Ci ha lasciati Stefano Bernardoni, l’uomo dalle sfide impossibili

La notizia è giunta improvvisa, lasciando sgomento e silenzio. Stefano Bernardoni, ultrarunner di Dalpe, ci ha lasciati. Aveva sessant’anni.

Conosciuto da tutti come “il Berna”, era un uomo di grande gentilezza e discrezione, capace di farsi voler bene ben oltre il mondo della corsa. A suo modo è stato una figura speciale nell’universo dell’ultratrail, dove ha saputo distinguersi non per clamore, ma per passione autentica e rispetto profondo per la montagna.

Le sue gare raramente si fermavano a distanze convenzionali: Stefano cercava l’estremo, la sfida lunga e impegnativa, quelle prove che mettono alla prova non solo il fisico, ma soprattutto l’anima. Tra le sue ultime partecipazioni si ricorda lo Scenic Trail, concluso sulla durissima distanza K130, testimonianza della sua tenacia e del suo spirito indomito.

Nato e cresciuto in Capriasca, si era poi stabilito a Dalpe, in Leventina, terra che sentiva profondamente sua. Tra i percorsi d’allenamento più amati vi era la salita alla capanna Campo Tencia, che affrontava con rispetto e costanza, come un dialogo silenzioso con la montagna. Sempre sorridente, ogni incontro con lui diventava un racconto: in dialetto ticinese condivideva con semplicità e ironia le sue imprese, senza mai ostentare.

Stefano lascia il ricordo di un uomo autentico, capace di correre lontano senza mai allontanarsi dagli altri.

Ai suoi familiari e a tutti coloro che gli hanno voluto bene giungano le nostre più sentite e sincere condoglianze.

Il mio primo incontro con Stefano risale a una ventina d’anni fa, durante una cena di fine estate tra amici a Prato Leventina. Era una di quelle serate leggere, in cui il tempo sembra rallentare e le conversazioni si allungano senza fretta. Con Stefano parlammo a lungo: mi raccontò delle sue imprese estreme, del suo modo tutto personale di intendere l’allenamento e le gare. Già allora emergeva il suo spirito fuori dal comune. Ricordo ancora un aneddoto che mi fece sorridere: la sua alimentazione “da gara”, a base di formaggio e salametti, anche nei momenti più impegnativi. All’epoca non conoscevo ancora le sue prestazioni sportive, ma capii subito di trovarmi davanti a un personaggio fuori dagli schemi. Una sensazione che gli anni successivi non fecero che confermare, mentre Stefano si spingeva verso gare sempre più lunghe, più dure, più estreme. Anche i suoi allenamenti erano leggendari: poteva presentarsi alla 10 km della Media Blenio dopo aver corso da Dalpe a Dongio… e poi, come se nulla fosse, rifare il percorso al ritorno la sera. Sempre allegro, sempre goliardico, anche nei momenti più difficili, Stefano aveva quel dono raro di saper affrontare la fatica con il sorriso. È stato un personaggio indimenticabile del mondo della corsa in montagna ticinese, uno di quelli che lasciano il segno non solo per i risultati, ma soprattutto per il modo di essere. Impossibile dimenticarlo. Fai buon viaggio, caro “Berna”.

5 risposte

  1. grande uomo e un grande amico con cui ho condiviso tantissime esperienze sportive e non solo …….es. è stato lui che mi ha insegnato a guidare ecc……e grande giocatore di hockey su ghiaccio assieme ai suoi fratelli ..,….noi lo chiamavano ” Bycov” senza dimenticare Stefano l’uomo…., gentile , ironico con la battuta sempre pronta ecc……..fai buon viaggio Stefano “Berna” e condoglianze ai familiari e amici….., Oreste detto “Pianelik

  2. Mancherà il Berna. Anche sul lavoro era così. Non l’ho mai visto arrabbiato, sempre con il sorriso sulle labbra. Una persona speciale.

  3. Berna se n’è andato come ha vissuto, in punta di piedi, discreto, e sempre pronto a dare una mano. Un grande amico e adesso un vuoto immenso. Resta il ricordo dei suoi sorrisi, della sua tenacia, e del grande amico che era.
    Riposa in pace Berna, ti ricorderò ripercorrendo gli stessi sentieri del “Tencia”, come l’ultima volta con l’avventura dei Lupi ancora qualche settimana fa quando mi hai raggiunto sopra Sgnoi e mi fai “spostat che devi pasà” e poi le nostre strade si sono separate, tu al Lambro e io al Tencia.

  4. Due occhioni pieni di luce, un buon umore contagioso e una gentilezza rara. Un atleta come pochi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ti può interessare anche

Tra colori e silenzio d’autunno: alla scoperta del rifugio Föisc, balcone panoramico sulla Leventina

Quando l’estate sfuma e l’autunno si posa lieve sui versanti alpini, la Valle Leventina si trasforma in un mosaico di luce e colore. I boschi si accendono di oro e di rame, i prati odorano di terra e vento, e l’aria frizzante invita al passo lento dell’escursionista. È la stagione ideale per salire al rifugio Föisc, piccolo e prezioso presidio d’altura a 2200 metri, che domina dall’alto la valle con il suo sguardo aperto e silenzioso.

leggi tutto »