Dopo un bosco di abeti e larici la cresta che fa da spartiacque tra la Val di Blenio e la Leventina.
La si vede da lontano, ogni volta che saliamo lungo l’autostrada in direzione di Biasca, quell’antenna che spunta in cima al Monte Matro. A un primo sguardo la montagna non sembrerebbe così bella per salirci a piedi. Ma è solo un’impressione: l’escursione è invece un’esperienza emozionante che offre panorami spettacolari.
L’antenna del Matro
Su un belvedere possiamo trovare una chiesa, una panchina, una croce ma anche… un’antenna: è il caso del Matro (come di altre cime del Ticino), montagna che si trova in un punto che potremmo definire “strategico” essendo la prima cima sulla cresta che fa da spartiacque tra Blenio e Leventina.
La vista dalla sua sommità è spettacolare, ma di fatto lo è per lunghi tratti anche durante la salita, laddove si aprono degli squarci nella vegetazione: lo sguardo spazia dalla Riviera, alla Val Leventina (soprattutto per chi sale da Sobrio), alla Valle di Blenio.
Un’antenna, quella del Pizzo Matro, che osserviamo, appunto, quando percorriamo l’autostrada verso nord; e spesso ci diciamo che quella montagna non è proprio bella, essendo da quel versante piuttosto brulla e rocciosa. Ed ecco la grande sorpresa: sia che vi si salga dal lato leventinese che da quello bleniese, il percorso è bellissimo, sereno e pieno di luoghi magici.
Solo il tratto finale sui grossi macigni si presenta più aspro e può proporre qualche leggera difficoltà: è necessario, qui, avere un passo sicuro e buon equilibrio.
In breve tempo, però, si raggiunge la cima e allora capiamo che il Matro è davvero una bella sorpresa: come una persona che magari all’inizio ci sembrava voler dire poco, ma che conoscendola meglio scopriamo avere tante belle qualità.
La Capanna Pian d’Alpe
La strada forestale che sale da Semione misura ben 12 chilometri: insomma, più o meno come se si salisse sul passo del San Gottardo partendo da Airolo. Con in più una particolarità, che peraltro riguarda tutte queste strade, ovvero il fatto che hanno una carreggiata stretta e quindi occorre prestare attenzione.
È comunque raro incontrare automobili, sebbene la strada porti a dei piccoli agglomerati abitati soprattutto nel periodo estivo. L’accesso è a pagamento (10 franchi al giorno) e avviene all’altezza di una barriera situata poco sopra l’abitato di Semione.
Giunti all’Alpe di Gardosa (1397 m), dove c’è un ampio parcheggio, si parte in direzione di Giumello (1397 m) e Puscedo (1509 m), da dove, guardando verso l’alto, si può già intravedere la grande antenna; per giungere, infine, dopo avere percorso un bellissimo sentiero in un bosco di abeti e larici, al pascolo di Sosto (1553 m).
Fin qui la salita è tutto sommato facile per diventare leggermente più impegnativa nel tratto che ci porta alla Capanna Pian d’Alpe (1764 m). Un edificio costruito nel 1975 (e ristrutturato nel 1998), crocevia di innumerevoli escursioni su questo versante della Valle di Blenio e dove sono presenti anche… due campi di bocce.
La tratta verso il Matro
Alla capanna il segnavia per il Matro, che svetta a 2172 m, indica un’ora e dieci minuti: ci attendono ancora poco più di 400 m di dislivello. Le pendenze, da questo punto, cominciano a fare sul serio ma l’ambiente è talmente bello (soprattutto nei colori autunnali), che lo sforzo viene appena percepito.
Così che, in men che si dica, si raggiunge Bassa dei Cantoi (1935 m) dove si interseca il sentiero che sopraggiunge da Sobrio, ovvero dalla parte leventinese. Da qui si prosegue su un facile crinale dove a un certo punto appare, in alto, la grande antenna.
Siamo ormai in prossimità del Matro: ci aspetta solo il tratto conclusivo su grossi blocchi di roccia, da superare con la dovuta attenzione, per il raggiungimento della meta. Dalla cima la vista è superba, a 360 gradi, spaziando sulle montagne della regione. In prossimità dell’antenna, proseguendo per un breve tratto su un sentiero bianco-blu, si raggiunge anche una piccola croce.
Il rientro può essere effettuato percorrendo lo stesso sentiero, oppure da Forcarella imboccando il tracciato segnalato con un cartello giallo, affisso al tronco di un albero, indicante “Capanna Pian d’Alpe”: sentiero tuttavia non marcato e che a tratti può creare qualche problema di orientamento.
Picchi artificiali – I fratelli Guscetti
Ammettiamolo: l’antenna sulla cima di una montagna non è sempre cosa gradita all’escursionista. Ma se ci pensiamo un attimo è forse un male necessario, in un’epoca come la nostra che non può fare a meno della comunicazione.
L’antenna del Monte Matro, come quelle di Arbedo-Castione e del Monte Tamaro, è stata realizzata dai fratelli Alberto e Aldo Guscetti di Ambrì, rispettivamente ingegnere e architetto.
Nel Novecento la costruzione delle antenne segna l’inizio di un’era gloriosa per le telecomunicazioni e spesso, in Ticino, dietro alla loro realizzazione si nascondono proprio questi due fratelli, definiti “costruttori alpini”.
Per quanto riguarda l’impianto del Monte Matro, esso è stato edificato sull’arco di quattro anni (1974-1978) ed è stato modificato a più riprese per far fronte alle necessità dello sviluppo dei sistemi di comunicazione.