Quando l’estate sfuma e l’autunno si posa lieve sui versanti alpini, la Valle Leventina si trasforma in un mosaico di luce e colore. I boschi si accendono di oro e di rame, i prati odorano di terra e vento, e l’aria frizzante invita al passo lento dell’escursionista. È la stagione ideale per salire al rifugio Föisc, piccolo e prezioso presidio d’altura a 2200 metri, che domina dall’alto la valle con il suo sguardo aperto e silenzioso.
Le due anime della Leventina
La Valle Leventina si stende come una lunga arteria verde tra Airolo e Biasca, seguendo il corso del Ticino. Nel fondovalle si avverte il respiro dell’uomo moderno: l’autostrada A2, la ferrovia e il tunnel di base del San Gottardo, tra i più lunghi al mondo, la rendono una delle principali vie di comunicazione europee.
Eppure, basta risalire i suoi pendii per abbandonare il rumore e ritrovare la quiete primordiale della montagna. Le sue alture custodiscono ancora un’anima selvaggia: boschi di larici e betulle, pascoli dimenticati, alpeggi che guardano il cielo. È in questo scenario che si inserisce l’itinerario verso il Föisc, un cammino che invita a rallentare, ad ascoltare e a respirare.
Dalla baracca militare al rifugio d’anima
Il rifugio Föisc nasce da una storia antica e discreta. Nel 1944, durante la Seconda guerra mondiale, il Consiglio Federale svizzero espropriò un piccolo terreno del patriziato di Altanca per costruire una postazione d’osservazione a protezione della diga di Piora.
Su quella cima fu eretta una modesta baracca di legno, lunga appena sette metri e mezzo, destinata alle sentinelle. Dopo decenni di abbandono, nel 1995 le Ferrovie Federali Svizzere cedettero la proprietà al patriziato, che decise di ridare vita a quella struttura.
Nel 2002 il rifugio rinasce: interamente in legno, accogliente, sostenibile grazie ai pannelli solari e alla stufa a legna, con un piccolo dormitorio da otto posti. Una rinascita sobria, ma carica di significato, che oggi rende il Föisc un luogo di incontro tra storia, natura e silenzio.
Il cammino tra larici dorati e cieli limpidi
La salita al Föisc in autunno è un’esperienza sensoriale. Si parte dal villaggio di Brugnasco (1384 m), raggiungibile da Madrano, e si imbocca una strada forestale che sale tra larici dorati e faggi dalle foglie rugginose. Il sentiero, ben segnalato, serpeggia dolcemente fino al minuscolo nucleo di Ce di Fuori (1723 m), dove si incontrano vecchi rustici in pietra e il tracciato proveniente da Airolo.
Da qui, seguendo le indicazioni per il Föisc, il bosco si dirada e si apre a praterie luminose. Il cammino misura poco più di cinque chilometri e mezzo, con un dislivello di circa ottocento metri: una salita accessibile e gratificante, perfetta per chi ama camminare con calma, lasciandosi sorprendere a ogni curva dal gioco di luci e ombre autunnali.
Un rifugio che ricorda la Capanna Segantini
Raggiunta la vetta del Föisc, segnata da una croce di legno, si resta senza parole. Davanti agli occhi si apre un panorama vastissimo: il massiccio del San Gottardo, la Valle Bedretto, i laghi di Ritom e Cadagno che luccicano come frammenti di specchio, e più lontano le catene innevate delle Alpi bernesi.
È un luogo che, per molti aspetti, ricorda la Capanna Segantini in Engadina: non solo per la posizione dominante e il fascino del paesaggio, ma per quell’atmosfera sospesa tra cielo e terra che rende il silenzio quasi sacro. Come la Segantini, anche il Föisc sembra un punto d’incontro tra arte e natura, un luogo dove l’anima trova spazio per respirare.
Proprio per questo, l’idea di trasformarlo un giorno anche in un piccolo ristorante panoramico non appare azzardata, ma quasi naturale: un rifugio dove poter gustare prodotti locali, sorseggiare un bicchiere di vino e contemplare, in silenzio, lo spettacolo infinito delle montagne ticinesi.
Dove il cielo tocca la terra
In autunno, quando il vento porta con sé l’odore della neve imminente e i colori sembrano incendiare le creste, il Föisc diventa un luogo dell’anima. Ogni passo della discesa è un ritorno dolce, un saluto al silenzio e alla luce che lentamente si fa più bassa.
Chi vi è salito una volta, spesso vi ritorna. Perché il Föisc non è solo una meta: è una sensazione, un ricordo che rimane negli occhi come una promessa di pace.





