Adriano Engelhardt grande protagonista al Triathlon di Locarno

Successo pieno per il Triathlon di Locarno andato in scena durante il weekend, sia per la partecipazione (raggiunti i mille atleti) che per quanto riguarda le condizioni meteo.

Un debutto riuscito per il neo presidente Juro Grgic che da quest’anno ha preso le redini di un evento che ha ormai alle spalle una storia consolidata: “La parola d’ordine di questa edizione – ha detto Grgic – è ovviamente quella di “ripartire”, con l’intenzione di tornare ai livelli di prima e migliorare ancora nei prossimi anni”. Gli fa eco anche Mattia Gyöngy, presidente di Swiss Trithlon: “Locarno è una gara importante del nostro calendario, ma essere qui oggi è una grande soddisfazione, perché finalmente la gente può vivere bei momenti di sport che aiutano a stare meglio”.

Sul piano della competizione, su tutti ha brillato Adriano Engelhardt che si è imposto nettamente nella distanza olimpica (1,5/40/10) in 1h51’39’’. Uscito secondo dall’acqua alle spalle dell’ex campione svizzero di nuoto Fausto Mauri, il portacolori del KeFORMA Team ha preso subito il comando nella tratta in bici, incrementando il vantaggio nella frazione conclusiva a corsa. “A una settimana dal 70.3 di Zell am See, dove ho chiuso ottavo assoluto, volevo fare un test sulla distanza più breve e tutto è filato liscio”, dirà soddisfatto alla fine. Alle sue spalle un promettente Alex Trabucchi, classe 1999 del TriUnion, giunto con un distacco di 8 minuti. Al femminile vittoria per l’olandese Els Visser, atleta professionista specialista sulle lunghe distanze, con Alice Fritzsche (4.) e Carola Fiori Balestra (5.) ben piazzate.

La Medium Distance (1,9/90/21) ha invece avuto come protagonisti l’australiano Joel Wooldridge (11. Invernizzi) e in campo femminile la basilese Sophie Herzog.

Per quanto riguarda la Short Distance, da segnalare il terzo posto assoluto di Nicolas Beyeler che ha affrontato questa gara con una praparazione sommaria. Malgrado ciò Beyeler è riuscito a giungere in T2 con il miglior crono parziale in virtù di una straordinaria tratta in bicicletta.

Al momento attuale i risultati completi non sono ancora disponibili a causa di una panne del sistema di cronometraggio.

Photo: Dani Fiori

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UNA POESIA PER LA VITA: “NELL’ORA DEL TRAMONTO”

Si spegne il giorno

tra gli ultimi raggi di sole

che accarezzano montagne

in un digradare di tonalità.

Si dischiudono i pensieri

nell’ora del tramonto

mentre un piccolo stormo di uccelli

volteggia in alto nel cielo.

È un tripudio

di suoni e di colori

prima che il silenzio della notte

scende ad ammantare

il paesaggio

e una brezza timida

monta dal basso a rincuorare

l’anima nel ricordo

dei propri sogni perduti.

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La presentazione di “Territori di parole. Il Luganese e i suoi letterati”

Ieri sera si è tenuta la presentazione “Territori di parole. Il Luganese e i suoi letterati” nell’ambito della rassegna “Chilometro zero” delle Biblioteche cantonali e della Divisione della cultura e degli studi universitari, in collaborazione con il LongLake Lugano.

Sul parco si sono avvicendati – 𝐒𝐭𝐞𝐟𝐚𝐧𝐨 𝐕𝐚𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞, Direttore del Sistema bibliotecario ticinese – 𝐑𝐨𝐥𝐚𝐧𝐝 𝐇𝐨𝐜𝐡𝐬𝐭𝐫𝐚𝐬𝐬𝐞𝐫, Capo Ufficio dell’analisi e del patrimonio culturale digitale 𝐍𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐏𝐟𝐮𝐧𝐝, autore del fascicolo 𝙏𝙚𝙧𝙧𝙞𝙩𝙤𝙧𝙞 𝙙𝙞 𝙥𝙖𝙧𝙤𝙡𝙚. 𝘿𝙞𝙨𝙩𝙧𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙇𝙪𝙜𝙖𝙣𝙤- 𝐋𝐨𝐫𝐞𝐧𝐳𝐨 𝐃𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐥𝐢, curatore del portale lanostrastoria.ch Letture sceniche di Marco Ballerini.

La serie di fascicoli “Territori di parole” è consultabile liberamente su https://guidaletteraria.ti.ch. La versione cartacea è da richiedere dalla pagina https://www4.ti.ch/…/risorse/ordina-le-pubblicazioni/.

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SUNSTAR HOTEL GRINDELWALD, IDEALE PER SPORTIVI

Al Sunstar Hotel Grindelwald ci sono stato di recente durante un mio soggiorno in questa splendida località nell’Oberland Bernese. Un soggiorno voluto per scoprire gli itinerari in bicicletta in una delle regioni più conosciute e rinomate della Svizzera.

Per un ciclista e un qualsiasi sportivo che intende programmare delle vacanze attive, in cui si muove e percorre parecchi chilometri al giorno, la scelta dell’albergo dove si soggiorna è un elemento fondamentale: perché ci permette di rilassarci e di assaporare a fondo le esperienze vissute in giornata.

Ebbene, devo dire che il Sunstar Hotel Grindelwald ha risposto pienamente alle mie aspettative dimostrandosi una struttura davvero all’altezza di ogni esigenza. Posizionato strategicamente con una vista eccezionale sulla mitica parete nord dell’Eiger che riflette la propria luce in lontananza, è punto di partenza per le più belle uscite ed escursioni.

Anzitutto verso il Grosse Scheidegg, vera attrazione per ogni ciclista che ha anche la possibilità di noleggiare se vuole, proprio di fronte all’albergo, delle comode e-bike per salire lungo i quasi dieci chilometri che portano ai 1962 metri del passo, un ampio altipiano posto sotto i 3692 m del Wetterhorn.

Altri itinerari sono possibili e direi quasi irrinunciabili: come una puntata verso le località di Wengen e di Lauterbrunnen, con la splendida valle scavata tra due pareti di montagne e dalle quali fuoriescono a tratti cascate davvero impressionanti. Oppure, per i ciclisti più allenati, affrontando il circuito che da Grindelwald scende a Interlaken per proseguire in direzione di Brienz e Meiringen e da qui affrontare la salita che dal versante opposto porta sempre sul Grosse Scheidegg.

Tanti chilometri sapendo che però la sera si è un po’ come coccolati dall’ambiente sereno e molto confortevole del Sunstar Hotel Grindelwald, dove la gentilezza e lo spirito d’accoglienza sono davvero un fiore all’occhiello. Così come altre particolarità: dal mangiare (un buffet della colazione ricchissimo e per ogni palato) alla zona fitness e spa molto accoglienti per finire alla bella piscina interna con vista imprendibile verso le montagne.

Che dire? Un grazie di cuore allo staff che mi ha permesso di vivere questi splendidi giorni a Grindelwald e in particolare al direttore Sven Briseid a cui va tutta la mia riconoscenza. Da parte mia una promessa: tornerò certamente in questa località e soggiornerò ancora al Sunstar, perché è mio desiderio tornare in bicicletta in questi splendidi luoghi della nostra amata Svizzera.

La splendida vista che si può godere dall’albergo.
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“Cat calling”, quel brutto vizio di fischiare alle ragazze

Si chiama “cat calling” ed è un termine utilizzato per definire i fischi e gli apprezzamenti di cattivo gusto rivolti alle donne per strada, anche quando praticano sport, corrono o vanno in bicicletta.

Il termine è stato portato alla ribalta di recente da Aurora Ramazzotti, figlia di Michelle Hunziker e papà Eros, che in un video (v. sotto) affronta la problematica dichiarandosi “schifata e delusa” dalla presenza di uomini che, nel 2021, ancora si permettono di dedicare commenti sessisti e volgari alle donne per strada.

Purtroppo questa abitudine è diffusa anche da noi e non ci fa certo onore. Non saprei in che misura però lo è senz’altro. Anche e soprattutto riguardo lo sport praticato negli spazi aperti, sulle strade e i marciapiedi. Ovvero da parte di donne o ragazze che corrono o pedalano e vorrebbero farlo in tutta tranquillità.

Di ciò ne ho avuto purtroppo conferma anche di recente da parte di persone vicine a me che sottolineano come queste situazioni le mettano a disagio, non le facciano sentire sicure, compromettendo – e questo è ciò che personalmente a me dà più fastidio – il loro entusiasmo e volontà di fare movimento all’aria aperta.

È davvero un peccato se si pensa che siamo nel 2021, che sport come la corsa a piedi o la bicicletta sono ormai dei diritti acquisiti, praticati da tutti, signore comprese. Attività simbolo di gioia, benessere e libertà, oltretutto. Per questo condivido e comprendo lo sfogo di Aurora Ramazzotti durante la sua corsa a piedi.

Non so se la legge prevede qualcosa al riguardo, personalmente confido sul buonsenso e sul fatto che queste persone, o meglio questa particolare tipologia di maschio, prima di fare il proprio commento o di lanciare il proprio burbero fischio, contino almeno fino a dieci…

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La scomparsa di Dick Hoyt, papà dal cuore d’oro

Domani è la festa del papà e vorrei dedicare queste righe a una persona speciale, a un individuo che è stato un grande esempio di papà e che è venuto a mancare proprio ieri all’età di 80 anni.

Questa persona risponde al nome di Dick Hoyt. Un nome che forse non tutti avranno sentito ma le cui straordinarie imprese sportive, nel mondo degli sport di resistenza, sono sicuramente da ricordare.

Questo perché Dick Hoyt ha partecipato a migliaia di eventi sportivi sempre in compagnia di suo figlio Rick, che dalla nascita soffre di paralisi cerebrale infantile dopo che il suo cordone ombelicale gli si è avvolto al collo procurandogli un’asfissia cerebrale con conseguenti danni cerebrali.

A causa di questo danno i medici comunicarono ai genitori che probabilmente il figlio avrebbe condotto una vita in stato vegetativo; ma i genitori non si diedero per vinti, anche perché un altro medico li spronò subito a trattare Rick come se fosse un bambino normale come tutti gli altri.

Ciò che permise loro di scoprire presto che Rick, pur non parlando e non potendo muoversi, era intelligente. Grazie ad una speciale apparecchiatura apprese dapprima tutto l’alfabeto così da poter frequentare la scuola che negli anni lo portò fino alla laurea universitaria ottenuta alla Boston University.

Oltre allo studio Rick manifesta subito anche la sua grande passione sportiva. La prima frase che riuscì a dire grazie a un dispositivo speciale fu infatti “Go Bruins!”, riferita alla squadra di hockey su ghiaccio della NHL di Boston.

Ma il vero cambiamento avvenne quando un giorno padre e figlio parteciparono ad una corsa di beneficenza di 5 miglia per un compagno di classe di Rick che era rimasto paralizzato giocando a “lacrosse”, uno sport molto diffuso in America e simile al nostro hockey su ghiaccio.

Dopo la gara Rick disse al padre: “Papà quando corriamo insieme non mi sento più un disabile”. Era l’anno 1977. Dick, a quel tempo ufficiale della Guardia Nazionale degli Stati Uniti e che non aveva mai corso in vita sua, inizia ad allenarsi e poco dopo si forma il Team Hoyt che per tanti anni e fino al 2014 gareggerà in tutto il mondo.

Insieme completano più di 1000 competizioni sportive tra cui maratone, triathlon (6 dei quali competizioni Ironman) e duathlon. Inoltre, nel 1992, attraversano gli Stati Uniti d’America in 45 giorni, completando un totale 3735 miglia tra bicicletta e corsa.

Padre e figlio uniti nello sport. Un’immagine indelebile, soprattutto negli Ironman, con Rick che dapprima nuota trascinando il canotto sul quale si trova il figlio, poi pedala con il carrello attaccato e infine corre spingendo la carrozzina.

Semplicemente perché da allora Dick Hoyt ha voluto vivere i suoi momenti più belli e di grande felicità sportiva condividendoli sempre con il figlio, ispirando così milioni di altre persone in tutto il mondo con il loro motto: “Yes, you can”.

Grazie Dick per il coraggio, la forza e soprattutto il grande insegnamento che ci hai lasciato e… buona festa a tutti i papà!

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Nicola Pfund

I ricordi più belli non muoiono mai… di Nicola Pfund

Uno dei momenti più belli della mia carriera sportiva è certamente questo: l’arrivo sulla finish line dell’IRONMAN Hawaii del 1999 dove ho potuto abbracciare Sofia, la mia figlioletta, all’epoca di solo un anno e mezzo…

Un’emozione grandissima alla mia prima partecipazione al Campionato del mondo di Kona in una giornata particolarmente difficile per le condizioni ambientali.

L’edizione di quell’anno verrà infatti ricordata come la più dura per il grande vento che ha caratterizato la giornata, rendendo la seconda frazione della prova, quella in bicicletta, davvero molto difficile.

Una prima esperienza conclusa molto bene, addirittura abbondantemente sotto le dieci ore (9h45′) con un top ten di categoria negli M35-39.

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Vittoria per Daniela Ryf all’IRONMAN 70.3 DUBAI

Dopo quasi un anno e mezzo la plurivincitrice del’IRONMAN Hawaii Daniela Ryf è tornata alle competizioni ottenendo subito un successo all’IRONMAN 70.3 Dubai.

La 33enne solettese ha completato la gara con il tempo di 3h56’54’’, precedendo di oltre cinque minuti la connazionale Imogen Simmonds, prima lo scorso anno. Al terzo posto ha chiuso la svedese Sara Svensk.

Dopo la prima frazione a nuoto di 1,9 km si è formato un gruppetto di sei atlete con le migliori, dal quale si sono poi staccate, prendendo un leggero margine di vantaggio, la Ryf con la Simmonds.

Giunte al secondo cambio, la Ryf è partita nella frazione conclusiva correndo su grandi ritmi (tempo finale nella “mezza” di 1h16’50’’) ciò che le ha permesso di chiudere con un buon margine sulle dirette avversarie.

Tra gli uomini la vittoria è andata al danese Daniel Bakkegard (3h33’02’’) che ha chiuso con un minuto di vantagio sul portoghese Filipe Azevedo e con terzo lo svedese Rasmus Svenningsson. Quarto posto per l’elvetico Andrea Salvisberg, protagonista della prova che ha però avuto un cedimento proprio nella parte finale.

Da notare che Azevedo, Svenningsson e Salvisberg sono giunti praticamente insieme e chiudendo al fotofinish, nello spazio di tre secondi tra il primo e il terzo!

Presente anche il ticinese Daniele Mazzola che nella classe d’età M55-59 ha ottenuto un buon ottavo rango (5h12’32”).

Photo: Activ Images for IRONMAN

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IL SUCCESSO NEL LAVORO E LA QUALITÀ DI VITA

In un precedente post intitolato “Il mio decalogo per una vita sana e felice” indicavo anche il lavoro tra i 10 aspetti fondamentali di cui tenere conto per ottenere delle giuste soddisfazioni.

In particolare ricordavo che il lavoro è una delle parti più importanti della nostra vita. Anzitutto in termini di tempo. Al lavoro dedichiamo mediamente otto ore al giorno e anche più, il tempo migliore della giornata, quello in cui siamo più freschi e produttivi.

Il lavoro ha inoltre una funzione fondamentale: noi siamo quello che facciamo. È quindi parte della nostra identità. Quando incontriamo una persona, tra le prime cose che chiediamo è proprio quale sia la sua attività lavorativa e per cosa abbia studiato.

Per queste ragioni bisognerebbe fare in modo che l’attività lavorativa sia di nostro gradimento e che ci permetta di realizzarci. Altrimenti diventa solo un obbligo che alla lunga può portare alla disaffezione e all’abbandono.

Il ruolo del lavoro è pregno di significato perché rappresenta il contributo concreto che noi diamo alla società. Infatti noi aiutiamo gli altri attraverso la nostra attività lavorativa e nel contempo ci rivolgiamo agli altri per quelle competenze di cui abbiamo bisogno, ma che da soli non sappiamo e possiamo realizzare.

Di più, guadagnando, il lavoro ci permette di vivere e di non pesare sugli altri. Un atteggiamento di sana responsabilità verso il prossimo. Dove ognuno, appunto, cerca di dare il proprio contributo e di fare la propria parte nella società in cui viviamo.

Tutto questo porta a riconsiderare un vecchio principio che considerava il successo nel lavoro solo sulla base di due criteri: quello del prestigio sociale e quello del guadagno.

Un concetto ancora diffuso oggi ma che viene sempre più messo in discussione da una nuova tendenza che porta in primo piano altri aspetti altrettanto se non addirittura più importanti ed essenziali.

Oltre al salario e al prestigio, per stabilire la qualità e il successo nel lavoro si aggiungono in misura determinante la salute mentale e fisica, l’amore per quel che si fa e il tempo libero che resta a disposizione.

Esattamente come riassunto nell’immagine riportata in alto e che può essere sintetizzata come segue:

COME CI HANNO INSEGNATO A MISURARE IL SUCCESSO

Sostanzialmente due indicatori:

1. Salario 50%

2. Titolo di lavoro (prestigio sociale) 50%

COME ANDREBBE MISURATO IL SUCCESSO

Gli indicatori diventano sei:

1. Salute mentale 25%

2. Salute fisica 25%

3. Amare quel che si fa 20%

4. Tempo libero 15%

5. Titolo di lavoro (prestigio sociale) 5%

6. Salario 10%

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Una poesia per la vita: “Non è l’amore ad essere meraviglioso”

NON È L’AMORE AD ESSERE

meraviglioso. L’amore è ansia, stress,

donarsi e donare.

Comprensione e sofferenza.

È un lavoro, senza ferie,

con un sacco di straordinari,

di tanto sudore senza promozioni,

né platee ad applaudirti.

È un vivere fra l’essere ed il non essere.

In amore è difficile che ci siano equilibri, razionalità, pacatezza o logica.

È tutto un contorcersi d’emozioni,

di carezze e ferite, di pianti e risate,

di capirsi fino ad ignorarsi.

Di momenti no e di quelli fin lassù.

Di canzoni bellissime, silenzi e cori stonati.

È una corsa ad ostacoli con il cuore in gola.

Nell’amore, in quello vero, è vivere tutto questo

con chi si ama.

Che poi finisca, continui o quello che sarà

poco importa;

vivetelo alla follia perché la follia è bella

se goduta in due.

Ed è questo ad essere meraviglioso: siate pazzi,

pazzi da amare alla follia.

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