
Il triathlon, lo sport più completo: ecco spiegato perché
Forse non tutti lo sanno, ma il triathlon è scientificamente ritenuto lo sport più salutare in assoluto. La conferma viene da uno studio condotto dall’Università di Vienna dove sono state messe a confronto 50 tra le discipline più diffuse al mondo.
Ebbene, questa ricerca ha evidenziato come il triathlon è lo sport più salutare di tutti perché riesce a conciliare in modo ottimale la salute fisica e mentale con l’aspetto e ecologico e sociale.
Il fatto poi di praticare tre discipline rende questo sport variato e più stimolante; senza dimenticare i benefici derivanti dal cross-training (allenamento incrociato) che riduce gli infortuni.
Nella foto: Nicola Spirig, campionessa olimpica e grande ‘testimonial’ della triplice disciplina, sorridente al via del Triathlon di Locarno 2022, l’ultima gara alla quale ha preso parte prima del ritiro dalle competizioni (photo: N. Pfund).

Anno 1984: il triathlon arriva in Ticino grazie a… Marco Sasselli
Forse tanti non lo sapranno, ma la prima edizione in assoluto del triathlon di Locarno risale al lontano 1984.
Nacque da una proposta di Marco Sasselli (persona piena di iniziative e di grande spessore, venuta a mancare di recente), allora direttore del Dicastero sport della Città e fu tra i primissimi ad essere organizzati non solo in Svizzera, ma in tutta Europa.
Infatti, la prima gara di triathlon in Svizzera si svolse solo un anno prima a Zurigo (Swiss Triathlon di Zurigo) su iniziativa, in questo caso, di René Friedli, il primo elvetico ad aver preso parte all’Ironman delle Hawaii nel 1982.
A Locarno, l’intento dei promotori fu subito quello di mettere in piedi una prova a carattere popolare per “offrire una possibilità di verifica delle proprie condizioni fisiche, aprirsi a una preparazione fisica nelle tre discipline e migliorare la conoscenza delle nostre regioni”.
L’evento comprendeva due categorie a seconda delle distanze: i concorrenti della categoria A avrebbero dovuto coprire rispettivamente 2, 90 e 21 km, mentre quelli della categoria “B” avrebbero invece percorso 1, 45 e 10,5 km. La tratta a nuoto si disputò per entrambe le prove nell’allora vecchia piscina esterna del Lido con partenza in… massa. Alla gara, che ebbe luogo il 30 settembre 1984, presero parte complessivamente ben 140 atleti, 30 nella lunga distanza e 110 in quella corta. I vincitori? Beh, il primo a tagliare il traguardo nella prova maggiore fu l’ultraquarantenne podista tedesco Peter Reiher, mentre nella categoria B il migliore fu un giovanissimo Rocco Taminelli, figura di spicco negli anni successivi del podismo cantonale e in seguito pure ottimo triathleta a livello svizzero.
Fonte: Triathleta per passione, Fontana Edizioni, 2003 (a pag. 61 c’è un elenco completo di tutti i 140 atleti che hanno portato a termine questa prima e storica edizione del triathlon di Locarno)
Nella foto: Il ticinese Bruno Invernizzi si è aggiudicato più volte il Triathlon di Locarno (Foto: N. Pfund).

Adriano Engelhardt grande protagonista al Triathlon di Locarno
Successo pieno per il Triathlon di Locarno andato in scena durante il weekend, sia per la partecipazione (raggiunti i mille atleti) che per quanto riguarda le condizioni meteo.
Un debutto riuscito per il neo presidente Juro Grgic che da quest’anno ha preso le redini di un evento che ha ormai alle spalle una storia consolidata: “La parola d’ordine di questa edizione – ha detto Grgic – è ovviamente quella di “ripartire”, con l’intenzione di tornare ai livelli di prima e migliorare ancora nei prossimi anni”. Gli fa eco anche Mattia Gyöngy, presidente di Swiss Trithlon: “Locarno è una gara importante del nostro calendario, ma essere qui oggi è una grande soddisfazione, perché finalmente la gente può vivere bei momenti di sport che aiutano a stare meglio”.
Sul piano della competizione, su tutti ha brillato Adriano Engelhardt che si è imposto nettamente nella distanza olimpica (1,5/40/10) in 1h51’39’’. Uscito secondo dall’acqua alle spalle dell’ex campione svizzero di nuoto Fausto Mauri, il portacolori del KeFORMA Team ha preso subito il comando nella tratta in bici, incrementando il vantaggio nella frazione conclusiva a corsa. “A una settimana dal 70.3 di Zell am See, dove ho chiuso ottavo assoluto, volevo fare un test sulla distanza più breve e tutto è filato liscio”, dirà soddisfatto alla fine. Alle sue spalle un promettente Alex Trabucchi, classe 1999 del TriUnion, giunto con un distacco di 8 minuti. Al femminile vittoria per l’olandese Els Visser, atleta professionista specialista sulle lunghe distanze, con Alice Fritzsche (4.) e Carola Fiori Balestra (5.) ben piazzate.
La Medium Distance (1,9/90/21) ha invece avuto come protagonisti l’australiano Joel Wooldridge (11. Invernizzi) e in campo femminile la basilese Sophie Herzog.
Per quanto riguarda la Short Distance, da segnalare il terzo posto assoluto di Nicolas Beyeler che ha affrontato questa gara con una praparazione sommaria. Malgrado ciò Beyeler è riuscito a giungere in T2 con il miglior crono parziale in virtù di una straordinaria tratta in bicicletta.
Al momento attuale i risultati completi non sono ancora disponibili a causa di una panne del sistema di cronometraggio.
Photo: Dani Fiori

La scomparsa di Dick Hoyt, papà dal cuore d’oro
Domani è la festa del papà e vorrei dedicare queste righe a una persona speciale, a un individuo che è stato un grande esempio di papà e che è venuto a mancare proprio ieri all’età di 80 anni.
Questa persona risponde al nome di Dick Hoyt. Un nome che forse non tutti avranno sentito ma le cui straordinarie imprese sportive, nel mondo degli sport di resistenza, sono sicuramente da ricordare.
Questo perché Dick Hoyt ha partecipato a migliaia di eventi sportivi sempre in compagnia di suo figlio Rick, che dalla nascita soffre di paralisi cerebrale infantile dopo che il suo cordone ombelicale gli si è avvolto al collo procurandogli un’asfissia cerebrale con conseguenti danni cerebrali.
A causa di questo danno i medici comunicarono ai genitori che probabilmente il figlio avrebbe condotto una vita in stato vegetativo; ma i genitori non si diedero per vinti, anche perché un altro medico li spronò subito a trattare Rick come se fosse un bambino normale come tutti gli altri.
Ciò che permise loro di scoprire presto che Rick, pur non parlando e non potendo muoversi, era intelligente. Grazie ad una speciale apparecchiatura apprese dapprima tutto l’alfabeto così da poter frequentare la scuola che negli anni lo portò fino alla laurea universitaria ottenuta alla Boston University.
Oltre allo studio Rick manifesta subito anche la sua grande passione sportiva. La prima frase che riuscì a dire grazie a un dispositivo speciale fu infatti “Go Bruins!”, riferita alla squadra di hockey su ghiaccio della NHL di Boston.
Ma il vero cambiamento avvenne quando un giorno padre e figlio parteciparono ad una corsa di beneficenza di 5 miglia per un compagno di classe di Rick che era rimasto paralizzato giocando a “lacrosse”, uno sport molto diffuso in America e simile al nostro hockey su ghiaccio.
Dopo la gara Rick disse al padre: “Papà quando corriamo insieme non mi sento più un disabile”. Era l’anno 1977. Dick, a quel tempo ufficiale della Guardia Nazionale degli Stati Uniti e che non aveva mai corso in vita sua, inizia ad allenarsi e poco dopo si forma il Team Hoyt che per tanti anni e fino al 2014 gareggerà in tutto il mondo.
Insieme completano più di 1000 competizioni sportive tra cui maratone, triathlon (6 dei quali competizioni Ironman) e duathlon. Inoltre, nel 1992, attraversano gli Stati Uniti d’America in 45 giorni, completando un totale 3735 miglia tra bicicletta e corsa.
Padre e figlio uniti nello sport. Un’immagine indelebile, soprattutto negli Ironman, con Rick che dapprima nuota trascinando il canotto sul quale si trova il figlio, poi pedala con il carrello attaccato e infine corre spingendo la carrozzina.
Semplicemente perché da allora Dick Hoyt ha voluto vivere i suoi momenti più belli e di grande felicità sportiva condividendoli sempre con il figlio, ispirando così milioni di altre persone in tutto il mondo con il loro motto: “Yes, you can”.
Grazie Dick per il coraggio, la forza e soprattutto il grande insegnamento che ci hai lasciato e… buona festa a tutti i papà!

I ricordi più belli non muoiono mai… di Nicola Pfund
Uno dei momenti più belli della mia carriera sportiva è certamente questo: l’arrivo sulla finish line dell’IRONMAN Hawaii del 1999 dove ho potuto abbracciare Sofia, la mia figlioletta, all’epoca di solo un anno e mezzo…
Un’emozione grandissima alla mia prima partecipazione al Campionato del mondo di Kona in una giornata particolarmente difficile per le condizioni ambientali.
L’edizione di quell’anno verrà infatti ricordata come la più dura per il grande vento che ha caratterizato la giornata, rendendo la seconda frazione della prova, quella in bicicletta, davvero molto difficile.
Una prima esperienza conclusa molto bene, addirittura abbondantemente sotto le dieci ore (9h45′) con un top ten di categoria negli M35-39.

LE DONNE BRILLANO NEL TRIATHLON SVIZZERO
Invitato di recente a un live talks per parlare della storia del triathlon, non ho potuto non constatare nuovamente come la Svizzera sia stata e sia tuttora rappresentata (dimentichiamo per un attimo le limitazioni dovute alla pandemia) soprattutto dalle proprie atlete, in una misura che ha semplicemente dello straordinario.
Natasha Badmann e Daniela Ryf sono ormai considerate due leggende del triathlon. Due grandi primedonne sulla distanza Ironman conosciute e famose in tutto il mondo. La Badmann, che ha vissuto il suo periodo d’oro tra gli anni Novanta e il Duemila, si è imposta per ben sei volte all’Ironman delle Hawaii, mentre la Ryf è già a quota quattro, dopo le affermazioni dal 2015 al 2018, in questa occasione con tanto di record del percorso (8h26’16’’) .
Di che essere orgogliosi, dunque. La nostra nazione è sicuramente “patria” del triathlon, soprattutto al femminile se guardiamo i risultati fino a qui ottenuti. Possiamo vantare, oltre alle straordinarie affermazioni di queste due atlete nell’Ironman, quelle altrettanto prestigiose di Brigitte McMahon a Sydney 2000 e di Nicola Spirig alle Olimpiadi di Londra del 2012. Alle quali si aggiungono le medaglie di bronzo di Magali Messmer sempre ad Atene e l’argento ancora della Spirig di Rio 2016.
Come si può spiegare questa straordinaria presenza femminile svizzera nell’élite del triathlon mondiale? Difficile dirlo. Il triathlon richiede certo, oltre a una buona dose di talento, tanta determinazione, forza di volontà, capacità di organizzazione. Qualità che in Svizzera si ritrovano con una certa frequenza e abbondanza. A cui si possono aggiungere, sicuramente, quelle condizioni “quadro” ideali legate al contesto ambientale e alle infrastrutture per l’allenamento, che pure sono presenti e sono molto efficienti.
Badmann, Ryf e Spirig sono state elette più volte anche come “Sportive svizzere dell’anno” e soprattutto nella Svizzera interna godono di una vasta popolarità. Nella foto in alto sono ritratte Nicola Spirig e Daniela Ryf in occasione degli Sports Awards del 2018 in compagnia di Fabian Cancellara.
Vedi anche: Live Talks #5 – Nicola Pfund, Triathlon History

Lutto nel triathlon: ci ha lasciati Damiano Vedova
Il mondo del triathlon ticinese piange la scomparsa di Damiano Vedova, atleta di spicco negli ultimi due decenni. Aveva 47 anni.
Informatico di professione, Damiano lavorava da alcuni anni all’Istituto di Geologia dell’Università di Berna.
L’atleta bellinzonese è stato investito da un’auto ad un incrocio in Turchia, dove si trovava per una vacanza e per gareggiare nell’Ironman 70.3 Turkey in programma il prossimo 1. novembre.
Conosciuto da tutti come un ragazzo dal cuore d’oro e generoso, il portacolori del Tri Team Ticino ha ottenuto in carriera parecchi risultati di prestigio conquistando numerosi podi di categoria.
A livello internazionale, ancora solo cinque anni fa nell’ambito dell’Arona Triathlon, era stato protagonista uscendo 13mo dal nuoto e segnando il migliore tempo nella tratta in bici.
Ai familiari giungano le nostre più sentite condoglianze.
Photo: Dani Fiori

Rachele Botti campionessa del mondo a Losanna
Rachele Botti del KeFORMA Performance Team si è laureata ieri campionessa del mondo di categoria 18-19 su distanza olimpica (1.5km nuoto, 40km bicicletta, 10km corsa).
La giovane luganese ha fatto gara di testa nella sua categoria sin dalle prime bracciante a nuoto (secondo tempo), ha consolidato la posizione con una tratta in bici di gran valore (migliore crono) ed ha concluso in bellezza con una corsa di forza (miglior tempo).
Il complessivo di 2h18’15” le è valso anche una prestigiosa ottava posizione assoluta nella classifica generale.
Ora il programma di Rachele prevede la presenza al Triathlon di Yverdon-les-bains il prossimo weekend e poi, a fine ottobre, il debutto sulla distanza IRONMAN 70.3 (1,9 km nuoto, 90 km bicicletta, 21,1 km corsa).

Sasha Caterina 19. al Mondiale Juniores di Losanna
Ai Campionati del Mondo Juniores di Losanna il ticinese Sasha Caterina ha ottenuto un lusinghiero 19. rango. Il portacolori del TriUnion ha portato a termine la gara – comprendente 750 m a nuoto, 20 km in bici e 5 km a corsa – nel tempo di 56’’08’’, risultando il miglior atleta svizzero al traguardo. La prova è stata vinta dal portoghese Ricardo Batista che ha chiuso in 55’05’ (continua).

Sasha Caterina parla dei Mondiali di Losanna
Simpatico, spontaneo e pure con quel pizzico di bella umiltà che non guasta mai nella figura del vero sportivo. Sasha Caterina è un ragazzo pieno di energia e vitalità, lo si intuisce subito dal tono della voce e dallo sguardo vivo. Il suo entusiasmo è contagioso, ma lo è ovviamente e soprattutto quando parla del suo sport prediletto, il triathlon.
Classe 2000, quindi appena 19enne, venerdì mattina (ore 10) il minusiense sarà ai nastri di partenza del Campionato mondiale Junior che si svolgerà a Losanna. Per Sasha non si tratta dell prima esperienza a un mondiale: già lo scorso anno fu presente alla rassegna iridata in Australia sulla Gold Coast, dove concluse al 13mo posto assoluto, malgrado fosse di un anno più giovane di molti concorrenti.
Quindi, le speranze di ottenere un buon piazzamento in terra vodese questo weekend aumentano anche in considerazione degli ottimi risultati stagionali, tra cui spiccano il 2. posto in Coppa Europa a Tiszaujvaros a metà luglio e il recente titolo di Campione svizzero U20 di Nyon. Senza dimenticare, sempre questa estate, l’ottima esperienza tra gli élite nella gara di Coppa Europa a Malmö, dove ha terminato al 18mo rango risultando il miglior svizzero.
Risultati di spessore che indicano i grandi progressi compiuti dal portacolori del TriUnion in questi ultimi anni, dove oltre a far parte dei quadri della Nazionale rossocrociata è oggi pure inserito nel programma di Swiss Olympic, forse per gareggiare già a Tokyo tra un anno nella staffetta, anche se l’obiettivo principale resta Parigi 2024.
Per il pupillo di Christophe Pellandini, che in questi ultimi due mesi ha intensificato la preparazione grazie ad un congedo dal lavoro ottenuto dal suo datore (la ditta De Bortoli di Losone), questi ultimi giorni sono dedicati alla rifinitura e alla preparazione mentale.
“È vero, in questi due mesi mi sono potuto concentrare sulla preparazione arrivando, ad esempio durante il campo di Davos, a 26 ore di allenamento, anche se in media sono rimasto sulle 18-20. Ho curato soprattutto la qualità, visto che ho gareggiato parecchio. In questi ultimi giorni si tratta di recuperare al meglio per essere al top venerdì mattina”.
Quest’anno gareggerai in casa, quindi…
“Per me è un grande stimolo. Me lo ero già detto lo scorso anno che avrei voluto fare bene. Certamente perché competo in casa, ma poi perché si tratta dell’ultima possibilità di ben figurare in un mondiale U20. Voglio quindi giocarmi le mie carte e darò sicuramente il massimo”.
Cosa ne pensi del percorso?
“È particolare e impegnativo. La tratta a nuoto di 750 m dovrà essere fatta “a tutta” per uscire con il gruppo dei migliori. Poi ci saranno i 20 km in bici di percorso cittadino con uno strappo di circa 750 metri al 10% da fare 4 volte. Infine i 5 km a corsa prevalentemente pianeggianti, ma con pure un piccolo e insidioso strappetto”.
Dove potrebbe decidersi la gara?
“Sicuramente già nei quattro giri in bici potrebbe esserci una prima selezione. In ogni caso prevedo che i migliori terranno un ritmo elevato nella bici per “sfiancare” gli avversari in vista della tratta finale a corsa. Sarà quindi importante arrivare al secondo cambio in buona posizione per non perdere il contatto con la testa della corsa”.
Hai svolto una preparazione particolare?
“Abbiamo fatto dei lavori specifici sul Ceneri, come pure su un rullo che riproduce il percorso in bici del Mondiale. Quest’ultimo test, in particolare, mi ha motivato e tranquillizzato perché sullo strappo ho ottenuto dei tempi molto vicini a quelli degli élite che si sono cimentati sulla medesima salita nelle passate edizioni”.
Per Sasha Caterina la sfida è dunque lanciata al meglio e pur se consapevole che la concorrenza sarà piuttosto agguerrita è giustamente ambizioso, puntando ad un piazzamento di valore.
Da notare, in conclusione, la presenza a Losanna tra gli élite di Nicola Spirig, campionessa olimpica a Londra nel 2012. Sia la Spirig che Sasha Caterina potremo ammirarli, tra l’altro, il 7/8 settembre a Locarno in occasione del triathlon.
FONTE: Corriere del Ticino, 28.08.2019