Questa passeggiata facile e adatta a tutti ci porta ai Monti di Lego (1110 m), nel Locarnese, un terrazzo alquanto panoramico che si affaccia sul Lago Maggiore e dove troviamo alcune case sparse, un romantico edificio religioso, situato poco distante da un piccolo stagno, e la Capanna Grotto che offre piatti nostrani accompagnati da un ottimo Merlot.
I Monti di Lego sono al centro di un reticolo di sentieri e possono quindi essere raggiunti partendo da più punti: ad esempio da Cardada, in circa un’oretta e mezza di cammino (dopo aver preso la funivia), oppure da Viona di Fondo (1 ora) che si raggiunge da Brione sopra Minusio; così come da Contra (2 ore), da Fressino (1 ora 30 minuti), o da Mergoscia (1h35’).
Noi sceglieremo quest’ultima “opzione” perché “quel villaggio aggrappato alla spalla del monte”, come ne parla Piero Bianconi, nato a Minusio ma originario di Mergoscia, è uno dei più discosti del Ticino ma è anche unico e particolare nella sua storia.
Da Tenero a Mergoscia
Possiamo raggiungere Mergoscia con i mezzi pubblici o in auto da Tenero lungo una strada cantonale che oggi è ampia e facilmente percorribile, e che si svolge dapprima in un contesto molto bello e luminoso, per poi tramutarsi, a partire da Contra e soprattutto dal momento in cui si sovrasta l’imponente e grigia diga che trattiene il lago di Vogorno, in un ambiente più aspro e selvaggio.
La strada che proviene da Contra e un tempo attraversava abissi vertiginosi (le Guide del passato hanno sempre presentato la strada di Mergoscia come una delle più notevoli per arditezza di tracciato e difficoltà di esecuzione) fu costruita soltanto nel 1890; prima di quella data il villaggio era raggiungibile percorrendo disagevoli sentieri e mulattiere.
Ne sa qualcosa il Lavizzari che verso la metà dell’800 ha visitato il villaggio e lo ha descritto con simpatia insieme alla vecchia strada che vi conduceva: “Altra strada del Ticino non vedemmo più singolare e pittorica di questa”, scrive il geologo e naturalista.
Il paese di Mergoscia lo si vede da lontano intuendone la struttura che in realtà è un’ampia dispersione di edifici su un territorio molto vasto: non un nucleo compatto come in altri paesi, ma quattro frazioni distribuite sul ripido pendio: Ropiana, Busada, Lissoi e Benitt.
Sentiero pieno di meraviglie
Mettiamoci dunque in cammino! Seguendo le indicazioni dei cartelli gialli vicini alla piazza e al vecchio municipio, usciamo dal villaggio percorrendo piccoli vicoli tra le vecchie case in sasso oggi riattate, che ci portano dapprima all’Oratorio della Madonna di Re edificato nel 1874 da alcune famiglie residenti nella frazione di Lissoi.
Il sentiero è ampio e ben marcato, si intuisce che negli anni è stato ben frequentato dagli abitanti di Mergoscia che salivano, con il bestiame, ai Monti di Lego. Sulla destra, dopo qualche minuto di cammino, all’intersezione con il sentiero che sale al Madone (2051 m), ammiriamo una bella cappella votiva.
Si prosegue finché si sente frastuono del fiume che viene superato su un ponte: una targa affissa alla roccia ci ricorda l’anno di costruzione (1920) e i benefattori, la famiglia Perini di Mergoscia, dimoranti a Denver, Colorado.
Si torna a salire, sulla destra un’altra bella cappella votiva, il sentiero diventa un po’ più ripido, ma la bellezza del paesaggio ci incoraggia a proseguire. Ad ogni passo, il vento si fa più forte, portando con sé il profumo dei fiori selvatici, finché si raggiunge una panchina da dove si può ammirare dall’alto, un’ultima volta, Mergoscia.
Un panorama d’eccezione
Siamo ormai vicini ai Monti di Lego che raggiungiamo in breve tempo. Subito si intuisce che la vista è mozzafiato: sotto di noi, il lago si estende a perdita d’occhio, con le montagne tutte attorno, il delta della Maggia fin giù alle Isole di Brissago.
A questo punto viene quasi spontaneo sedersi sulla roccia per lasciarci avvolgere dalla bellezza del momento. Respiriamo profondamente, sentendo il cuore che si calma, il corpo che si rilassa. Ascoltiamo il concerto della natura, ogni suono perfettamente armonizzato con l’altro, sentendoci parte di qualcosa di più grande, in perfetta sintonia con il mondo che ci circonda.
Il pensiero va alla bellezza di questi posti e spontaneamente alle parole del grande scrittore che c’era stato, anni fa proprio in questo periodo dell’anno, in occasione della festa: “Festa sui monti di Lego, sole e allegria, polenta e stufato, canti e giuochi: effettivamente pareva di assistere alla fine di una civiltà (…) Cos’era quel caro monte, proprio di questa stagione, che la gente ci veniva con le bestie scese dall’alpe e tutto era pieno di vita di gente e di vera e non clamorosa né effimera allegria, al delizioso sole di settembre. Allora tutto era pascolo e prato, attorno ai magri pianori dei casolari e sui pendii non un filo d’erba andava perduto e il bosco era rigorosamente costretto entro i suoi confini. Oggi sui prati di un tempo prosperano i roveti le felci le ginestre e le betulle, è un esercito che senza incontrar resistenza avanza e ne prende il posto” (P. Bianconi, Passeggiate locarnesi, 1979).