviso e ricordato nella storia del triathlon ticinese. Per anni ho pensato che l’unico modo fosse andare alle Olimpiadi o almeno eguagliare i grandi che hanno corso alle Hawaii. Con il tempo ho capito che forse il primo obiettivo non è alla mia portata, ma il secondo resta un sogno che potrebbe rappresentare l’apice della mia carriera.
Ma domenica hai vissuto qualcosa di davvero speciale.
Sì, è stata una giornata unica. Non solo per me, ma anche per chi mi ha seguito, per i giudici, lo staff, gli arbitri e tutti gli spettatori. Sentivo di essere al massimo della mia forma e gli allenamenti lo confermavano.
Raccontaci la partenza.
A nuoto sono subito andato a cercare la testa della gara. Alla prima boa eravamo in tre e mi sono concentrato a mantenere una nuotata efficace e rilassata. È stata la scelta giusta: negli ultimi metri ho avuto l’energia per attaccare e uscire dall’acqua in testa.
Poi la bici, dove è successo di tutto.
Esatto. In salita ho provato più volte a staccare un avversario che mi restava vicino, forse troppo. Non mollava, così ho cambiato strategia e ho attaccato in discesa. Ho guadagnato una trentina di secondi e continuavo a spingere bene. Ma a 3 km dalla fine ho sentito un dolore alla coscia sinistra, come un crampo. Sono arrivato comunque in zona cambio, ma lì è cambiato tutto…
Ti riferisci al cartellino rosso?
Sì, mentre posavo la bici l’arbitro mi ha squalificato per aver oltrepassato la linea di sicurezza durante la frazione in bici. Non sapevo come reagire: ero frustrato, convinto di non aver infranto regole stradali. Però ho scelto di rispettare la decisione.
Eppure non ti sei fermato.
È vero. Grazie anche al supporto di Juro, una persona che mi è sempre stata vicina, ho deciso di correre comunque i 21 km. Era il mio triathlon, il mio territorio, con i miei amici, la mia famiglia e i miei sostenitori. Volevo dimostrare quanto valgo, squalificato o no.
Come ha reagito il pubblico a questa tua scelta?
Incredibilmente bene. Mi hanno acclamato fin dal primo giro, mi hanno dato forza. Ho corso con la sicurezza di chi sa di aver fatto la scelta giusta, indipendentemente dalla classifica.
E poi il colpo di scena…
Sì! Verso il penultimo giro ho saputo che ero di nuovo in gara: avevano tolto la squalifica! L’arbitro aveva sbagliato numero e attribuito a me un’infrazione che non avevo commesso. Le sensazioni sono cambiate completamente: ho corso col sorriso e ho tagliato il traguardo come avrei voluto fin dall’inizio.
I giudici ti hanno chiesto scusa?
Subito. Mi hanno spiegato che c’era stato un errore di identificazione. Ero sollevato: tutto bene quel che finisce bene.
Cosa rappresenta per te questa gara?
È stata la più emozionante della mia carriera, più ancora del 5° posto U23 ai Mondiali di Duathlon. È la gara che voglio ricordare e per cui spero di essere ricordato. Perché lo sport non è solo classifiche e medaglie, ma anche insegnamenti. Questa esperienza ne è stata la prova.
2 risposte
Bravo Andrea! 🙂
Bravissimo Andrea! 💪