A quando un triathlon a Lugano?

Riconoscete il posto raffigurato nell’immagine riportata sopra? Sì, è al Lido di Melide e la foto è stata scattata in occasione dell’ultima edizione del Triathlon del Ceresio. Siamo nel 2000 e la prova era valida per i Campionati svizzeri. Al via di questa gara erano presenti tutti i migliori atleti, Brigitte McMahon (che sarà la prima campionessa olimpica a Sydney qualche mese dopo), Magali Messmer, Reto Hug e pure una giovanissima Nicola Spirig (foto sotto). Questa manifestazione fu un piccolo miracolo organizzativo, frutto di un lavoro incredibile di un gruppo di persone che realizzò… l’impossibile. Con pochissimi mezzi e tanta, tantissima volontà. Ma ci riuscì e con pieno successo. Anche se poi, stremato dall’immenso lavoro, il Comitato lasciò. Allora, organizzare un triathlon era un’impresa davvero non indifferente. Ma oggi? Le cose sono cambiate e di molto, anche alle nostre latitudini. Da qui la domanda: a quando un nuovo triathlon sul Ceresio? Il Lido di Lugano sarebbe il luogo ideale. Giugno, il periodo giusto. Chi si lanciasse oggi in questa impresa avrebbe un successo garantito. Su questo non ci sono dubbi!

Foto: La partenza a nuoto da Melide e una giovanissima Nicola Spirig, vincitrice della prova riservata agli junior (© N. Pfund).

Fonte: Triathlon, che passione!

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Brownlee debutta con una vittoria

C’era grande attesa per il Challenge di Mogan-Gran Canaria andato in scena oggi. E questo per la presenza del campione inglese Alistair Brownlee, due volte oro olimpico a Londra 2012 e a Rio 2016, che debuttava sulle lunghe distanze. Ebbene, il britannico si è imposto agevolmente, dominando la gara praticamente dall’inizio alla fine. Uscito già in testa dopo 1,9 km a nuoto, ha ulteriormente aumentato il vantaggio nella frazione in bici di 90 km dove ha cambiato con oltre cinque minuti di vantaggio sul primo avversario. Ma è soprattutto nella frazione conclusiva, quella a corsa di 21,1 km, che il britannico ha impressionato correndo a un ritmo medio attorno ai 3’30’’. Nulla da fare quindi per i suoi diretti avversari che hanno cercato unicamente di limitare i danni. Brownlee taglierà il traguardo in 4h03’09’’, segnando il nuovo record della prova, davanti al belga Pieter Heemeryck (4h11’23’’) e il connazionale Mark  Buckingham (4h15’36’’). Quinto posto per l’elvetico Manuel Küng (4h19’30’’).

Il risultato di Brownlee non lascia spazio a dubbi: questo atleta ha dimostrato di avere delle qualità eccezionali anche sulle lunghe distanze. Il suo obiettivo è ora quello di ottenere la qualifica per il mondiale 70.3 che si terrà nel mese di settembre a Chattanooga nello stato sud orientale del Tennessee. Brownlee deciderà in seguito se continuare a gareggiare anche in futuro su distanze Ironman, oppure se focalizzare i suoi obiettivi nuovamente sugli olimpici in vista dei Giochi di Tokio nel 2020.

In campo femminile la gara è stata molto combattuta, con la vittoria della londinese Emma Pallant (4h35’15’’) che ha rimontato soprattutto nella frazione a corsa, andando a riprendere dapprima la nostra Daniela Ryf e in seguito la connazionale Lucy Charles. Per la Ryf, che ha deciso di partecipare a questa gara solo all’ultimo momento, si tratta della prima sconfitta dopo i numerosi trionfi dello scorso anno e le due vittorie del 2017 nel 70.5 Dubai e all’Ironman Sudafrica.

Foto: Daniela Ryf questa volta deve accontentarsi di un terzo posto (Getty Images).

CLASSIFICHE

Fonte: Triathlon, che passione!

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L’importanza dell’attività fisica

Serve almeno un’ora di attività fisica al giorno, come camminare di buon passo o andare in bici, per contrastare i danni causati da 8 ore giornaliere di sedentarietà, quelle comunemente trascorse al lavoro. È la conclusione a cui è giunto un nuovo studio condotto su oltre un milione di persone e pubblicato sull’autorevole rivista The Lancet.

Secondo gli autori, infatti, in questi ultimi anni ci sono stati troppo pochi progressi nella lotta contro la pandemia globale di inattività fisica. La sedentarietà è legata a un aumentato rischio di malattie cardiache, diabete e alcuni tipi di cancro ed è associato a più di 5 milioni di morti l’anno. Il gruppo di ricerca dell’Università di Cambridge e della Scuola Norvegese di Scienze dello Sport ha però valutato che chi siede per 8 ore al giorno, ma è fisicamente attivo, ha un rischio molto più basso di morte rispetto alle persone che trascorrono meno ore sedute, ma non fanno attività. Inoltre l’aumento del rischio di morte associato allo star seduti per 8 ore al giorno viene eliminato facendo almeno un’ora di attività fisica al giorno, come camminare o pedalare a ritmo sostenuto. Lo studio ha inoltre stimato che la sedentarietà costa all’economia mondiale oltre 67,5 miliardi di dollari annui in spese sanitarie e perdita di produttività, con un peso maggiore a carico dei paesi ad alto reddito. D’altronde, sottolineano i ricercatori, pur se ci sono stati progressi nello sviluppo di politiche nazionali contro la sedentarietà, troppo spesso non vengono messe in pratica: lo dimostra il 23% della popolazione adulta mondiale e l’80% degli adolescenti che nel 2015 non ha rispettato le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) di 150 minuti alla settimana di attività fisica a moderata intensità. Raccomandazioni tra l’altro più basse rispetto ai 60-75 minuti al giorno che emergono da questa analisi.
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Il triathlon, lo sport più salutare

Forse non tutti lo sanno, ma il triathlon è scientificamente ritenuto lo sport più salutare in assoluto. La conferma viene da uno studio condotto dall’Università di Vienna dove sono state messe a confronto 50 tra le discipline più diffuse  al mondo.

Ebbene, questa ricerca ha evidenziato come il triathlon è lo sport più salutare di tutti perché riesce a conciliare in modo ottimale la salute fisica e mentale con l’aspetto ecologico e sociale.

Il triathlon precede altre specialità aerobiche, come il canottaggio, il ciclismo, il jogging e il nuoto. Staccatissimi, per contro, altri sport più celebrati come il calcio o il tennis.

Il fatto poi di praticare tre discipline rende questo sport variato e più stimolante; senza dimenticare i benefici derivanti dal cross-training (allenamento incrociato) che riduce gli infortuni.

Fonte: Triathleta per passione, p. 31-32

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Uno sport che ha anticipato i tempi

Le famose appendici che vengono utilizzate nelle cronometro dai professionisti della bicicletta, sono state adottate per prime dai triathleti, e questo a partire dalla seconda metà degli anni ’80. In particolare queste prolunghe sono state impiegate da quegli atleti impegnati nell’Ironman delle Hawaii, dove notoriamente il vento soffia sempre molto forte e quindi è fondamentale avere un assetto il più possibile aerodinamico. Al triathlon si devono altri accorgimenti tecnici che oggi vengono dati per scontati, come quelli del telaio o le ruote ad alto profilo.

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