La “guerra” secondo il filosofo Hegel (nel significato che si vedrà più avanti, ovvero intesa come “conflitto dialettico”) è necessaria, ed è auspicabile perché essa “è un antidoto contro l’infiacchimento dei popoli: rigenera cioè lo spirito delle popolazioni come il movimento dei venti preserva il mare dalla putrefazione nella quale lo ridurrebbe una quiete durevole come vi ridurrebbe i popoli una pace durevole o perpetua”.
Hegel, nella sua filosofia della storia, vede la guerra come un momento necessario dello sviluppo dello Spirito, inteso come il principio che guida l’evoluzione della coscienza umana e delle istituzioni. Per lui, la guerra non è solo distruzione, ma anche rigenerazione: una forza che impedisce l’inaridimento delle nazioni e le mantiene in un dinamismo essenziale per il progresso.
Attualizzazione della tesi hegeliana
Se trasliamo questa idea nel mondo contemporaneo, possiamo interpretarla in diversi modi:
1. Guerra e progresso tecnologico
La guerra ha spesso accelerato l’innovazione scientifica e tecnologica. Dalla medicina alla comunicazione, molte scoperte sono nate in contesti bellici. Il mondo di oggi, caratterizzato da una corsa alla supremazia tecnologica tra le grandi potenze, potrebbe essere visto come un riflesso di questa dinamica hegeliana: la tensione tra Stati genera innovazione e cambiamento.
2. Guerra e identità nazionale
Hegel sosteneva che la pace perpetua potesse portare a una sorta di torpore morale, un indebolimento dello spirito nazionale. Oggi, questo si potrebbe tradurre nella perdita di un senso di appartenenza, nel dominio della globalizzazione che cancella le differenze culturali. Le crisi internazionali, anche senza degenerare in guerra aperta, spesso risvegliano il sentimento nazionale e ridefiniscono le identità collettive.
3. Guerra come conflitto necessario (non solo armato)
Se interpretiamo la “guerra” in senso più ampio, possiamo vederla come conflitto dialettico, ossia la lotta tra idee e visioni del mondo diverse. Nella società attuale, questo si manifesta nella competizione politica, nelle battaglie ideologiche sui diritti e nelle tensioni economiche. Il contrasto tra potenze globali come USA e Cina, o le divisioni interne in molte nazioni, possono essere letti come una forma moderna di quella tensione che per Hegel impedisce il decadimento della civiltà.
4. Il rischio di un fraintendimento
Oggi, però, il rischio è che questa visione venga strumentalizzata per giustificare conflitti inutili o violenze distruttive. Con armi nucleari e guerre economiche globalizzate, la guerra non è più una semplice “forza rigenerante”, ma può portare al collasso della civiltà. In questo senso, si potrebbe dire che la “guerra hegeliana” debba essere reinterpretata: non più guerra armata, ma lotta creativa, competizione economica, confronto intellettuale.
Conclusione
Hegel ci invita a vedere il conflitto non solo come distruzione, ma come momento dialettico necessario per il progresso. Tuttavia, il mondo attuale ci costringe a ripensare questa tesi: forse, oggi, il vero antidoto all’infiacchimento non è la guerra nel senso classico, ma la capacità di gestire il conflitto senza distruggerci.