CON LE CIASPOLE NELL’ENGADINA DI NIETZSCHE

Alla scoperta di vette e ghiacciai dell’Engadina sotto il cielo quasi argenteo che stregò il grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.

Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche narrava di una “terra dai toni argentei” e la descriveva come “il luogo più bello della terra che soddisfa tutte le cinquanta condizioni della mia povera vita”. Dov’era mai questo luogo paradisiaco?

Per trovarlo non è necessario andare in capo al mondo: basta salire i tornanti del Maloja, oppure scendere dal passo dello Julier per accorgersi che di fronte a noi si apre un nuovo straordinario paesaggio che ci lascia incantati.

Eccoci in Engadina, questo immenso altipiano a 1800 metri di altitudine dove l’aria è tersissima e dove cielo e vette si rispecchiano nei laghi che, uno dopo l’altro, si susseguono lungo le valli. Un ambiente che non poteva non stregare la mente e l’animo di grandi pensatori moderni come, appunto, lo è stato per Nietzsche.

Pontresina, villaggio incantato

Il nostro itinerario ci porta a Pontresina, villaggio pittoresco collocato in posizione soleggiata e al riparo dal vento all’inizio della Val Bernina su una terrazza orientata verso sud-ovest, a soli 7 km da St. Moritz.

Un paese dai caratteri tradizionali e dalle belle e antiche case engadinesi con i tipici graffiti dove lo sport è certamente di casa: d’estate come d’inverno, grazie alle numerose infrastrutture dedicate allo sci alpino (con il vicino comprensorio sciistico di Diavolezza/Lagalb), allo sci di fondo e alle escursioni con le ciaspole.

E sarà proprio inforcando un paio di racchette che andremo alla scoperta di luoghi straordinariamente belli, dapprima seguendo per un tratto la Valle del Bernina e in seguito, svoltando a destra, verso il ghiacciaio del Morteratsch.

Il primo segmento, che sarà accompagnato dai rossi convogli della linea retica (dal 2008 Patrimonio mondiale UNESCO) prende il nome di “Ciaspolata Plauns”, è relativamente pianeggiante, un misto di foresta e natura aperta, e misura 4,5 km.

Si conclude proprio all’altezza del “Gletscher Restaurant Morteratsch” situato alle spalle della stazione Bernina Suot: a quel punto i cartelli gialli ci indicano la direzione verso il ghiacciaio, che può essere percorsa con gli sci di fondo oppure le ciaspole lungo l’itinerario segnato con i tradizionali paletti color rosa.

“Luce immensa e serena”

In un attimo ci si trova in un contesto straordinario, all’interno di un immenso anfiteatro con sullo sfondo le cime del gruppo Bernina, come il Piz Zupò (3996 m), la Cresta Guzza (3854 m) e il meraviglioso Pizzo Bernina (4049 m) che racchiudono l’ammaliante ghiacciaio del Morteratsch.

Un ghiacciaio che nelle giornate di sole brilla ineguagliato tra queste grandi vette dei Grigioni e che ha ispirato lo scrittore e poeta Conrad Ferdinand Meyer (1825-1898) nel comporre la splendida poesia dal titolo “Luce immensa e serena”.

Questo ghiacciaio solo fino a un secolo fa si spingeva quasi fino in fondo alla valle, ben oltre rispetto ad oggi: l’enorme placca di ghiaccio ha una superficie di 16 kmq con una lunghezza di 7 km, ma nel corso del tempo, pare già dai primi anni del ’900, si è ritirato di quasi 2 km.

Lungo il tragitto 16 pannelli danno informazioni sulla misteriosa storia del ghiacciaio e sul suo graduale ritiro negli anni. Dopo circa un’ora di cammino (il percorso misura 2,9 km con 120 m di dislivello positivo), quasi senza sforzo, si cominciano a scorgere le soglie moreniche, dalle quali sgorgano le acque di fusione che si perdono gioiose sul suolo detritico prima di confluire e formare magnifici torrenti.

Anche se il cielo non è azzurro, lasciando filtrare un chiarore quasi argenteo, guardando in alto verso le montagne si rimane ammagliati da quella “luce immensa e serena” che scende abbagliante. La grandiosa natura delle Alpi ci parla, ci avvince nel suo fascino, ci si palesa in forme sempre nuove, in quadri che rinnovano l’incanto.

Giovanni Segantini, pittore della natura

È impossibile per chi visita l’Alta Engadina non sentire il nome di Giovanni Segantini (1858-1899), uno dei maggiori artisti della seconda metà del XIX secolo, pittore insuperabile della natura alpina. “Alcune mattine – scrisse Segantini a una amico – mentre osservo per qualche minuto queste montagne, ancor prima di aver preso il pennello, mi sento costretto a prostrarmi davanti a loro come ad altari innalzati sotto al cielo”.

Alla ricerca di panorami sempre più ampi il pittore, dopo avere soggiornato a Savognin e a Maloja assieme alla sua compagna di vita, Bice Bugatti, andò a dipingere a 2731 m di altitudine, oltre la stazione di montagna di Muottas Muragl, quasi sopra Pontresina.

Segantini si trasferisce nel settembre 1899 alla capanna Schafberg, per poter terminare il suo trittico della natura per l’imminente esposizione mondiale di Parigi. “Riuscirò – si domandò l’artista – a dare alla natura che dipingo l’illuminazione che dà vita al colore?”

Proprio lassù, il 28 di quel mese, a soli 41 anni, l’artista muore improvvisamente di peritonite. Oggi la “Capanna Segantini” con il suo magnifico panorama sull’Engadina è divenuta una meta ambita per gli abitanti della valle e per ospiti provenienti da tutto il mondo.

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Il “paesaggio erotico” di Franz Oswald, guardando dall’alto…

“Monte Bigorio (1188 m), Cima di Lago (1144 m), Motto della Croce (1380 m), Caval Drossa (1632 m), Monte Bar (1816 m), Camoghè (2228 m), Gazzirola (2116 m), Cima di Föjorina (1809 m), Denti della Vecchia (1491 m), sono questi i monti che fanno da corona all’agglomerato luganese, una sorta di immenso balcone dal quale si gode di una vista straordinaria in direzione delle colline e del lago.

Recentemente l’architetto Franz Oswald, professore emerito del Politecnico di Zurigo, chiamato a pronunciarsi sulle peculiarità di Lugano e del suo territorio ha preso spunto proprio da questa visione dall’alto, quasi aerea. “Lugano è sempre bella soprattutto se mi trovo a una certa altitudine e guardo dall’alto. Quando guardo giù è qualcosa di sensuale, è una scultura che vive, è come se qualcuno o tanti fossero lì sdraiati godendosi la vita, tra le colline, con sopra le nuvole, l’aria che cambia e si trasforma, il lago. Un paesaggio sensuale e direi dalle forme erotiche”.

Visione particolare ma forse veritiera, per rendersene conto basta salire su una di queste montagne in una giornata di bel tempo, sedersi sul prato e nel silenzio osservare il grande scenario con il digradare delle colline di una tonalità sempre più tenue fino laggiù al lago con il riflesso delle sue placide acque.”

Fonte: La Domenica (articolo di Nicola Pfund)

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Guardando verso questa grande e bella luna immobile…

Grande bella

luna immobile

chissà cosa pensi

guardando quaggiù.

Forse non immagini

o forse lo sai

il nostro travaglio

in questi periodi.

Bella luna bianca

osservi in silenzio

oltre il velo di nuvole

ancora una volta.

E ti chiedi forse

ma come è possibile

un luogo così bello

verde e azzurro

spruzzato di bianco…

Non sappiamo

ma ora ti vediamo

forse più triste

in questo sguardo

segno d’amore.

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Nicola Pfund

Sci di fondo: sport ecologico e molto salutare

La prima volta che ho calzato un paio di sci di fondo è stato al ginnasio durante un corso polisportivo a Splügen. A quei tempi – siamo a metà anni ‘70 – gli sci erano ancora piuttosto rudimentali, due asticelle di legno che garantivano un equilibrio precario. Facile quindi immaginare che i primi tentativi furono assai goffi e traballanti.

Quest’anno sono tornato su questo tracciato che prende avvio dal villaggio di Splügen, nei Grigioni, ed è stata ancora una volta una bella emozione scivolare lungo i pendii che costeggiano il fiume, malgrado la rigida temperatura… attorno ai -8°C!

Ma poi, una volta prese le misure, le sensazioni sono subito cambiate: ed è stato un vero piacere percorrere le piste della Rheinwald attraversando pinete e vecchi ponti in legno in un paesaggio fiabesco e spettacolare allo stesso tempo, ma soprattutto nel silenzio della natura e del proprio respiro.

Lo sci come mezzo di locomozione nasce nei paesi nordici: per agevolare la caccia e la pesca, quindi per rendere più veloci gli spostamenti sulla neve, questi popoli adottarono nel passato delle lunghe assi ricurve per scivolare meglio sul manto bianco e inseguire cervi e bisonti. Dalla metà dell’Ottocento lo sci di fondo assunse anche connotati sportivi e da allora l’attrezzatura ha avuto un costante miglioramento.

Perché il problema, alla fine, è sempre stato quello di rendere lo scivolamento il meno faticoso e più veloce possibile. Obiettivo che si è attuato con il miglioramento della qualità dei materiali che permette oggi a campioni come il nostro Dario Cologna e agli altri atleti della Coppa del Mondo di sfrecciare nella tecnica dello skating (passo pattinato) a più di quaranta orari.

Lo sci di fondo, sport ecologico e molto salutare, ha vissuto un notevole sviluppo in questi anni vedendo crescere esponenzialmente il numero dei praticanti. È apprezzato forse soprattutto perché sposa la filosofia del turismo lento, dell’andare senza fretta godendosi la magia e la bellezza del paesaggio.

Certo, ci vuole anche un minimo di preparazione. Un po’ di corsa per la base aerobica, qualche seduta in palestra per il rafforzamento muscolare e il più è fatto. Poi, per chi si avvicina, è naturalmente necessario acquisire un po’ di tecnica. E allora è bene fissare un appuntamento con un istruttore per avere le giuste “dritte” e partire con le basi corrette.

Resta il fatto che se praticato ad un certo livello lo sci di fondo rappresenta un’alternativa ideale nel periodo invernale per chi si cimenta in altri sport di resistenza, come la corsa o il ciclismo. La sua pratica permette di mantenere un alto livello di rendimento, allenando tutti i distretti muscolari, con in più la possibilità di non infortunarsi perché questa disciplina, a differenza ad esempio della corsa, a livello di impatto con il suolo è molto meno traumatica.

In Ticino ci sono diverse possibilità per praticare questo sport, anche se il centro per antonomasia è quello di Campra divenuto, grazie alla ristrutturazione, ancora più bello e funzionale. Un investimento molto importante e che assicurerà anche in futuro, a tutti gli appassionati, la possibilità di beneficiare di questa “nuvoletta di benessere” che regala ogni volta lo sci di fondo.

L’evento: la Maratona Engadinese

È il più grande evento di sci nordico in Svizzera, il secondo al mondo. Ogni anno attira in Engadina tra i 12 e i 13 mila sportivi provenienti da 60 nazioni. Misura 42 chilometri e si sviluppa tra Maloja a S-chanf. L’edizione di quest’anno della Maratona Engadinese è stata annullata a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al covid. L’appuntamento per gli appassionati è dunque rinviato – almeno così si spera! – al prossimo anno.  

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Il paesaggio è un educatore

Il paesaggio è un educatore, come lo sono gli elementi e la luce. Un educatore lento, profondo, efficace. Un educatore esigente ma non pedante, tanto meno libresco.

A volte troviamo più nei boschi che nei libri, perché gli alberi ci insegnano cose che nessun maestro ci potrà dire. La funzione del paesaggio nella storia del nostro pensiero e della nostra educazione sentimentale è innegabile. Perché nutre la nostra anima di immagini.

Il suolo in cui siamo nati è il luogo primigenio di formazione, è come una pelle imprescindibile che precede gli apprendimenti. Un universo unico e variegato di situazioni, persone, cose, piante, animali, immagini, profumi, suoni, sentimenti, cielo…

Per noi il paesaggio natio è chiaramente il Ticino, la dolcezza dei colori e dei profumi dei suoi laghi prealpini fino alle zone montane e al profumo dei larici e delle pinete. Scoprire il nostro territorio in bicicletta, o a piedi, è qualcosa di particolare e rappresenta nel contempo una fortuna.

Questo semplicemente perché ci permette di entrare in questo paesaggio, di risvegliarne i sapori e i ricordi, di situarci nel presente, recuperando il nostro passato per guardare verso il futuro…

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