Correre tra i laghi dell’Engadina: da Silvaplana a Sils Maria, sulle tracce di Nietzsche

Un racconto di corsa e contemplazione lungo uno dei sentieri più belli della Svizzera, dove filosofia e paesaggio si incontrano passo dopo passo.

Ci sono luoghi che sembrano fatti apposta per rallentare i pensieri e lasciar parlare il corpo. La piana tra Silvaplana e Sils Maria, in Alta Engadina, è uno di questi. Una strada sterrata corre accanto al lago, piatta e silenziosa, incorniciata da boschi e montagne. Qui Nietzsche amava camminare e scrivere. Io ci corro, e qualcosa — forse lo stesso silenzio, forse lo stesso stupore — mi accompagna.

Silvaplana – Sils Maria: andata con il sole alle spalle

È presto. Il sole sbuca da dietro il Piz Julier e tinge d’oro le prime cime. Da Silvaplana, imbocco la strada sterrata che costeggia il lago. È larga, compatta, perfetta per correre senza pensieri. Il rumore dei passi si fonde con quello dell’acqua, che lambisce la riva con onde leggere.

Lascio alle spalle il villaggio. A destra ho sempre il Lago di Silvaplana, calmo, profondo. A sinistra, un mosaico di pini, larici e radure. Corro a ritmo regolare, il respiro si fa rotondo. È il tipo di corsa che non cerca velocità, ma equilibrio.

Il sentiero prosegue morbido, tra piccole variazioni, brevi salite, curve leggere. Incrocio un ponte di legno, ciclisti in mountain bike, una panchina con un signore che legge assorto. E poi, quasi all’improvviso, la valle si apre verso le radure del Maloja. L’acqua si allarga, i monti si riflettono perfetti.

Mi fermo per un istante al sasso di Nietzsche. Non è una sosta atletica, è quasi un rito. Il sasso è in ombra vicino a una piccola spiaggia, osservo il panorama che anche lui guardava. Capisco perché veniva qui: il silenzio ha un peso diverso, qui. È più pieno. Più fertile.

Sils Maria: il giro di boa

Arrivo a Sils Maria dopo sei chilometri di pace. Attraverso il piccolo ponte di legno all’ingresso del paese, respiro a fondo. Le case sono tranquille, avvolte nella luce chiara del mattino. Cammino un po’ per sciogliere le gambe, bevo un sorso d’acqua a una fontana.

Potrei restare. Ma il sentiero mi chiama di nuovo.

Il ritorno: la luce cambia, anche il cuore

Riparto, questa volta con il sole di fronte. Il paesaggio è lo stesso, eppure diverso. La luce ora disegna contorni nuovi sugli alberi, illumina le cime innevate, accende riflessi sul lago. Il vento si è alzato, più deciso. Il Maloja-Wind, dicono qui.

Corro senza premere, ascoltando. I pensieri si sciolgono come nebbia al sole. A tratti chiudo gli occhi per un respiro lungo. La corsa è diventata una meditazione in movimento. I sei chilometri del ritorno scorrono come un unico gesto continuo.

Rivedo Silvaplana all’orizzonte, le sue vele colorate che danzano sull’acqua. Rallento. Cammino gli ultimi metri fino al punto di partenza. Mi fermo. Guardo indietro.

Non ho corso per arrivare. Ho corso per sentire. E qualcosa, dentro, si è spostato.

Informazioni pratiche

. Distanza totale: 12 km (6 km andata + 6 km ritorno)

. Percorso: Silvaplana – strada sterrata a bordo lago – Sils Maria (stessa via per il ritorno)

. Dislivello: irrilevante, percorso pianeggiante con solo un paio di saliscendi

. Terreno: sterrato compatto, ottimo grip anche con scarpe leggere

. Difficoltà: facile, adatto a tutti i livelli

. Quando andare: da maggio a ottobre; splendidi i colori dell’alba e dell’autunno

. Punti d’interesse: sasso e casa di Nietzsche, ponticelli in legno, viste sul lago di Silvaplana

. Varianti: possibile proseguire fino al Maloja per i più allenati

Conclusione

Correre in Engadina non è solo sport. È un gesto poetico. È tornare al corpo, alla natura, al ritmo giusto delle cose. Sul sentiero tra Silvaplana e Sils Maria, ogni passo è un invito a rallentare dentro, anche mentre si accelera fuori. E a ricordarsi che il movimento può essere — come scriveva Nietzsche — un atto di pensiero profondo.

Leggi anche: Tre ripetute serali al lago di Champfér; Una splendida escursione alla Capanna Coaz (2610 m); Il piacere di una corsa serale nella natura; Da Morteratsch alla capanna Boval; Dove il vento del Maloja scrive storie; Ritorno alla capanna Segantini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ti può interessare anche

Centri fitness e palestre non sono ambienti sani e vi dico perché

I centri fitness non sono per forza luoghi nocivi. Ma spesso riflettono una cultura del corpo che ha perso il legame con l’equilibrio, la lentezza, l’ascolto di sé. Rimettere il movimento al centro della vita non significa solo allenarsi: significa ritrovare un modo più umano di abitare il proprio corpo — magari camminando, giocando, danzando, o semplicemente respirando all’aria aperta.

leggi tutto »

Ascensione al Pizzo Quadro (2793 m), da Cimalmotto

Il giovane alpinista Matteo Campanella questa volta ci porta a scoprire il Pizzo Quadro, tra Svizzera e Italia, una cima che non raggiunge i tremila metri ma che rappresenta una bella sfida per ogni appassionato di alta montagna. Ma soprattutto che diventa un’avventura se si è colti da un temporale…

leggi tutto »